Con 'Cosedicasa', l'artista indirizza la propria analisi sulla condizione di continua precarieta' dell'uomo urbano, sul difficile confine, costantemente oltrepassabile, tra la normalita' e la lucida follia e sulla costante presenza della violenza nel nostro vivere quotidiano.
Cosedicasa
Cosedicasa è una finestra sul mondo. Ma ha più di una particolarità : in primo luogo, come accade ogni volta che si circoscrive uno spazio, ogni volta che si mette un cancello, ogni volta che si guarda attraverso una finestra (o, come in questo caso, attraverso un oblò), non si riesce mai a capire se si sta guardando da "dentro" verso "fuori" o viceversa. Un po' come accadeva ai cancelli dei manicomi, dove sia quelli che stavano da un lato, sia quelli che stavano dall'altro erano convinti di essere "normali", che i pazzi fossero quelli dall'altro lato.
Inoltre guardando dagli oblò la realtà , quello che c'è oltre, si vede in maniera strana, distorta, differente, non si riesce a distinguere chiaramente e le distanze diventano incomprensibili. In più questi oblò non sono semplici oblò, ma delle vere e proprie zone liminali, perché contengono quelle armi "bianche", che in realtà sono oggetti di utilizzo comune, domestico, delle vere e proprie "cose di casa", tali però da consentirci di oltrepassare la sottile linea di confine tra normalità e follia, e trasformarsi ad esempio, da utensile da cucina (il cavatappi, la forbice), o da strumento di cura (la siringa, le pillole) ad armi micidiali, capaci di uccidere un uomo.
Anna Epis ci ha abituato all'indagine sulla città e sulle sue nevrosi e schizofrenie, spesso ponendo in rapporto (solitamente complesso, contraddittorio e di sottile negazione) l'artificialità dello spazio urbano con la natura, che si deve adattare ai ritmi e ai materiali cittadini per sopravvivere, almeno nella forma (pensiamo all'erba di plastica, o ai fiori finti "conservati" nel cellophane). Con cosedicasa, sposta la propria analisi sull'uomo, sulla condizione di continua precarietà dell'uomo urbano, sul difficile confine, costantemente oltrepassabile (e nella società contemporanea costantemente oltrepassato) tra la normalità e la lucida follia, sulla costante presenza, o meglio sulla costante possibilità -di-presenza della violenza nel nostro vivere quotidiano.
La situazione di confine che viene proposta, è ulteriormente accentuata dai contrasti che pervadono l'opera: basti pensare alla contrapposizione tra le forme curve degli oblò e il rigore delle strutture metalliche che li contengono, oppure alla violenza sopita nelle ''cose di casa'', quasi negata dal colore bianco, che richiama l'annullamento, o ancora alla lucentezza dei bordi di alluminio degli oblò che contrasta con il ferro che li richiude.
Con cosedicasa Anna Epis sembra volerci segnalare la costante presenza della violenza nel mondo e nelle città contemporanee e la contemporanea negazione della stessa, ma non vuole offrire alcuna soluzione, e neppure alcun giudizio morale: si colloca quasi ''al di là del bene e del male'', per mostrarci una delle tante contraddizioni del nostro vivere quotidiano.
Aldo Torrebruno
Inaugurazione: domenica 24 aprile h 11.00
Spazio Arte
Via Longobardica - Fara Gera d'Adda (BG)
Orari: sabato h 15.30-18-30 >>domenica e festivi h 10.00-12.00 e 15.30-18.30.
Ingresso libero