Danza, lotta, battaglia nella pittura di Leone Contini Bonacossi, la tela e' attraversata da successioni simboliche e ritmiche. Nei lavori di Maria Pecchioli la scansione degli eventi e' annunciata per istantanee, singole ma in sequenza ritmata.
Doppia personale di Leone Contini Bonacossi e Maria Pecchioli
Dover necessariamente collocare, predisporre, attribuire connotazioni spazio-temporali.
Perché la storia ha un suo senso.
Perché gli eventi seguono un loro percorso.
Un prima e un poi.
Un inizio e una fine.
Ante e post.
E così, all’infinito.
Lasciamo che una volta sia il non-temporale-volutamente-sensato a condurre gli eventi.
E la pittura decida che la storia può essere universale così come assolutamente impercettibile.
Due artisti, due storie, due tempi.
Una mostra che racconta che l’attimo può essere ora e condensato in un contemporaneo dopo.
Insieme.
Il supporto temporale che acquista valore di archetipo, ricordo, memoria. Un continuum che non sembra avere altra forma se non quella della circolarità , del suo fluire ininterrotto. Sempre osservato attraverso gli occhi della pittura: ora interpretata come trasmissione dall’antico valore culturale, come quella di un popolo, ora come istante di vita, gesto di un quotidiano elevato a rito, evento.
I locali espostivi di BZF Vallecchi ospitano da martedì 8 marzo 2005 le tele di Leone Contini Bonacossi (Firenze, 1976) e Maria Pecchioli (Firenze, 1977), in una bipersonale dal titolo DIAKRONOS, a cura di Marta Casati, che raccoglie circa venti dipinti di grandi e medie dimensioni, realizzati a olio su tela.
“Leone Contini Bonacossi si concede a una preziosità pittorica priva di superflui ingombri: la tela è attraversata da successioni simboliche, ritmiche, che vanno a fondersi in un corpo unico, composto dalle singole unità . Per Contini la pittura diventa strumento per una narrazione antica, che trova le sue origini nelle origini delle prime espressioni artistiche. Danza, lotta, battaglia: il suo simbolismo non richiede una interpretazione necessaria, esige al contrario una non-decodificazione. E’ lo spettatore a fondere le componenti agite, a trovare quello che è il filo della narrazione, lo scheletro del racconto. Un passato che non si stanca di emergere, anzi: acquista validità nell’atto stesso di volersi presentare ancora. Perché è macrostoria. La storia nei secoli dei secoli, un popolo tra i popoli, in un tempo tra i tempi.â€
“Nella pittura di Maria Pecchioli la scansione degli eventi è annunciata per istantanee, singole ma in sequenza ritmata. Ricordi visualizzati in frammentazioni pittoriche, pensieri che prendono forma di accadimento. La storia è lì, densa e rappresa nel suo volerci essere. Ora, nel presente. Gli attori della scena non temono di essere dimenticati, non sarebbe possibile. Pecchioli attinge a quelli che sono sguardi, commistione di istanti. Attorciglia, dischiude, controlla. Per poi slegare, lasciare che l’opera si sveli da sola, perché la griglia architettonica è accennata quanto basta. E la materia non si trova a dover necessariamente a seguire un copione imposto. Pur essendo una gestualità precisa, quella e solo quella, mai a caso. Perché è una microstoria: dettagli di dettagli.â€
A cura di Marta Casati
Inaugurazione: martedì 8 marzo 2005, ore 18.30
BZF Vallecchi
Via Panicale 61r
Firenze
Orario: dal martedì alla domenica, ore 16-20