FYR arte contemporanea
Firenze
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Penser Mediter Reflechir
dal 4/2/2005 al 24/2/2005
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Segnalato da

Rosanna Ossola



 
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4/2/2005

Penser Mediter Reflechir

FYR arte contemporanea, Firenze

Jean-Pierre Bertozzi e Myriam Cappelletti. Una doppia personale in cui due artisti di diversa provenienza e formazione sono accomunati da un processo creativo in cui pensiero e sensibilita' seguono un operare metodico, in cui l'opera prende corpo e forma dalla ricchezza della materia e dalla riflessione che la sostiene.


comunicato stampa

JEAN-PIERRE BERTOZZI e MYRIAM CAPPELLETTI

Una doppia personale in cui due artisti di diversa provenienza e diversa formazione si ritrovano accomunati da un processo creativo in cui pensiero e sensibilità si esplicano attraverso un operare metodico, in cui l’opera prende corpo e forma dalla ricchezza della materia e dalla solidità della riflessione che la sostiene.

Jean-Pierre Bertozzi è un artista parigino che già si era presentato al pubblico fiorentino in una precedente mostra con gli artisti francesi del gruppo “Sans titre”. Le sue opere avevano impressionato per la consistenza e la magnetica profondità attrattiva con cui riesce a tradurre in materia il sentire delle sue emozioni. Scrive di lui l’artista fiorentino Romano Morando:
“La pittura di Jean-Pierre Bertozzi è pittura d’immagini emergenti da un fondale di molteplici esperienze, che riassumono in una forma il senso profondo del suo “vissuto”...
E’ un’opera colta e sensibile, quella dell’artista francese, che si alimenta di un sapere di tipica temperie esistenziale, fatta di allusioni, assonanze, di citazioni, che danno forma ad un linguaggio di pura emozione visiva.

Myriam Cappelletti vive e lavora a Prato, ma nella sua opera si percepisce la matrice della pittura umbra, sua terra natale. E’ una pittura ricca di materia, di meditazioni espresse per simboli e per colori caparbiamente ricercati. Molta padronanza tecnica riassunta in eleganza compositiva con rimandi tra passato e presente. Riprendendo le parole di Gregorio Scalise si può dire che “…il suo è un diario aperto e dell’aperto, bisogna scolorare ed esserci, “indeterminare” e formare, suggerire un colore transitorio, “spinare” una realtà arcaica e renderla flessibile al nostro sguardo. Fusione di figurazione e simbolo…”

Opere quindi di linguaggio informale, da vedere, guardare e osservare con assoluta attenzione perché nascono dall’azione spesso infrequente del “penser, mediter, réflechir” come suggerisce Bertozzi nel dare il titolo alla mostra.

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