La forma incontra il colore. Protagonisti sono lo scultore Pietro Scampini e 5 pittrici africane dell'etnia Ndebele: Scampini realizza sculture in legno geometriche e squadrate, di diverse dimensioni e le artiste le ricoprono con i colori accesi tipici della loro tradizione visiva.
La forma incontra il colore
Due continenti in sintonia attraverso opere a quattro, sei, otto mani realizzate da Pietro Scampini e dalle donne della tribù sudafricana degli Ndebele.
Il Nord e il Sud del mondo si incontrano artisticamente a Milano, attraverso una inedita e particolare mostra di sculture policrome intitolata Pietro Scampini+Ndebele. La forma incontra il colore, alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese dal 4 marzo al 30 aprile 2005.
La mostra, voluta dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e dalla Presidenza del consiglio della Regione Lombardia, è composta da circa 70 opere, e costituisce uno straordinario esempio di cooperazione fra paesi diversi come l'Italia e il Sud Africa.
Protagonisti sono lo scultore Pietro Scampini e cinque pittrici africane dell'etnia Ndebele, che insieme danno vita a una suggestiva e caratteristica produzione: Scampini realizza sculture in legno geometriche e squadrate, di diverse dimensioni, e le artiste le ricoprono con i colori accesi tipici della loro cultura e tradizione visiva. Il risultato è emozionante: i colori, gialli, rossi, azzurri verdi e arancioni, vengono stesi sulle sculture e accostati fra loro secondo il gusto e lo stato d'animo dell'artista, formando composizioni geometriche. Proprio i colori violenti e incisivi costituiscono l'elemento distintivo delle tribù Ndebele: nella loro terra sono abituate a dipingere i vestiti, i gioielli, e in particolare i muri delle abitazioni, il cui impatto visivo è singolare e coinvolgente a tutto tondo.
Marco Meneguzzo, autore di un testo in catalogo commenta: " quello che ci stupisce è che un artista parta dalle prealpi Varesine, dove vive e lavora, per andare laggiù, contattare qualcuno, fare in modo che alcune di queste donne vengano in Italia, per provare – soltanto per provare, perché l’esperimento poteva anche risolversi in un disastro... – a mettere insieme quella cultura con una cultura completamente diversa, quella dell’astrazione plastica occidentale, che è la matrice da cui parte in questo caso Scampini. Da un lato, cioè, ci pare naturale conoscere quel che avviene nell’altro emisfero (attraverso un libro, un documentario...), dall’altro ci appare assolutamente straordinario che qualcuno decida davvero di "contaminare" e di "contaminarsi" direttamente con quelle esperienze, mettendosi in gioco, pagando di persona (e questo, anche fuor di metafora...). Anche questa è la fisicità dell’arte: è qualcosa che coinvolge tutti i sensi e tutti i sentimenti, e non soltanto la vista, il più asettico e distaccato dei cinque sensi".
Pietro Scampini è scultore da sempre attratto dall'arte tribale: nell’atelier di Castronno (Varese) si trovano i suoi lavori: maschere, totem, talismani, creati in oltre 25 anni di attività .
Proprio durante un suo viaggio in Sud Africa è nata l'idea di realizzare questo sodalizio artistico. "Durante i miei numerosi viaggi -commenta Scampini- sono rimasto colpito dai colori utilizzati dalle donne delle popolazioni Ndebele per dipingere i muri delle proprie case, che si contraddistinguono per le tinte forti. Questa forma d'arte a ‘più mani’ mi è piaciuta e ho deciso di iniziare una nuova esperienza creativa. Ho dunque invitato e ospitato nel mio atelier diverse artiste, tra cui Sarah, Betty, Matria, Lety e Gwezy". Dall’incontro è nato il nucleo della mostra che verrà presentata in anteprima a Milano.
Sergio De Carli, autore di un testo in catalogo, spiega come questo tipo di pittura sia importante per la cultura Ndebele "nelle popolazioni Bantu, delle quali gli Ndebele sono una espressione, è molto diffuso il culto degli avi. Una persona esiste perché e in quanto è radicata in una storia fatta di persone che la precede e dalla quale è come spinta a continuare la vita. Gli antenati sono quindi la ‘premessa di senso’ a partire dalla quale ogni uomo e ogni donna edifica la propria esistenza come percorso nel tempo: gli antenati appaiono dunque, al tempo stesso, come le forze che tutelano la famiglia, che assicurano vita, fecondità e prosperità ai suoi membri, e come custodi delle tradizioni familiari, in quanto difensori della sua ortodossia e in quanto giudici degli atti individuali e collettivi compiuti in osservanza o in trasgressione di queste stesse leggi. Dipingere e ri-dipingere la casa – che per noi occidentali potrebbe essere interpretato come segno di inconsistenza e precarietà o, al limite, come semplice intervento di natura igenica – è per le popolazioni africane segno di vitalità radicata costantemente nel recupero della tradizione, al cui interno ogni essere vivente ritrova le categorie che danno senso al vivere. […] La pittura murale, per gli Ndebele è quasi una bandiera da sventolare nei venti della storia per riconoscersi e mantenere appunto l’unità di popolo. Uno stendardo per riconoscersi e per essere riconosciuti".
In occasione di questo evento, e per sottolineare l'importanza di una collaborazione fra culture diverse, nel novembre 2004 è giunto nel nostro Paese il vicepresidente della Repubblica Sudafricana Jacob Zuma. Lo hanno accompagnato l'ambasciatore a Roma Lenin Shope, il console sudafricano Alwyn Figgins, i rappresentanti della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e il Presidente del Consiglio della Regione Lombardia. Durante la visita alle artiste intente a lavorare nell'atelier di Scampini, Zuma ha commentato "Le sculture mi piacciono moltissimo e penso che l'arte possa essere un mezzo per avvicinare i popoli".
Il progetto di gemellaggio fra Sud Africa e Italia culminerà a breve con l'iniziativa "Il Nord incontra il Sud", un incontro in Africa durante il quale la Regione Lombardia donerà al Presidente sudafricano Mbecki una scultura monumentale realizzata da Scampini e dalle donne Ndebele.
La mostra è correlata da un catalogo edito da Fondazione Gruppo Credito Valtellinese con testi di Sergio De Carli e Marco Meneguzzo.
Anteprima stampa giovedì 3 marzo dalle ore 11 alle 14
Inaugurazione giovedì 3 marzo ore 18
Ufficio stampa
Irma Bianchi Comunicazione
Tel. +39.02.89400732 +39.02.89404694 Fax +39.02.8356467
Via Arena 16/1 – 20123 Milano
Sede: Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Milano, c.so Magenta 59
Orario: 10.00 – 19.00 da lunedì a sabato. Chiuso domenica e festivi
Ingresso Libero