Il silenzio, la pietra, il nero, parole-chiave della lirica di Georg Trakl, sono presenze costanti nell'opera dell'artista. In questa serie non c'e' colore: il bianco e il nero riassumono la gamma cromatica, dando della sua lirica una lettura essenziale.
Potente il silenzio nella pietra. Disegni dedicati alle liriche di Georg Trakl
Il giorno 5 aprile, alle ore 18, negli spazi dell'Istituto Austriaco di Cultura in Roma, si inaugura la mostra dei disegni di Giancarla Frare, dedicata alle liriche di Georg Trakl.
La mostra, realizzata in collaborazione con la Galleria Giulia di Roma, è a cura di Ida Porena e Carlo Fabrizio Carli e propone il ciclo di lavori su Trakl dell'artista veneta.
Il ciclo, realizzato integralmente dal 1979 al 1987, ha vinto, nel 1981 il Premio del Museo d'Arte Moderna di Cà Pesaro (Fondazione Bevilacqua La Masa) a Venezia, ed è stato ripetutamente esposto, negli ultimi venti anni, in Musei e Fondazioni italiani: 1983 Museo d'Arte Moderna di Cà Pesaro, Venezia, 1987 Fondazione Bevilacqua La Masa, 1990 Musei Civici di Como, (Antologica a cura di Enrico Crispolti), 1997-1998 Galleria Civica di Palazzo Crepadona, Belluno (Antologica a cura di Flaminio Gualdoni).
La mostra di Giancarla Frare è realizzata grazie al prestito di alcune opere presenti in collezioni pubbliche e private e propone,per la prima volta a Roma, l'intero ciclo operativo dell'artista.
Ida Porena, germanista, ha lavorato sulla lirica e letteratura tedesca tra otto e novecento ed è stata tra i primi a studiare e tradurre l'opera poetica di Georg Trakl.
Il 5 aprile, nell'ambito della mostra, Ida Porena terrà una conferenza sul poeta austriaco, tra i più significativi lirici di lingua tedesca del 20° secolo.
Già in passato e in modo particolare negli ultimi dieci anni, ovvero da quando l’Austria è divenuta membro effettivo dell’Unione Europea, la politica culturale estera è piuttosto concentrata su di una logica votata principalmente all’incontro e allo scambio culturale vicendevole con i paesi nei quali il Forum Austriaco di Cultura ha una propria sede. Da quando tre anni fa ho assunto la direzione di questo istituto, ho cercato di visitare il maggior numero di mostre possibili. Già due anni fa ho avuto modo di essere presente ad una mostra di Giancarla Frare, la cui potenza espressiva mi ha particolarmente colpito. Sono felice che dopo tanti tentativi si sia giunti alla realizzazione di un progetto che vede in primo piano le opere di questa artista, già presenti in musei di fama internazionale come per esempio l’Albertina di Vienna. Giancarla Frare si è lasciata ispirare, nella realizzazione delle sue opere, da un nostro grandissimo poeta, Georg Trakl, e trovo quindi naturale e più che consono che tale esposizione abbia luogo proprio presso questa sede.
Non mi resta che rivolgere un ringraziamento particolare a tutti coloro i quali hanno reso il proprio contributo in termini organizzativi per l’allestimento di questa mostra.
Ringrazio Ida Porena, insigne germanista nonché una delle massime conoscitrici di Trakl in Italia, Carlo Fabrizio Carli, illustre storico dell’arte del Novecento e la Galleria Giulia di Roma.
Concludo augurando alla mostra il meritato successo.
Dott. Andreas Schmidinger
(Direttore del Forum Austriaco di Cultura a Roma)
Gli incontri tra artisti avvengono seguendo sentieri oscuri, spesso indecifrabili e coprono gli anni e il tempo, vaste distanze e culture diverse. Giancarla Frare confessa di aver dipinto le opere esposte in questa mostra catturata a lungo dalla lettura trakliana e immersa totalmente nella sua lirica, di cui offre una personale traduzione.
Il silenzio, la pietra, il nero, parole-chiave della lirica di Trakl, sono presenze costanti nell'opera di Giancarla Frare, sempre monumentale anche nelle piccole dimensioni.
Ma in questa bellissima serie non c' è colore: il bianco e il nero riassumono la gamma cromatica, così tipica di Trakl, sulla quale fiumi di inchiostro sono stati versati, dando della sua lirica una lettura essenziale: Il nero - qui non certo putredine - un nero denso, bituminoso, contiene per Giancarla l' intero cromatismo trakliano, ne è la naturale essenza, l'ombra dannata che tutto ricopre, in cui il Solitario è immerso e da cui guarda alla luce e ai lontani voli di uccelli come a irraggiungibile chiarità che il nero può cancellare - e nei quadri sono tracce ancora visibili di un volo troncato, piume nere.
Nella sua vastissima produzione ulteriore Giancarla Frare esprimerà a volte questa nostalgia verso una dimensione più lieve, di libertà , con un colore fondamentale per Trakl, l'azzurro, che nei quadri suggerisce un'irraggiungibile luce oltre le imponenti masse pietrose e oscure di un paesaggio da cui l'uomo è assente. Un paesaggio di forza mitica, che non ha mai visto o che ha perduto del tutto la traccia dell'uomo. Quando questa riemergerà , nella produzione recente, sarà a sua volta una figura pietrosa, ossificata, quasi immobile in spazi chiusi, scatole già incombenti nere sul bianco nei quadri della mostra. Da questi quadri ( o disegni? o sculture?) emana davvero "il silenzio della pietra" che ferma nella stasi il lungo processo trakliano di cancellazione dell'io individuale in favore di una dimensione mitica capace di assorbire un dolore immane -individuale e assolutamente reale- nella giustezza del verso cristallizzato in una perfetta alchimia formale, la stessa che governa la serie dei quadri di Giancarla Frare facendone - come perTrakl - un unico Gedicht.
Respiro dell'immoto.
Vocazione trakliana di Giancarla Frare.
Carlo Fabrizio Carli
Il ciclo Le condizioni del volo, che a Giancarla Frare fu ispirato dalla riflessione sulla poesia di Georg Trakl, occupa un ruolo di tutta rilevanza nell'itinerario coerentissimo della pittrice. Frare vi attese per quasi un decennio, dal 1979 al 1987 e, senza naturalmente assorbirne l'intera attività , in quell'arco temporale esso nondimeno ne costituì la direttrice privilegiata di ricerca.
In realtà , questo forte interesse trakliano, da parte della giovane artista, nell'Italia della fine degli anni '70, risultava assai meno scontato di quanto potrebbe apparire oggi, essendo appena apparsa (1979) nella Collezione di poesia Einaudi la felice traduzione di Ida Porena, che segnò realmente una svolta ai fini di una diffusa conoscenza dello scrittore salisburghese nel nostro Paese.
Tanto più che Frare giungeva a Trakl dopo una approfondita frequentazione della poesia in lingua tedesca di area simbolista/espressionista, a cavallo tra '800 e '900, e in primo luogo di von Hofmannsthal. Un itinerario che equivale al confronto con due dei più significativi (seppure reciprocamente discordi) interpreti della finis Austriae, ovvero del processo di dissoluzione del grande impero e del crepuscolo di un mondo - per usare la formula di Franz Werfel -, avvertito come dolorosa condizione esistenziale.
Le condizioni del volo costituisce un corpus di circa 25 disegni (in questa mostra se ne espongono una quindicina), tutti eseguiti in bianco/nero a china su carta - tranne uno, l'ultimo, in cui l'epifania del rosso aggiunge alla severa cadenza delle composizioni il sigillo del dramma consumato, della lacerazione, del sangue -, tutti risolti nello stesso formato di 70x100 cm., in modo da consentirne la lettura in ideale sequenza, come altrettanti fotogrammi filmici.
En passant, sarà opportuno ricordare come il rilievo assunto da questo gruppo di opere nel percorso pittorico di Giancarla Frare fosse accresciuto da importanti riconoscimenti pubblici: la vittoria del concorso promosso nel 1981dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, con l'acquisizione di alcuni fogli del ciclo nella collezione permanente dell'istituzione veneziana, e la mostra personale tenutasi due anni più tardi a Ca' Pesaro.
E' comunque agevole, ripercorrendo l'itinerario operativo di Frare, individuare nel ciclo trakliano la scaturigine di futuri sviluppi: la sua pittura potrà ben recuperare in seguito il colore e l'immagine, giovarsi dell'inserzione del frammento fotografico, ma costanti resteranno l'austera attitudine evocativa, non meno che la presenza e la valenza della pietra, percepita come destino finale della realtà fenomenica.
Dal punto di vista dell'elaborazione tecnica, queste composizioni di Frare sono affidate ad un procedimento lento, all'intervento minuzioso e controllato del pennino, anche lì dove, a prima vista, sembrerebbe di poter scorgere il veloce sintetismo della risoluzione gestuale. E direi pure che vi si avverte una cadenza classica, marcata significativamente dal ricorrente impiego della sezione aurea.
Con questa suite trakliana ci si trova coinvolti in un contesto pittorico dall'accento scabro e disseccato, quasi si fosse in presenza di resti mineralizzati di una combustione; dal quale è scomparsa pressoché ogni esplicita evocazione figurale, tranne forse - nella prima delle composizioni - la presenza di un uccello, appena percepibile nel presumibile arruffìo di penne e piume.
Una pittura calata in assoluto silenzio, astratta da referenti spazio-temporali, ed estranea pure ad ogni prospettiva consolatoria nei confronti dell'osservatore, a qualsiasi condiscendenza; quasi risucchiata in una faglia esistenziale, eppure (o forse proprio per questo) avvertita dalla pittrice con l'urgenza di un'espressione irrinunciabile.
Una pittura che possiede un emblema araldico, che è la pietra, intesa come sostanza capace di esprimere il senso della permanenza, della durata, di fronte alla irreparabile corruttibilità del tutto. La pietra immobile nelle sue giaciture, nella sua struttura rigorosa, garanzia di un ordine tettonico; ma anche percepita sotto forma di elementi geometrici che ruotano nello spazio e assumono valenza prospettica, di misteriose e metaforiche scatole litiche.
Pur travalicando probabilmente l'ambito specifico della critica d'arte, e rischiando di invadere il dominio letterario, a questo punto potrà porsi in modo spontaneo l'interrogativo di quale siano, infine, il terreno d'incontro, le affinità , le concordanze tra la lirica trakliana e questo ciclo pittorico di Giancarla Frare.
Questa domanda, cui cercherò tra poco di azzardare una risposta, necessita tuttavia di una premessa. L'uomo ha sempre avvertito il fascino di mettere in relazione e, per così dire, in competizione reciproca, i vari linguaggi artistici che egli pratica: musica e letteratura, poniamo, o musica e architettura; ma, in particolare, pittura e letteratura.
In realtà , ogni linguaggio resta invalicabilmente autonomo, non mescolabile agli altri, come accade tra liquidi di diversa densità . Escludendo il registro illustrativo, che comporterebbe uno scontato appiattimento dell'opera pittorica su quella letteraria, ma che, in primo luogo, rifugge dagli interessi di Giancarla Frare, sussiste invece il registro interpretativo, che consente al testo letterario e all'intervento pittorico di affiancarsi e di scorrere come due elaborazioni parallele.
Verificata l'autonomia formale, compositiva, che vige tra testo poetico e elaborazione pittorica (oltretutto, la lirica trakliana appare spesso misteriosa, ermetica); come pure l'imprevedibilità dei percorsi degli approdi di una lettura personale, mi sembra comunque che di affinità , di rimandi tra i versi di Trakl e le grandi carte di Frare ne sussistano parecchi.
A cominciare dal comune contesto più che austero, talvolta direi quasi funereo, improntato dall'angoscia per quanto sta per scomparire. "Respiro dell'immoto": condizione intimamente pietrificata; un destino irreversibile e irriscattabile di corruzione, che vanifica tanto il lamento, che il motivo consolatorio e l'appiglio della speranza.
Per accennare appena al ruolo preponderante dell'elemento notturno, del silenzio (di "un assoluto silenzio, come se non esistesse il tempo" parla appunto Frare), della radice, della pietra ("sono affascinata dalla sua fisicità , perché sopravvive"), e, con ribaltamento ossimorico, del volo degli uccelli, quest'ultimo interprete dell'esemplare metafora di una possibilità di evasione, di una condizione di libertà , che, nella poesia di Trakl, risulta ormai preclusa agli umani.
Mi sembra, a tale riguardo, che i piumaggi che è dato scorgere in modo insistente in questi fogli di Giancarla Frare, ma decontestualizzati, oppressi da pesi soverchianti, negati alla loro vocazione di levità , assumano un significato oltremodo indicativo.
A cura di Ida Porena e Carlo Fabrizio Carli
Inaugurazione: 5 aprile, alle ore 18
Forum Austriaco di Cultura
Viale B. Buozzi, 113 - Roma