Con la mostra Untitled and Unfinished (Afghanistan), prosegue il progetto 'Viva Roma!', in cui artisti britannici vengono invitati a realizzare lavori ispirati alla citta'. E' esposto il progetto che Monk ha realizzato nel 2004 riguardo l'ultimo desiderio di Alighiero Boetti scomparso a Roma nel 1994: l'artista ha chiesto che le sue ceneri siano disperse sopra le acque dei laghi di Badir A Mir in mezzo al deserto dell'Afghanistan.
UNTITLED AND UNFINISHED (AFGHANISTAN)
Curatore: Cristiana Perrella
Assistente curatore: Maria Cristina Giusti
Con la mostra di Jonathan Monk Untitled and Unfinished (Afghanistan), il
Contemporary Arts Programme di The British School at Rome prosegue il progetto
"Viva Roma!", con il quale, dal 1999, artisti britannici vengono invitati a
realizzare lavori ispirati alla città , alla sua storia, ai suoi personaggi, alle
sue suggestioni. Con questa edizione "Viva Roma!" giunge alla sesta opera
prodotta, dopo quelle di Cerith Wyn Evans, Mark Wallinger, Yinka Shonibare,
Scanner e Sophy Rickett.
La mostra, curata da Cristiana Perrella, presenta il progetto che Jonathan Monk
(Leicester, 1969) ha realizzato nel 2004 partendo da una notizia riportata dalla
pagina finale del libro di Annemarie Sauzeau, "Alighiero Boetti -Shaman/Showan",
riguardo l'ultimo desiderio dell'artista, scomparso a Roma nel 1994:
"Alighiero Boetti ha chiesto che quanto prima le sue ceneri siano disperse sopra
le acque color lapislazzulo dei laghi di Badir A Mir. Sette laghi di origine
vulcanica, in mezzo al deserto, nell'ovest dell'Afghanistan".
Un desiderio che problemi legali e la sempre difficile situazione politica di
quel paese hanno reso fin ora impossibile realizzare, ma che unisce idealmente
Roma-dove l'artista si era trasferito dalla natia Torino e dove ora riposa
-all'amato Afghanistan- paese che a partire dagli anni Settanta Boetti aveva
visitato più volte e dove aveva dato inizio al ciclo degli "Arazzi", ricami
coloratissimi fatti realizzare da donne del posto.
Monk avrebbe voluto visitare Bandi A Mir, capire di persona il rapporto tra
Boetti e il paesaggio che amava. Sconsigliato ad intraprendere il viaggio dato
il complicato dopoguerra che l'Afghanistan sta attraversando, ha cercato allora
qualcuno che da Kabul raggiungesse i laghi e, seguendo le sue istruzioni, li
riprendesse con una cinepresa 16 mm. "Anche in questo, come in altri progetti
-scrive Luca Cerizza nel testo in catalogo- Monk non vuole arrendersi ad
accettare il corso della storia (sia quella privata che quella dell'arte) e
decide di aggiungere nuove tappe e nuovi significati ad una narrazione".
Nella mostra, dall'11 febbraio al 10 marzo, saranno presentati al pubblico due
film in 16 mm di 10 minuti ciascuno, una serie di 32 fotografie, scattate sulla
strada tra Kabul e Badi A Mir, e due stampe originali delle fotografie del One
Hotel, l'albergo aperto da Boetti a Kabul all'inizio degli anni Settanta.
Il progetto sarà documentato dal catalogo "Winged Mirror": 40 pp. a colori con
testi in italiano e in inglese di Cristiana Perrella, Luca Cerizza e una
conversazione tra Jonathan Monk e Matteo Boetti, figlio dell'artista.
Jonathan Monk, nato a Leicester, Gran Bretagna, nel 1969, vive e lavora a
Berlino. La sua prima mostra presso il Centre for Contemporary Art di Glasgow ha
inaugurato un intenso calendario di esposizioni personali e collettive. Tra
queste, attualmente in corso, una personale presso Sprüth Magers Projekte di
Monaco, mentre presso il Whitney Museum of American Art di New York è tra i
protagonista della mostra The Object in Film, Video, and Slide Installation.
Utilizzando media diversi come video, film, performance, fotografia, il lavoro
di Monk sfugge da una definitiva categorizzazione. Nei suoi interventi si coglie
forte il riferimento alla tradizione storico-artistica, soprattutto rivolto
verso l'Arte Concettuale tra gli anni Sessanta e Settanta, che egli accosta a
riferimenti autobiografici e quotidiani. Le sue opere sono entrate a far parte
di diverse collezioni permanenti come quella del Moderna Museet di Stoccolma,
della Norton Collection di Santa Monica (California), dello Statens Museum for
Kunst di Copenhagen, del Fonds régional d'art contemporain Languedoc-Roussillon
di Montpellier, e del Fonds régional d'art contemporain des Pays de la Loire di
Nantes.
Immagine: Jonathan Monk, Towards the making of Untitled and Unfinished (Afghanistan), 2004. Photo by Mustafa Sahibzada, Kabul
Inaugurazione 10 febbraio 2005, ore 18:30
La mostra è realizzata grazie al contributo di:
The Henry Moore Foundation
Si ringraziano la Galleria Sonia Rosso, Torino e Annemarie Sauzeau.
The British School at Rome
Via Gramsci 61 Roma
Orario: dal lunedì al sabato 16 - 19:30. Ingresso: libero