Guglielmo Aschieri
Tania Bruguera
Michelangelo Consani
Sejla Kameric
Venera Kastrati
Timur Makarevic
Amer Mrzljak
Libera Mazzoleni
Cecilia Parsberg
William Pope.L
Arend Roelink
Adi Sarajlic
Sasa Kaljanac
Jean Toche
Vered Zaykovsky
Jasmila Zbanic
Xu Zhen
Manuela Gandini
Video, installazioni, fotografie di artisti da varie parti del mondo. Le loro immagini, assemblate e centrifugate, non sono cronaca, non si fermano alla retina o alla superficie dello schermo. Non creano assuefazione all'orrore, ma sono una testimonianza, a meta' tra il videoclip e il documentario. A cura di Manuela Gandini
Video  Installazioni - Fotografie
di
Guglielmo Aschieri Emilio - Tania Bruguera - Michelangelo Consani - Sejla Kameric - Venera Kastrati - Timur Makarevic & Amer Mrzljak - Libera Mazzoleni  Cecilia Parsberg - William Pope.L - Arend Roelink - Adi Sarajlic & Sasa Kaljanac - Jean Toche - Vered Zaykovsky - Jasmila Zbanic - Xu Zhen.
A cura di Manuela Gandini
"Di cosa hai paura?" - chiede Jasmila Zbanic (Bosnia) ai bambini di una
scuola elementare di Sarajevo, nel video 'After After' (1997) - "della
strega" risponde uno, "ho visto morire mio zio", risponde un altro, "ho
visto la tomba di mia mamma e di mio papà : lei è morta in casa per una
granata, lui al fronte di Borije"...
PAURA è il titolo della mostra curata da Manuela Gandini, che si inaugura
Mercoledì, 16 Marzo alle h. 19.00 ad Artandgallery, in via Arese 5, e
coinvolge artisti di varie parti del mondo su un sentimento intimo, biblico,
mediatico. Il generale Ratko Mladic e il generale Radovan Karadzic
guardano la mostra dall'alto come dalla collina. Nell'opera di Sejla Kameric
(Bosnia), i loro volti riprodotti sui manifesti non riportano la scritta
wanted: ricercati, ma warrant: autorizzati. I due criminali di guerra, a
dieci anni dalla fine dell'offensiva serba, camminano liberamente per
strada. Le immagini di Sarajevo, nel video di Timur Makarevic & Amer
Mrzljak (Bosnia), sono sfocate. Tra le case bombardate del quartiere
Dobrinja un cane nero abbaia, il suono si sdoppia, un bambino piange. Il
cane  in questa favola spaventosamente vera - diventa un lupo e il bambino
un agnello. Cecilia Parlsberg (Svezia), in uno dei suoi viaggi alla ricerca
di una realtà non mediata, ha chiesto a dei bambini, figli di coloni
israeliani residenti lungo la striscia di Gaza, di disegnare cosa vedessero
al di là del muro attraverso un buco. Nel loro immaginario, anziché kamikaze
e disperazione, c'era il paradiso. Realtà o terrore inconscio?
Il black artist americano William Pope.L realizza, per Paura, una
performance, intitolata Black bag piece a Lewiston nel Maine. Abbandona
sulla strada un'enorme valigia nera fuori dimensione contenente una persona.
L'unico testimone è l'occhio della videocamera. Ciò che si genera attorno
all'oggetto è un sentimento di panico. Il performer, dai tratti somatici non
wasp, è esso stesso in pericolo nel vulnerabile clima americano di sospetto.
Come un eremita, nella sua cucina o in soggiorno o a culo nudo, Jean Toche
(Usa) usa l'autoscatto per produrre ossessivamente cartoline, che spedisce
agli amici, con commenti caustici sulla politica Usa e sulla falsificazione
dei media. La sua individuale ricerca di lucidità arriva ogni mattina nella
cassetta delle lettere.
Se Eight people, sono otto soldati a grandezza naturale, realizzati da Xu
Zhen (Cina), accovacciati uno accanto all'altro in preda al panico, gli
strumenti di tortura, realizzati da Tania Bruguera (Cuba), sono oggetti
antichi come l'uomo e contemporanei come Abu Ghraib. E l'uso del terrore,
nella politica delle democrazie, è oggetto delle installazioni di Arend
Roelink (Olanda) che analizza modalità militari economiche industriali di
colonizzazione. Guglielmo Aschieri Emilio ritrae, all'opposto, l'emorragia
dei clandestini verso Occidente, sostituendo alla "Zattera della Medusa" di
Theodore Géricault, un gommone zeppo di clandestini.
Ma la paura è affrontata anche come micro-catastrofe individuale: bitch,
alone, heaven sono parole tatuate dentro le labbra di giovani berlinesi,
fotografati da Michelangelo Consani. Disagio, impotenza, panico ai limiti
dell'autismo collettivo. La parola 'ingoiata' è paura, paura del mondo.
Anche nel video di Venera Kastrati (Albania) si percepisce una disperata
fatica a crescere, il timore di trasformare l'infanzia in una coriacea
divisa militare.
Un muro divide due gruppi di immagini spaventose nell'installazione di Vered
Zaykovsky (Israele), intitolata "D-Visione". Le foto sono diverse ma
simmetriche: di qua Israele, di là Palestina. Le une non vedono le altre, le
une non conoscono le altre, il cemento cade, gli autobus saltano, le persone
muoiono. La paura dell'altro è nel sangue, nella non conoscenza, nel buio
pesto della ragione e sfocia in una violenza senza limite in Medioriente
come ovunque.
Un muro di stoffa multicolore, costruito da Libera Mazzoleni, ricorda, come
un insieme di lapidi morbide e quadrate, le date e i luoghi di tragedie
collettive e individuali: Bhopal, Beslan, Piazza Fontana, Rhumas
Sarajevo chiude la mostra con "Streets of fire" (1997), un film di Adi
Sarajlic & Sasa Kaljanac. Le loro immagini, assemblate e centrifugate, non
sono cronaca, non si fermano alla retina o alla superficie dello schermo.
Non creano assuefazione all'orrore, ma sono una testimonianza, a metà tra
il videoclip e il documentario, che immortala la storia nell'anima.
Inaugurazione: Mercoledì 16 Marzo 2005, h. 19.00 Â23.00
Artandgallery, via Arese 5, Milano, tel.02.6071991
Orario: Tutti i giorni 15.00-21.00