Les couchers de soleil. Le rappresentazioni dei tramonti si distribuiscono attraverso tutti i periodi di lavoro dell’artista, che ha realizzato una quarantina di opere su questo soggetto. Questa concentrazione su un tema tanto specifico mostra con quanta coerenza l'artista abbia lottato nella ricerca delle origini della forma elementare.
Les couchers de soleil
Félix Vallotton e Ferdinand Hodler sono gli artisti svizzeri più innovativi della loro generazione e partecipano, a partire dal 1890, alle esperienze delle avanguardie. Non operano, però, nel campo dell’astrazione, ma lavorano ad una nuova formulazione del realismo, sia dal punto di vista della forma che del contenuto. Tanto Hodler che Vallotton creano negli anni ’90 opere fondamentali in rapporto al movimento simbolista, nelle quali essi piegano la natura ai loro specifici obiettivi. Nelle xilografie in particolare, Vallotton realizza una concetrazione radicali dei mezzi d’espressione: la sua tecnica degli aplats, assieme alla stilizzazione delle figure di Hodler, diventa un modello per il movimento internazionale dello Jugendstil. Trascurando la decorazione floreale tipica di fine secolo, Hodler e Vallotton si ritrovano non solo nelle innovazioni formali, ma anche nelle ricerche attorno ad una nuova enunciazione di contenuti esistenziali e di critica sociale.
Grazie ai lavori intensi di ricerca compiuti in questi ultimi anni, gli storici dell’arte hanno acquisito nuove conoscenze su Hodler e Vallotton. Così in tempi brevi l’insieme delle loro opere pittoriche sarà documentato attraverso cataloghi ragionati. Una mostra retrospettiva infatti non basterebbe da sola a rendere pienamente conto di questo nuovo stato delle conoscenze. La discussione critica attorno ai due autori conduce sempre più spesso ad affrontare problematiche specifiche. Due mostre tematiche sono state consacrate l’anno scorso alla loro concezione del paesaggio: il Musée d’art et d’histoire di Ginevra ha organizzato, con il Kunsthaus di Zurigo, una mostra sui paesaggi di Hodler, mentre il Musée des Beaux-Arts di Berne e la Fondation Pierre Gianadda presentano il «paysage composé» di Vallotton attorno ad un tema centrale, quello dei «coucher de soleil», i tramonti.
La mostra
Félix Vallotton, che si interessa essenzialmente alla semplificazione dello spazio interno del paesaggio, si dedica molto presto alla descrizione del lago Lemano (detto anche lago di Ginevra). Sono innanzitutto i tramonti dipinti da François Bocion, affondati in una atmosfera romantica, ad ispirarlo.
Nelle sue xilografie di stile Nabi, riduce i tramonti al bordo del mare in schematismo a strati orizzontali dall’espressività decisamente elementare. Dal 1900 in poi, i tramonti diventano soprattutto il luogo delle scene mitologiche, rappresentazioni che, anche più tardi, faranno di tanto in tanto la loro comparsa. Poco a poco questo motivo guardagna una sua autonomia dal punto di vista formale. Nella stessa epoca di Piet Mondrian, i tramonti di Vallotton si riducono via via a forme elementari assolute. Mentre in Mondrian a farsi carico di principi spirituali è l'ortogonalità , in Vallotton è la stratificazione orizzontale in cui il sole diventa il centro spirituale del dipinto.
I suoi tramonti possono essere considerate tra le astrazioni più radicali dalla realtà , dopo quelle di Mondrian e di Cézanne. Anche sul piano del colore Félix Vallotton si è immerso molto dentro l’astrazione. Proprio come in Edvard Munch, anche qui la semplce utilizzazione di strutture elementari e di gradazioni di colore consente di visualizzare stati d’animo e di rendere atmosfere di natura psichica. Ciò che Vallotton ha detto della concezione del paesaggio in Rubens, si applica perfettamente ai suoi tramonti: « i suoi paesaggi sono degli spettacoli della natura, e non degli incidenti topografici ».
Le rappresentazioni dei tramonti si distribuiscono praticamente attraverso tutti i periodi di lavoro dell’artista. In tutto egli ha realizzato una quarantina di opere su questo soggetto, cui sono da aggiungere le xilografie e i nudi sullo sfondo di tramonti. Questa concentrazione su un tema tanto specifico, mette in evidenza in maniera esemplare l’evoluzione artistica di Vallotton. Mostra nel contempo con quanta coerenza l’artista abbia lottato nlla ricerca delle origini della forma elementare. Per altro verso, la carica emotiva che caratterizza i tramonti di Vallotton avvicina molto questi paesaggi a quelli, di alta spiritualità , creati da Hodler sul lago Lemano.
Il Musée des Beaux-Arts di Berna e la Fondation Pierre Gianadda di Martigny hanno voluto presentare assieme, per la prima volta, questo tema che appare centrale nella ricerca di Vallotton. La mostra, organizzata da Matthias Frehner e Samuel Vitali, rispettivamente direttore e conservatore del museo bernese, si avvale dell’apporto scientifico di Rudolf Koella, fine conoscitore di Vallotton di fama internazionale.
Nota biografica
Félix Vallotton (1865-1925) nasce a Losanna e lì trascorre la sua infanzia. Nel 1882 si reca a Parigi con il padre, si iscrive all’Académie Julian e nello stesso tempo frequenta gli ateliers di Gustave Boulanger e Jules Lefèbvre. A partire dal 1885 espone regolarmente al Salon des Artistes français. Nel 1891 è presente per la prima volta al Salon des Indépendants. In autunno si dedica all’incisione su legno (xilografia), tecnica antica che utilizza per rappresentare scene di vita quotidiana o scene di genere e che lo renderà famoso - pubblicherà queste incisioni in numerosissime riviste di moda, tra cui spicca la «Revue blanche». Nel 1892 aderisce al gruppo dei Nabi. Al volgere del secolo, il suo stile cambia e si avvicina a un realismo plastico. Dal 1920 trascorre gli inverni a Cagnes. Muore nel 1925 in seguito ad un intervento chirurgico causato da un tumore.
Vallotton ha anche lavorato come critico d’arte, comentando regolarmente le rassegne che si tenevano a Parigi. Ha inoltre scritto saggi, pièces teatrali e tre romanzi.
Il catalogo della mostra (264 pagine) riproduce a colori tutte le opere esposte ed è introdotto da testi di Matthias Frehner, Rudolf Koella, Marina Ducrey e Therese Bhattacharya-Stettler.
In vendita in mostra a CHF 45.-- (circa € 30,00).
Biglietto di ingresso: Fr. 15.- / € 10,00; terza età : Fr. 13- / € 9,00; famiglie: Fr. 35.- / € 23,50; bambini oltre 10 anni e studenti: Fr 8.- / € 5,50 ; Fr. 10.- / € 6,50. Prezzi speciali per gruppi.
Oltre alla mostra, con il biglietto di ingresso si possono visitare:
- La Collezione Franck,
- Il parco delle sculture
- Il Museo gallo-romano
- Il Museo dell’automobile
Per chi giunge a Martigny in auto attraverso il tunnel del Gran San Bernardo il pedaggio di ritorno in Italia, dietro presentazione della ricevuta di andata e di un biglietto di ingresso alla Fondation Gianadda, è gratuito.
Fondation Pierre Gianadda
Rue du Forum 59
Martigny