Segni. Il fotografo, autore della scuola neorealista, ha prodotto un significativo corpus di opere nei decenni che hanno seguito la Seconda guerra mondiale. La comunita' fotografica di quegli anni era guidata da uno spirito innovativo nel ritrarre la condizione umana in maniera reale e pura. La mostra presenta immagini realizzate nei primi anni della sua carriera.
Segni
La Keith de Lellis Gallery ha il piacere di proporre una mostra di fotografie di Nino Migliori in occasione della presentazione del recente volume Segni (Damiani 2004) dedicato a una parte del suo lavoro. La mostra sarà incentrata su immagini realizzate nei primi anni della sua carriera fotografica che dura da più di cinquant’anni.
Agli inizi degli anni Cinquanta Nino Migliori (nato nel 1926) pensò di catturare sulla pellicola la vita degli italiani. Con sguardo creativo, ha documentato con affetto e bravura la gente ed i luoghi di un’era. Nelle sue opere fotografiche, i poveri contadini del Sud sono stati ritratti con lo stesso tocco amorevole con il quale ha rappresentato i più benestanti agricoltori del Nord.
Migliori, illustre autore della scuola della fotografia neorealista, ha prodotto un ricco e significativo corpus nei decenni che hanno seguito la Seconda guerra mondiale. La comunità fotografica di quegli anni era guidata da uno spirito innovativo nel ritrarre la condizione umana in maniera reale e pura. Da pochi anni l’Italia, come nazione, aveva rotto le catene dell’oppressione del regime fascista ed era desiderosa di autodefinirsi mostrando una realtà che precedentemente era stata messa sotto silenzio e il viaggio al Sud rappresentava un rituale di passaggio per i fotografi della generazione postbellica.
Allo stesso tempo Migliori stava anche documentando uno stile di vita che ben presto sarebbe scomparso, nel momento in cui l’Italia si andava modernizzando e le sue vecchie tradizioni davano spazio alle nuove. Il fascino degli ambienti del vecchio mondo che permea le sue immagini ed i fantastici personaggi, catturati mentre percorrono le strade, sono uno studio affascinante di una cultura che è sul punto di cambiare.
Alcune delle sue immagini più intriganti sono state scattate in sequenza e si presentano come un racconto riccamente articolato. Un insieme di quattro immagini intitolato Le mani parlano 1956 cattura un terzetto di vecchie signore impegnate in una discussione – è uno studio notevole di semplici e spontanee espressioni facciali e di un naturale gesticolare di mani.. Un’altra serie avvincente è quella de I ragazzi della via 1955 che ritrae un gruppo di sei ragazzini mentre giocano con le cerbottane e che sfrecciano vivacemente all’interno delle inquadrature.
I neorealisti italiani si possono avvicinare ai fotografi americani del realismo sociale. I fotografi della Farm Security Administration, il libro di Paul Strand Un Paese ( con un testo di Cesare Zavattini, Einaudi 1955) e le immagini dei fotogiornalisti di Life sono esempi che possono avere influenzato la produzione fotografica italiana degli anni Cinquanta. E sebbene questa generazione di fotografi italiani fosse a conoscenza delle linee di ricerca fotografica al di fuori del loro paese, la fotografia italiana non è mai stata presa troppo in considerazione al di fuori dei suoi confini.
Migliori ha narrato numerosi magnifici momenti della vita quotidiana dei suoi personaggi per circa dieci anni. Simultaneamente e incessantemente Migliori è stato ed è impegnato anche sul fronte della ricerca, della sperimentazione utilizzando sempre il mezzo fotografico come forma espressiva e mezzo di trascrizione. Astrazioni di luce, fotogrammi, ossidazioni, ritratti in sequenza, interventi su polaroid sono solo una piccola parte della ricerca che ha sempre posto nuove sfide a questo artista multiforme.
Nato nel 1926 a Bologna, Migliori continua a fotografare, insegnare e a realizzare un calendario fitto di mostre e di pubblicazioni delle sue opere.
Keith de Lellis Gallery
47East 68th Street - New York