Strada del Vino Terre di Arezzo
Errori di/vini. Il modo in cui l'artista affronta il concetto di sacro poggia sulla ferma convinzione che l'assoluto sfugga alla mente umana. Paradossalmente, proprio in un ambiente sacro quale e' lo spazio espositivo, il vino perde l'aspetto 'divino' e finisce per acquisire forza soltanto come elemento valido in se', non veicolato da sovrastrutture o modificazioni di senso.
Errori di/vini
Partendo dal presupposto che l'arte, fino a quando ha la possibilità di esprimersi in piena libertà creativa, sia indipendente da ogni egemonia religiosa, ed anzi abbia il compito di stimolare la condizione terrena, il modo in cui Gino Sabatini Odoardi affronta il concetto di sacro poggia su un atteggiamento agnostico, sulla ferma convinzione che l'assoluto sfugga alla mente umana e, di conseguenza, non sia possibile parlare di ciò che non si conosce. L'intenzione, piuttosto, è quella di mettere in discussione l'indiscutibile - anche quando si tratta di scomodare la storia - per contestare l'accettazione passiva dei fatti. Questo giustifica un occhio dissacrante ma non blasfemo, la volontà di instillare l'ombra del dubbio, la noia di una domanda.
Gino Sabatini Odoardi mantiene intatto il fascino del proprio bersaglio, finendo però per incrinarlo, sfruttandone la sottile ambiguità , la crepa che lascia aperta ciò che è difficile da dimostrare.
Così gli errori di/vini, che proprio sulla simbologia sacrale del vino stabiliscono il loro giocoforza, si insinuano nei luoghi sacri per eccellenza esprimendo, già nel titolo, un disagio. L'artista arriva ad evidenziarne la debolezza, incoraggiando nuovi punti di vista, rimarcando gli aspetti contraddittori di quello stesso elemento che, fino ad un momento prima, era considerato indiscutibile, almeno in virtù del contesto in cui si era andato a collocare.
Dallo pseudo-bar dell’indulgenza contemporanea di Ri/evocazione 2000 (opera che richiama un disposto di Matteo di Masio del 1416 dove, nell’occasione della perdonanza di Celestino V, veniva offerto vino a chi avesse chiesto perdono attraverso le indulgenze); a Senza titolo 2002, fallimentare miracolo dei nostri giorni in cui l’unico bicchiere con l’acqua sfugge all’ordine di tramutarsi in vino; al video in cui si assiste al tentativo di estirpare con le mani il vino dal bicchiere senza riuscirci (sconfitta dichiarata a malincuore); a Impossibilità espressa, dove il vino modifica la propria posizione sistemandosi obliquamente e sfidando le leggi di gravità , l'artista cerca di mettere in crisi i capisaldi della simbologia sacra, liberando l'elemento dal peso di una eccessiva connotazione.
Paradossalmente, proprio in un ambiente sacro, il vino perde il divino e finisce per acquisire forza soltanto come elemento valido per sé stesso, non veicolato da sovrastrutture o modificazioni di senso, se non la verità di quello che davvero è, che si può conoscere, che può rispondere alle nostre domande.
Cura critica: Matilde Martinetti
In collaborazione con: Provincia di Arezzo Assessorato Agricoltura, Camera di Commercio di Arezzo, Strada del Vino Terre di Arezzo
Con il patrocinio di: Regione Toscana, Provincia di Arezzo Assessorato Cultura, Comune di Castiglion Fiorentino
Inaugurazione: sabato 23 aprile 2005, ore 14:30
Chiostro di San Francesco
Piazza San Francesco - Castiglion Fiorentino (AR)
Orario: 10:30 – 19:30
Chiesa di Santo Stefano
Via San Lazzo - Castiglion Fiorentino (AR)
Orario: 10:30 – 19:30