La Serra Oscura: Bios. L'artista lavora su dittici, riproponendo la stessa immagine in due varianti di colore e dinamismo. Il dittico vive di movimento come di immobilita', del tempo e della sua assenza, di legame e di liberazione, di vita e di morte.
La Serra Oscura: Bios
In occasione della mostra verrà presentato il progetto di "Libro d’artista"
Prearo Editore.
Nel nuovo lavoro di Marco Ambrosi si scopre che l’evento che ha
prepotentemente modificato il suo percorso artistico è stata la sua paternità , che
ha determinato in lui una nuova coscienza nello spirito e una consapevolezza della
sua esistenza biologica, non meno naturalmente, delle cose in cui è o è stato
immerso : il suo lavoro di pubblicitario e la tendenza a costruire immagini
seducenti, tendenzialmente auto-esplicative; il suo amore per la pittura e per la
grafica; la curiosità per il surrealismo; l'essere digitale, il vivere in condizione
di dipendenza dai cavi di un computer e per loro tramite della rete; l'estetica
della televisione, fatta di mondi che sfumano l'uno nell'altro senza soluzione di
continuità , come i colori di un frappé; la necessità sempre più frequente di
guardarsi o meglio farsi guardare dentro, dentro il corpo, per controllare, per
rimediare; la fascinazione del colore, il piacere primitivo di vibrare sulle sue
frequenze; la curiosità di scoprire i dove e i quando il senso del dentro e del
fuori si producono o si annullano, la curiosità di un avvicinamento senza fine
all'origine, al luogo in cui l'esistenza biologica e quella psichica si
uniscono/dividono; la curiosità di assistere al momento in cui le cose diventano o
smettono di essere quello che sono, al momento in cui l'io nasce stabilendo un
principio di ordine, separando il mondo in un prima e in un dopo, in un io e in un
rimanente.
Per questo Ambrosi ha scelto di lavorare su dittici, sulle proporzioni due per uno,
riproponendo la stessa immagine in due varianti di colore e dinamismo. Anche dove,
più recentemente, ha sfumato il confine fra un'immagine e l'altra, la doppia
presenza vive latente.
Per Ambrosi il formato quadrato equivale a sintesi: la sua simmetria, anche quando
viene negata dalla composizione interna, è centripeta, tende al punto, è governata
da una forza che tende a legare, a fermare.
Il formato orizzontale, al contrario, è narrativo, contiene per sua natura il
concetto di tempo, costringe a muovere lo sguardo avanti e indietro lungo l'asse del
tempo.
Il dittico è quindi queste due cose insieme, vive di movimento come di immobilità ,
del tempo e della sua assenza, di legame e di liberazione, di vita e di morte.
Nel suo lavoro Ambrosi è molto sensibile ai colori come ai suoni e agli odori, e gli
piace grazie ad essi sbirciare la parte di sé che sta acquattata alle spalle
dell'essere razionale. Un colore, un odore, un suono, hanno verso il suo essere più
profondo e primitivo una forza travolgente che ogni volta lo stupisce.
I fiori e i vegetali sono da sempre il suo standard, il genere sul quale non si
stanca di provare e riprovare; sono per lui quello che le bottiglie sono state per
Morandi o la montagna per Cezanne. Forse per la stessa ragione per cui per millenni
il mondo vegetale è stato per l'umanità l'ambiente vitale e il tramite con l'ignoto.
Come Ambrosi ama definire "Viviamo ora un tempo senza magia, ci serviamo della
natura rimanendole estranei, come a uno qualsiasi dei prodotti di cui ci
circondiamo. La natura da noi sta nei vasi, nelle vetrine, nelle aiuole, nelle
cartoline, in fondo alle autostrade o appena fuori dagli aeroporti delle nostre
vacanze".
I suoi fiori (gli) parlano della nostalgia per l'unità persa, per il distacco dal
tutto indistinto, necessario all'intelligenza per esistere, per individuarsi.
Inaugurazione: martedì 17 maggio 2005, dalle ore 18.30
Galleria Venti Correnti
Via Cesare Correnti 20 – Milano
Orari: dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30.