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Lejla Bosnjak e Iva Kontic
dal 6/4/2005 al 3/5/2005
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6/4/2005

Lejla Bosnjak e Iva Kontic

Diverse sedi, Milano

Appunti. Le due artiste utilizzano il ritratto secondo logiche e media profondamente diversi eppure entrambe legate, oltre che da comuni radici geografiche, da una ricerca poetica il cui primum movens e' un virtuale archivio familiare dove la visione sentimentale si fonde a una autoanalisi psicologica.


comunicato stampa

Appunti

«Se anche a me è concesso d’ingigantire la mia personalità in un ritratto, allora ho cercato di rappresentare non solo me stesso, ma in generale un impressionista» scriveva van Gogh a proposito dell’autoritratto dedicato a Gauguin. Da sempre il ritratto viene vissuto dagli artisti non soltanto come strumento narrativo spesso autoreferenziale ma anche come contenitore di un’idea di permanenza e di immortalità: i cosiddetti «moti dell’animo», per usare una definizione di Leonardo. In un’epoca di assoluta trasversalità di linguaggi, l’esperienza del ritratto-autoritratto inteso come affermazione della soggettività umana continua a offrire importanti spunti di riflessione, una sorta di palcoscenico sulle trasformazioni di un’identità sociale e collettiva entro cui riconoscersi o verso cui esprimere dissenso e negazione.

Interessante in proposito il dialogo tra due artiste della ex Jugoslavia, la bosniaca Lejla Bosnjak e la serba Iva Kontic, che utilizzano il ritratto secondo logiche e media profondamente diversi eppure entrambe legate, oltre che da comuni radici geografiche, da una ricerca poetica il cui primum movens è un virtuale archivio familiare dove la visione sentimentale si fonde a una spietata autoanalisi psicologica.

Nel primo caso, quello della Bosnjak, è acuto e pulsante il riferimento a un mondo di affetti perduto in cui la nostalgia per un vissuto infantile a metà tra realtà e territori dell’inconscio sembra a tratti immergersi in una memoria collettiva di un popolo le cui ferite non sono ancora rimarginate. L’artista utilizza oggetti della memoria, come foto ricordo, documenti personali e installazioni ambientali per ricreare un enviroment carico di emotività, una sorta di teatralizzazione del proprio inconscio.

Nei ritratti di Iva Kontic, il medium pittorico assume una forza intrinseca ma allo stesso tempo è lo strumento per una rappresentazione corale, una sorta di moltiplicazione identitaria che si esprime attraverso volti apparentemente senza nome e senza tempo, in realtà legati al mondo affettivo dell’artista. Nel suo «reportage», la Kontic si concentra sulla pura essenza della forma, escludendo lo sfondo e qualsiasi riferimento cronologico ai suoi soggetti, ma offrendo con i suoi lavori una ricerca connessa all'esplorazione del privato, all'autobiografia dei sentimenti e della corporeità.
Mimmo Di Marzio (estratto dal catalogo)

Inaugurazione : giovedì 7 aprile 2005 ore 18,30

AUS 18
Via Ausonio 18
Milano
info@aus18.it

OBRAZ
Vicolo Lavandai 4 - Milano

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