The British School at Rome
Roma
via Gramsci, 61
06 32649385 FAX 06 3221201
WEB
Jonathan Monk
dal 9/2/2005 al 10/3/2005
06 326493851 FAX 06 326493851
WEB
Segnalato da

Ilaria Gianoli




 
calendario eventi  :: 




9/2/2005

Jonathan Monk

The British School at Rome, Roma

Con la mostra Untitled and Unfinished (Afghanistan), prosegue il progetto 'Viva Roma!', in cui artisti britannici vengono invitati a realizzare lavori ispirati alla citta'. E' esposto il progetto che Monk ha realizzato nel 2004 riguardo l'ultimo desiderio di Alighiero Boetti scomparso a Roma nel 1994: l'artista ha chiesto che le sue ceneri siano disperse sopra le acque dei laghi di Badir A Mir in mezzo al deserto dell'Afghanistan.


comunicato stampa

UNTITLED AND UNFINISHED (AFGHANISTAN)

Curatore: Cristiana Perrella
Assistente curatore: Maria Cristina Giusti

Con la mostra di Jonathan Monk Untitled and Unfinished (Afghanistan), il Contemporary Arts Programme di The British School at Rome prosegue il progetto "Viva Roma!", con il quale, dal 1999, artisti britannici vengono invitati a realizzare lavori ispirati alla città, alla sua storia, ai suoi personaggi, alle sue suggestioni. Con questa edizione "Viva Roma!" giunge alla sesta opera prodotta, dopo quelle di Cerith Wyn Evans, Mark Wallinger, Yinka Shonibare, Scanner e Sophy Rickett.

La mostra, curata da Cristiana Perrella, presenta il progetto che Jonathan Monk (Leicester, 1969) ha realizzato nel 2004 partendo da una notizia riportata dalla pagina finale del libro di Annemarie Sauzeau, "Alighiero Boetti -Shaman/Showan", riguardo l'ultimo desiderio dell'artista, scomparso a Roma nel 1994:
"Alighiero Boetti ha chiesto che quanto prima le sue ceneri siano disperse sopra le acque color lapislazzulo dei laghi di Badir A Mir. Sette laghi di origine vulcanica, in mezzo al deserto, nell'ovest dell'Afghanistan".

Un desiderio che problemi legali e la sempre difficile situazione politica di quel paese hanno reso fin ora impossibile realizzare, ma che unisce idealmente Roma-dove l'artista si era trasferito dalla natia Torino e dove ora riposa -all'amato Afghanistan- paese che a partire dagli anni Settanta Boetti aveva visitato più volte e dove aveva dato inizio al ciclo degli "Arazzi", ricami coloratissimi fatti realizzare da donne del posto.

Monk avrebbe voluto visitare Bandi A Mir, capire di persona il rapporto tra Boetti e il paesaggio che amava. Sconsigliato ad intraprendere il viaggio dato il complicato dopoguerra che l'Afghanistan sta attraversando, ha cercato allora qualcuno che da Kabul raggiungesse i laghi e, seguendo le sue istruzioni, li riprendesse con una cinepresa 16 mm. "Anche in questo, come in altri progetti -scrive Luca Cerizza nel testo in catalogo- Monk non vuole arrendersi ad accettare il corso della storia (sia quella privata che quella dell'arte) e decide di aggiungere nuove tappe e nuovi significati ad una narrazione".

Nella mostra, dall'11 febbraio al 10 marzo, saranno presentati al pubblico due film in 16 mm di 10 minuti ciascuno, una serie di 32 fotografie, scattate sulla strada tra Kabul e Badi A Mir, e due stampe originali delle fotografie del One Hotel, l'albergo aperto da Boetti a Kabul all'inizio degli anni Settanta.

Il progetto sarà documentato dal catalogo "Winged Mirror": 40 pp. a colori con testi in italiano e in inglese di Cristiana Perrella, Luca Cerizza e una conversazione tra Jonathan Monk e Matteo Boetti, figlio dell'artista.

Jonathan Monk, nato a Leicester, Gran Bretagna, nel 1969, vive e lavora a Berlino. La sua prima mostra presso il Centre for Contemporary Art di Glasgow ha inaugurato un intenso calendario di esposizioni personali e collettive. Tra queste, attualmente in corso, una personale presso Sprüth Magers Projekte di Monaco, mentre presso il Whitney Museum of American Art di New York è tra i protagonista della mostra The Object in Film, Video, and Slide Installation.
Utilizzando media diversi come video, film, performance, fotografia, il lavoro di Monk sfugge da una definitiva categorizzazione. Nei suoi interventi si coglie forte il riferimento alla tradizione storico-artistica, soprattutto rivolto verso l'Arte Concettuale tra gli anni Sessanta e Settanta, che egli accosta a riferimenti autobiografici e quotidiani. Le sue opere sono entrate a far parte di diverse collezioni permanenti come quella del Moderna Museet di Stoccolma, della Norton Collection di Santa Monica (California), dello Statens Museum for Kunst di Copenhagen, del Fonds régional d'art contemporain Languedoc-Roussillon di Montpellier, e del Fonds régional d'art contemporain des Pays de la Loire di Nantes.

Immagine: Jonathan Monk, Towards the making of Untitled and Unfinished (Afghanistan), 2004. Photo by Mustafa Sahibzada, Kabul

Inaugurazione 10 febbraio 2005, ore 18:30

La mostra è realizzata grazie al contributo di: The Henry Moore Foundation

Si ringraziano la Galleria Sonia Rosso, Torino e Annemarie Sauzeau.

The British School at Rome
Via Gramsci 61 Roma
Orario: dal lunedì al sabato 16 - 19:30. Ingresso: libero

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