Paolo Bertocchi sostiene che i due momenti della vita privata e di quella sociale se non sono partecipati possono creare schizofrenia. L'unica risposta possibile e' quella di vivere entrambi gli spazi: quello caotico, colorato e rumoroso dell'aula scolastica e quello intimo e silenzioso della propria interiorita', che sfocia in una installazione tutta bianca.
PAOLO BERTOCCHI
a cura di Maura Pozzati
Perché bisogna andare a scuola? Platone diceva che era
bello imparare. Dewey sosteneva che senza scuola non
c ’è democrazia.
Paolo Bertocchi la pensa diversamente
e alla domanda del perché si deve andare a scuola
offre una risposta radicale,che insinua il sospetto che
la scuola non sia solo il luogo dove si trasmettono i
saperi. Inaspettatamente i banchi di scuola diventano il
luogo dove si produce il disinteresse,e di conseguenza
la non educazione della mente,che si porta dietro la
violenza,la sopra ffazione del più forte sul più debole,
l ’intolleranza. La cattedra della maestra diventa nei
ricordi di Paolo Bertocchi il luogo da dove parte il sapere
strutturato che non corrisponde all ’interrogazione e
alla curiosità del bambino o ragazzo,che per sua natura
evita il dogmatismo e le risposte precostituite. Da una
parte la certezza degli adulti e dall ’altra l ’interrogazione
continua dei bambini. Da una parte i divieti e le regole
e dall ’altra il desiderio di infrangerli.Ecco allora che
sotto i banchi di scuola il bambino si pone domande
sull ’identità ,sulla sessualità ,sulla giustizia,e decide
di darsi delle risposte da solo.Sopra i banchi invece
fa quello che “si deve â€,si lascia “istruire â€,fingendo di
ascoltare e di capire le parole che sente.
La cattedra, i banchi, la lavagna, gli attaccapanni
costituiscono la normalità della vita di tutti i giorni: la
registrazione sonora delle voci dei bambini e dei rumori
che si producono a scuola sottolineano l ’aspetto sociale
e omologante dell ’istituzione scolastica.Ma sotto il
banco esplode silenziosamente il privato,con i suoi
dubbi e i conflitti più violenti,con i giornalini porno,
le sigarette,l ’alcool e gli attrezzi per aprire i lucchetti,
dove l ’unica regola che esiste è quella del più forte.
Paolo Bertocchi non denuncia né colpevolizza,ma non
evade le domande.Molto realisticamente ci racconta
che si può stare dentro e fuori contemporaneamente,e
che i due momenti della vita privata e della vita sociale,
se non sono partecipati veramente,possono creare
schizofrenia.Il rischio è alto …
L ’unica risposta possibile è quella di vivere entrambi
gli spazi,quello caotico,colorato e rumoroso dell ’aula
scolastica e quello intimo e silenzioso della propria
interiorità ,che sfocia in una installazione tutta bianca.
La “stanza degli stucchi â€Ã¨ lo spazio del rifugio,il
nascondiglio che salva dal caos della vita quotidiana,
dove si respira un ’aria tersa.La stanza è come una porta
per un altro mondo,dove il tempo si ferma e lo spazio
si contrae,producendo una sensazione di silenzio che
addormenta le tensioni e addolcisce le paure.Una stanza
senza i rumori e i simboli dell ’ambiente scolastico,così
carico di brutti ricordi,che non è certamente il paradiso
ma semplicemente il luogo del privato.
Ancora una volta Paolo Bertocchi non risolve
paci ficamente il con flitto tra esterno e interno,tra
pubblico e privato ma,utilizzando la memoria del
proprio vissuto,costruisce due piani di lettura del suo
lavoro e della sua esperienza,due ambienti separati
fisicamente ma che stanno in relazione tra loro,
parlandosi …e stando in silenzio.
Maura Pozzati
INAUGURAZIONE:SABATO 19 FEBBRAIO h.18.00
Corraini Arte Contemporanea
Via Ippolito Nievo,7/a
46100 Mantova
ORARI:10 -12,30 15,30 -19,30
CHIUSURE:FESTIVI E LUNEDI ’ MATTINA