Claudio Ballestracci
Paola Campidelli
Silvano D'Ambrosio
Giovanni Fabbri
Dacia Manzoli
Daniele Masini
Stefano Mercatali
Massimo Modula
Stefano Mazzotti
Felice Nittolo
Luca Piovaccari
Massimo Pulini
Guerrino Siroli
Monica Spada
Marisa Zattini
Claudio Ballestracci, Paola Campidelli, Silvano D'Ambrosio, Giovanni Fabbri, Dacia Manzoli, Daniele Masini, Stefano Mercatali, Massimo Modula, Stefano Mazzotti, Felice Nittolo, Luca Piovaccari, Massimo Pulini, Guerrino Siroli e Monica Spada attraverso stili differenti si uniscono in una riflessione comune, che vuole essere rappresentazione dello smarrimento, del terrificante e dell'abberrante della Shoah.
Shoah
Sabato 12 Febbraio 2005, alle ore 17, nella Sala Rubicone dei Magazzini del Sale di Cervia, si inaugura la mostra IL RITRATTO DELLA MEMORIA - SHOAH, dedicata al tema del genocidio degli ebrei e all'importanza di rinnovare la memoria di ciò che è stato.
"L'oblio porta all'esilio, mentre nella memoria è il segreto della redenzione", recita l'epigrafe all'ingresso del Museo della Shoah di Gerusalemme. Nasce così l'idea di questa mostra - curata da Marisa Zattini - che vede protagonisti quattordici artisti: Claudio Ballestracci, Paola Campidelli, Silvano D'Ambrosio, Giovanni Fabbri, Dacia Manzoli, Daniele Masini, Stefano Mercatali, Massimo Modula, Stefano Mazzotti, Felice Nittolo, Luca Piovaccari, Massimo Pulini, Guerrino Siroli e Monica Spada, i quali, attraverso stili differenti, si uniscono in una riflessione comune, che vuole essere rappresentazione dello smarrimento, del terrificante e dell'abberrante della Shoah.
Il terrifico è ciò che emerge dall'opera di Daniele Masini, attraverso mostri risorti da quell'oscurità della psiche, nella quale ogni orrore perpetrato dall'uomo nella sua storia, ha lasciato inevitabilmente un segno indelebile. Un'immaginazione visionaria, che sembra tuttavia annunciare la promessa di una rinascita dell'uomo dalle macerie del proprio passato. Nelle opere di Monica Spada la fascinazione delle cose ridisegna l'incertezza della condizione di essere vivi. La confusione è il segno della condizione dell'esistenza e diventa qui il segno estetico del silenzio, della morte, della perdita della propria identità . La speranza del sorgere di un nuovo giorno emerge invece in Felice Nittolo, nel grande disco sacrale, dove mille vite, come punte di sangue solidificato, conficcato nella terra, porteranno alla vita, dopo la morte. La figura di Uomo/Cristo, immagine-icona di questa mostra, presentata da Massimo Pulini, è simbolo della sofferenza che porta alla redenzione degli uomini, e l'intensificazione delle immagini raggiunge l'apice nella grande tela di Paola Campidelli, dove la morte nel buio della notte oggettivizza un'accumulazione di corpi lacerati che hanno raggiunto il termine estremo della vita. Luca Piovaccari si esprime con due opere, sceglie un'iconografia architettonica per amplificare il vuoto, il buio che diventa privazione della vita, e un Volto, una percezione femminile di una sorta di post-vita, che è sentimento di un mutamento non voluto ma subìto. Nella sagoma di un uomo che guarda l'orizzonte segnato da un volo di uccelli si materializza lo spirito degli uomini, secondo la visione di Massimo Modula. La follia lascia il campo al tempo dello spirito nelle opere di Stefano Mercatali, testimonianza di smarrimento, di tessuto nebulizzato, di sospensioni materiche, dove c'è già aria di redenzione. L'innesto luminoso esorcizza il terrificante ed il tragico è soppiantato dal sacro. Per Claudio Ballestracci la memoria ha il volto di tante piccole fiammelle blu, che fuoriescono da totem ricoperti da fredde piastrelle bianche. Dacia Manzoli ci esibisce invece una installazione, Luz, composta da 155 ossicini cavi in vetro soffiato, "[...] anatomia trasparente e diafana di una remota storia ebraica" e l'opera Infiorescente (2004), ritratto di luoghi indagati dallo sguardo. Nella tela di Silvano D'Ambrosio è il furore di un grande fuoco a dominare la scena, un'esplosione, un'eruzione resa magistralmente da una pittura densa e carnosa. Quest'opera sembra richiamare alla memoria il concetto di "Olocausto", inteso come sacrificio che, nella storia delle religioni, designava la vittima sacrificale che veniva bruciata. Le due opere di Stefano Mazzotti ci impongono una pausa. Lo sguardo passa dalle fredde e levigate tessere d'acciaio ai vibrati inserti notturni fino a giungere al cuore della composizione, alla minuscola immagine restituita con tessere di mosaico dorate. In Guerrino Siroli invece c'è una identificazione delle origini, del preesistente e del profondo. Del ricordo che è morte e dissolvimento. Sono tagli di lame che si impongono al riguardante i monocromi delle sue tele. Sono opere di un lirismo luttuoso che riaccendono la memoria. I ritratti di Giovanni Fabbri, infine, esprimono l'urlo di terrore, la disperazione che trasfigura i volti invadendo tutto il campo visivo della tela. Le pennellate sono segno di una gestualità che diventa un vortice percettivo che è scardinamento totale. In questa occasione quindi l'arte si conferma un "medium" nel leggere la storia, la società , una lente d'ingrandimento sull'inimmaginabile che riflette gli interrogativi di fondo della Shoah: come e perché un popolo abbia programmato e messo in atto lo sterminio di un altro popolo. Ecco perché oggi è ancora importante ricordare, confrontarsi con il nostro passato recente che l'arte può ancora indagare emotivamente.
In occasione dell'inaugurazione Massimo Modula presenterà brani musicali, da lui composti ed eseguiti alla chitarra classica, legati al tema del "viaggio", vissuto come evasione ma anche memoria necessaria per l'uomo per trovare un modo di proseguire nella vita. La mostra, documentata dal primo numero del 2005 della rivista trimestrale di Arte e Letteratura Graphie, interamente dedicato al tema della Shoah, resterà aperta al pubblico fino a domenica 27 febbraio.
In collaborazione con Graphie, rivista trimestrale di Arte e Letteratura.
Immagine: Massimo Pulini - Doloris locus - 1993 - olio su radiografie - 160x110 cm.
Inaugurazione: Sabato 12 febbraio, ore 17.00
Curatore: Marisa Zattini
Catalogo: Graphie, anno VII n. 1, febbraio 2005
IL VICOLO [Editore]
Organizzazione: IL VICOLO - Sezione Arte
Via Carbonari, 16 - 47023 Cesena (FC) Tel. 0547 21386 Fax 0547 27479
http://www.ilvicolo.com
Promozione: COMUNE DI CERVIA - Assessorato alla Cultura_
Tel. 0544 979253 - APT Tel. 0544 993435
Cervia - Sala Rubicone - Magazzini del Sale
Ingresso: gratuito
Orario: 16.00 - 18.00 dal martedì al venerdì
10.00 - 12.00 / 15.00 - 18.00 sabato e domenica
per altri orari solo su prenotazione