La sola prova possibile dell'esistenza dell'acqua e la piu' intimamente vera e' la sete. Una mostra personale e un'indagine sul fare scultura, sulla relazione con lo spazio, sulla necessita' di contenerla in un corpo o sulla possibilita' di affidarne l'esistenza al racconto. A dare il titolo alla mostra e' un lavoro non esposto, un'opera che esiste adesso solo in forma di narrazione
Inaugura sabato 26 febbraio la personale di Marco Magni La sola prova possibile
dell'esistenza dell'acqua e la più intimamente vera è la sete, un'indagine sul
fare scultura, sulla relazione con lo spazio, sulla necessità di contenerla in
un corpo o sulla possibilità di affidarne l'esistenza al racconto.
A dare il titolo alla mostra è un lavoro non esposto, La sola prova possibile
dell'esistenza dell'acqua e la più intimamente vera è la sete: un'opera che
qualcuno ha visto e di cui qualcuno parla, un'opera che esiste adesso solo nella
forma della narrazione, nel video Una scultura parlata che ricostruisce l'opera
"per sentito dire". Marco Magni ha invitato cinque persone di culture,
nazionalità e lingue differenti - un'italiana, una tedesca, un inglese, un
coreano, una giapponese - a vedere e a "raccontare" davanti ad una telecamera la
scultura La sola prova possibile dell'esistenza dell'acqua e la più intimamente
vera è la sete. Un attore ha interpretato questi personaggi definendo una sorta
di ritratto collettivo in 5 tempi, o atti, che restituisce l'opera stessa. La
narrazione diventa essa stessa opera. Il video è anche una occasione per
riflettere sul valore e l'efficacia della documentazione in relazione all'opera
d'arte.
Site-specific gli altri due lavori in mostra. Auto-ritratto è un intervento
sulla vetrina della galleria che, con un grande vetro riflettente traforato in
più punti, la trasforma in una mappa astrale. La costellazione riprodotta è
quella della stella che Marco Magni ha comprato e ribattezzato con il nome del
gallerista. La mappa è contemporaneamente una sorta di "ritratto" del
gallerista, e "auto-ritratto" della costellazione che si riflette sulla
superficie specchiante esterna.
L'installazione Coro è composta da 7 ventilatori collocati su basamenti tortili.
Sulle pale di questi sono traforate strane combinazioni di parole: cantata per
lei, pala recitante, teatrali pance, alla centripeta, platea incerta, entra
capitale, per tale natica tutti anagrammi del nome della galleria PLACENTIA
ARTE. Parole ingerite, fagocitate e ri-gettate ai quattro venti da questi
"ventil-convertitori" che frullano e rimescolano un impasto di lettere per
formare nuove parole, da ascoltare in un brusio indefinito, una sorta di aria
d'ascolto.
Inaugurazione sabato 26 febbraio ore 18.00
Placentia Arte, via Scalabrini 116 - Piacenza
apertura: dalle 16.00 alle 19.00 escluso festivi e lunedì