Possiamo chiamare le opere di Gianni Atzeni, Italo Medda e Carla Mura 'tappeti da parete' perche' il loro gioco e' quello del decorare, dell'adornare un ambiente, di impreziosirlo portando l'arte oltre il confine della cornice.
Gianni Atzeni, Italo Medda, Carla Mura
La classica e millenaria tecnica dell’arazzo, il cui nome deriva dalla città francese Arras, è una tra le più delicate e meticolose che si conoscano. Gli artisti in mostra, proficui sperimentatori e memori dell’eredità trasmessaci dalla tradizione tessile dell’artigianato artistico sardo, scelgono di portare avanti un discorso analogo a quello dei “peintres cartonniers†capovolgendo, in parte, le nostre aspettative.
Possiamo chiamare le opere di Gianni Atzeni, Italo Medda e Carla Mura - a confronto nelle sale espositive della Galleria G28 dal 19 marzo - arazzi, o “tappeti da pareteâ€, perché in fondo nascono per arredare aree parietali. Perché in fondo il loro gioco è quello del decorare, dell’adornare un ambiente, di impreziosirlo portando l’arte oltre il confine della cornice, ad invadere lo spazio della vita.
Gianni Atzeni con i suoi “Arazzi stampati†si riallaccia, se vogliamo, all'idea della pittura su pannelli di carta per l'arredamento di interni. Fino alla diffusione delle macchine industriali, infatti, tessuti e carta venivano decorati a mano, o stampati per mezzo di rulli artigianali di pregevole manifattura. E se l'arazzo è, in un certo senso, il più diretto antenato della carta da parati, Atzeni riesce a mettere in relazione le tecniche di stampa (poiché il “suo primo amore†è l’incisione) con quelle della tessitura.
Gli arazzi di Italo Medda sono invece realizzati con strisce di carta tagliate e piegate in varie fogge e incollate su un supporto anch’esso di carta, anche in questo caso senza alcun intervento pittorico, e combinate in varie declinazioni e con soluzioni che solo in qualche caso sembrano rimandare a esempi di creazioni tradizionali: le composizioni sono necessariamente “suggerite†dalla particolare tipologia delle carte, sempre di uso comune come, per esempio, la carta da imballaggio o quella da regalo.
Negli “intrecci†di Carla Mura il nero e il bianco hanno valore totale, abitano estensioni senza confini, profonde, dove il tempo sembra arrestarsi.
I fili bianchi e neri che le sue dita pazienti “tessono†sulle superfici butterate di scaglie di pietra o di legni segnati dalle rughe del tempo, ma anche sui piani levigati e trasparenti di algida produzione industriale, si intrecciano e si avviluppano lungo i percorsi della mente: colori dal forte significato simbolico.
La sfida è lanciata per l’abbattimento di una convinzione oramai superata, e cioè che possa chiamarsi arazzo solo un'opera tessile monumentale a contenuto narrativo; sulla scia di attempate opinioni critiche, che esclusero la possibilità di considerare «veri arazzi» persino i lavori tratti da dipinti non figurativi, si riapre, dunque, il dibattito delle cosiddette “arti applicateâ€, oggi di nuovo degne di essere pienamente inserite nella cultura del nostro tempo e in sintonia con le forme contemporanee dell'architettura.
Giorgia Atzeni
Immagine: Italo Medda, Poesia al vento
Inaugurazione sabato 19 marzo ore 18.30
Galleria G28
Palazzo Marini, Via Ada Negri, 28 - Cagliari
Domenica e lunedì esclusi: ore 18.00 – 20.30