Karin Andersen
Erich Breuer
Gianluca Bonomo
Alfredo Fagalde
Francesco De Prosperis
Antonio Arevalo
Karin Andersen, Erich Breuer, Gianluca Bonomo, Alfredo Fagalde e Francesco De Prosperis. Il tema del clone nasce come una dura e amara satira della condizione umana. Le immagini creano un'identita' inafferrabile, multipla, quasi schizofrenica, costruita dall'artista su frammenti e strascichi di storia.
Karin Andersen, Erich Breuer, Gianluca Bonomo, Alfredo Fagalde e Francesco De Prosperis.
A cura di Antonio Arévalo
Dopo decenni d’incomprensioni, l'enigma dell'Io artista trova
un'inattesa decifrazione, perché sullo schermo d'inizio millennio
nulla è lineare né ha tracce prefissate e la mente come un proiettore lancia le proprie immagini nel buio, a squarci, e le connette in diversi, impenetrabili mondi, alcuni remoti, alcuni estremamente futuribili e presenti.
Quasi alla maniera di un personaggio seriale, di un multiplo,
l'immagine , “quale filtro della realtà â€, crea un'identitÃ
inafferrabile, clonata, quasi schizofrenica, costruita dall'artista su
frammenti e strascichi di storia.
Questo lo spirito che ha indotto Alfredo Fagalde, nato in Cile,
trasferitosi prima in Spagna e in seguito in Italia, a chiamare in
rassegna artisti Karin Andersen, Erich Breuer, Gianluca Bonomo e Francesco De Prosperis. che, come lui, dividono una pulsione, più che una ricerca comune; e certamente il tema del clone nasce come una dura e amara satira della condizione umana in generale.
Notiamo nella cultura contemporanea la tendenza a vivere un mondo minimo, glaciale, marmoreo, metafisico, come a voler sottolineare la storia del nostro recente passato e le sue conseguenze; quale modo migliore di dire questo, allora, che il video, appunto, “Specchio di séâ€, delle proprie azioni e abitudini comportamentali?
Questa ricerca - oscillante tra diversi gusti e tendenze,
contraddittorie o contrastanti, d’erudizione visiva e d'impatto con
troppi apporti culturali o di sregolato rifacimento ad antichi
modelli - è fatta delle libere interpretazioni dell'Io dell'artista d'oggi, che ha costituito sempre più un atto di proiezione, un progetto di sé stesso, e sempre meno una descrizione realistica. Rappresentando la propria immagine, a volte esile, con cui si raffronta, si confronta, clona o si fa clonare, orientandoci verso piccoli indizi di sopravvivenza ostinata.
Come se dovesse abbandonare il mondo reale per scegliere di abitare il qui e l'ora in un universo altrove.
Immagine: Karin Andersen. Courtesy Galleria Marconi, Cupra Marittima (AP)
Inaugurazione 19 marzo ore 18.00
Galeria de Arte Contemporáneo de la Universita di Talca
2 Norte 685, Talca