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18/5/2005

Vladimir Novak

Studio Guastalla, Milano

Doppioluogo. La condizione di nomade, nella vita e nella pittura, e' quella che secondo l'artista meglio esprime l'instabilita' dell'identita' umana moderna, un tema sviluppato attraverso immagini monumentali in cui frammenti di corpi si muovono in uno spazio indefinito.


comunicato stampa

Doppioluogo

Presentata allo Studio Guastalla con il patrocinio del Consolato della Repubblica Ceca, è la prima mostra a Milano e in Italia di Vladimír Novák (Praga, 1947).

Una ventina di tele e carte di grandi e medie dimensioni illustreranno il percorso dell’artista, formatosi nell’atmosfera aperta e liberale della Praga degli anni ’60 e costretto – come molti artisti di quella generazione – a cercare in una figurazione esistenziale, nel corpo umano come simbolo, una metafora per parlare della società dell’epoca e rispondere alla normalizzazione imposta dal regime sovietico.

non solo perché Novák vive in Boemia e in Italia, a Praga e a Milano (dove ha sposato la scrittrice Serena Vitale, incontrata - studentessa – a Praga, durante la Primavera, e ritrovata poi anni e anni dopo). Ma anche e soprattutto perché il luogo di Novák è in movimento, e quindi sempre doppio. ''Le mie gambe sono sulla terra, il primo luogo piano. La mia testa è nel secondo luogo, spaziale. Cioè l’irrequietezza e la tensione. La stabilità e la fantasia. La pietra e la nuvola. Dopo, forse, l’armonia.'' scrive l’artista in un italiano d’immaginazione, e poi spiega, quasi scusandosi, che ''voi italiani siete logico-rinascimentali, noi invece sembra che abitiamo il labirinto''.

Questa condizione di nomade, nella vita e nella pittura, è quella che per Novák meglio esprime l’instabilità dell’identità umana moderna, un tema sviluppato attraverso immagini monumentali in cui frammenti di corpi umani si muovono in uno spazio indefinito. L’accumulazione di questi frammenti suggerisce sensazioni di incertezza, angoscia, ma è anche la rappresentazione di uno scetticismo di fondo verso il mondo e se stessi.

Goya e il suo svelare i clichés del proprio tempo, l’automatismo surrealista nel suo indagare l’inconscio e i tabù, Bacon e il suo mettere a nudo l’organismo umano compongono la tradizione cui Novák fa riferimento, in una pittura in cui è il colore (basato sulla doppia armonia dei bianchi e dei neri, del rosso e giallo o rosso e verde, sulle delicate sfumature del grigio argento e del blu cielo) a creare il soggetto.

''La forma arriva dopo, rapidamente. La prospettiva classica non mi interessa. Tutto deve coesistere nello spazio, come una grande luce di cui io sono al centro. Nei miei ultimi quadri neri cerco quel mondo luminoso e sorprendente''.

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