A Tutte le Madri del Mondo. 13 sculture a grandezza naturale. In una storia umana in cui l'odio e l'amore si intrecciano e si contrappongono, queste opere appaiono ragioni di gioia, di ottimismo e speranza propriamente cristiani; richiamo ad una maternita' 'altra'.
A Tutte le Madri del Mondo
Dopo il successo dell'anteprima nazionale a Reggio Emilia, l'installazione M.A.R.I.A. dell'artista Coreana Hyon Soo Kim, sarà esposta sabato 28 maggio alle ore 18.00 nella navata centrale della Chiesa della Madonna del Voto a Modena.
L'evento a cura di Dispari&Dispari Project di Andrea Sassi sarà presentato da Mario Bertoni Critico d'Arte Contemporanea. Le 13 sculture a grandezza naturale, rimarranno esposte sino al 24 Giugno 2005. L’esposizione è corredata di catalogo con interventi di: Tiziano Ghirelli, Direttore Ufficio Diocesano Beni Culturali - Alessandro Manenti, Preside dell'Istituto Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia e Docente presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma - Giorgio Notari, Direttore del Consultorio Familiare Matrimoniale e Prematrimoniale di Reggio Emilia - Roberto Daolio Critico d'Arte Contemporanea e Docente del corso di Antropologia Culturale alla Accademia di Belle Arti di Bologna.
La presentazione della installazione M.A.R.I.A. da parte dell’artista sarà accompagnata da un concerto del tenore coreano Byok Song Woo, che interpreterà diversi brani tratti dal repertorio di Franz Schubert, Roger Quilter, Um Chae, Paolo Tosti.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione e il sostegno logistico:
Banca Popolare dell'Emilia Romagna e Assicurazioni Generali
Non solo una mostra
Non è usuale per Reggio Emilia che le opere di un artista di oggi vengano esposte in una chiesa aperta la culto regolarmente qual è quella dei Santi Pietro e Prospero in città .
La proposta di Andrea Sassi è stata accettata – d’intesa con la Comunità e il suo parroco don Gianni Marzucchi, al quale sono grato per questa opportunità - perché apparsa felice occasione per offrire alla città (e non solo) una ulteriore “pausa†di riflessione sul tema della maternità attraverso sensibilità ed espressività contemporanee.
Può essere una sfida non priva di rischi, specie se si osserva la distanza, non solo cronologica, tra le opere dei secoli passati dei vari Tiarini, Desani, Ferrari, Gavasseti, che ornano un importante edificio come S. Pietro e quelle oggi proposte.
Rimpiangere la classicità ispirata ai modelli della cultura greca o romana ?
Evocare i simboli che hanno caratterizzato i nostri santi?
Dichiarare la superiorità di composizioni simmetriche, perfettamente equilibrate e misurate ?
Uno sguardo non prevenuto, dal confronto tra l’antico e l’attualità è in grado di cogliere i mutamenti di cui noi stessi siamo espressione e in cui viviamo; già questa consapevolezza può aiutarci a capire ciò che ci sta accadendo e conforta quella tesi secondo la quale il guardare solo al passato rende mutilo il pensare.
Il mondo è cambiato e cambia; le madri che lo popolano, quelle per intenderci delle nostre piazze, dove ci imbattiamo in coloro che Dio ha creato “a sua immagine†(Gen. 1,27), sono anche quelle che ci vengono proposte da Hyon Soo Kim, con i loro fardelli nei quali si possono intravedere non solo dei figli.
Il tema è parso intrinsecamente “sacroâ€, come può essere il momento della gestazione, con tutto ciò che vi è nel “prima†e nel “dopo†di questo evento.
Una mostra che vorrebbe arrivare al cuore, cioè alla maturazione, di chi accetterà di farsi coinvolgere da questa esposizione.
In una storia umana in cui l’odio e l’amore si intrecciano e si contrappongono; in cui il bene sembra avere troppo spesso la peggio, queste opere – reduci da una mostra presso il Museo Diocesano di Monaco di Baviera – appaiono ragioni di gioia, di ottimismo e speranza propriamente cristiani; richiamo ad una maternità “altraâ€: quella di Dio.
Mons. Tiziano Ghirelli
Direttore Ufficio Diocesano Beni Culturali
MaternitÃ
Dal nulla nasce e prima che essa sia c’è il nulla. È un atto ex nihilo. La madre non esiste finché non è diventata madre e il figlio non esiste finchè non è concepito. La maternità è un atto creativo, come quello di Dio. Nulla ha prima di sé. Non si programma, non si pianifica, non si prevede. Si crea.
Concetto ovvio ma tanto disatteso nella cultura occidentale, dove la maternità è incapsulata in quadro ossessivo e narcisista che le toglie quella creatività ex nihilo che ontologicamente la definisce la maternità e da atto arbitrario la impoverisce in atto deliberato.
Nella sua radice la maternità è irruzione, novità , rischio, assurdità , a volte pazzia. Oblatività allo stato puro. Ad essa non ci si può preparare. Non è l’esito di un calcolo ma l’inizio di un nuovo ordine.
Per questa ragione ontologica, prima ancora che per ragioni etiche, la Chiesa non accetterà mai l’idea di condizionare l’atto materno a considerazioni e condizioni preéesistenti alla sua esistenza. Sarebbe come dire che Dio non ha creato e che la donna non è a immagine di Dio.
Osservando, anche qualche momento in più di un semplice scorcio, le opere di Hyon Soo Kim, esse appaiono quello che sono: soltanto pupazzi, tutti uguali. Proprio così: soltanto pupazzi ed è in questo “soltanto†che è il proprio artistico dell’opera. Strutture formali non riconoscibili per il contenuto che le differenzierebbe, forme trascendentali il più possibile esenti da riduzioni categoriali, espressioni che non vogliono tradurre un contenuto categoriale, nazionale, di razza e di carattere, il che le limiterebbe in ambiti locali. Non ci sono volti, mani, piedi, occhi da riprodurre, da trasferire dal bozzetto all’originale, perché l’atto creativo non ha bozzetti previ.
“E vide che era cosa buonaâ€. Nella mentalità di Dio la bontà è l’effetto e non la garanzia di un inizio. Viene dopo. Dopo che il nulla ha lasciato posto all’esistente.
La bontà di una cosa non la si deduce osservando il progetto ancora in ipotesi o paragonando l’esito al progetto. Risalta ad atto avvenuto. Viene dopo a qualcosa che prima non c’era e adesso c’é. Ed ha bontà e bellezza, perché c’é.
Si tratta di una bontà che non conferma una previsione soggettiva ma che emana dalla cosa stessa. Buona perché è, perché è degna di essere. Non è questa la bellezza della madre? Non è questa la ragione più buona per dire che mio figlio è bello?
Soltanto pupazzi. L’idea creativa del “soltanto†che Kim ci esprime ora diventa l’idea della bellezza. Anch’essa, senza contenuti. Non la bellezza di un certo corpo, né di certi occhi, non la bellezza della quantità , così che ad alcuni appare bella e ad altri brutta. Ma la bellezza, da sé, per sé, nella pura oggettività , in un unico aspetto, per l’eternità .
Le stringhe avvolgono madre e figlio in un unico abbraccio, altre volte differenziano lo spazio fra di loro, alludendo –così- alla maternità come unione e differenziazione.
In quanto unione, la maternità è simbiosi e la madre riproduce se stessa. Di nuovo, come Dio creatore che nelle creature fa risplendere se stesso. Non però nel senso del clone ma analogico, dove qualcosa rimane identico a sé e qualcosa cambia.
Con gli anni, l’uguaglianza analogica si sviluppa in diversità e la madre sempre più vivrà suo figlio come creatura diversa da sé. Scoperta gioiosa ma a volte tragedia. La diversità le apparirà troppe volte sconfessione di sé, avversità da ostacolare, evento da colpevolizzare. Qualcosa rimane e qualcosa si perde.
I nastri che avvolgono sono gli stessi dei nastri che separano. La libertà di essere, ciascuno, nella propria libertà di essere senza sconfessare l’appartenenza crea una disposizione armonica fra le figure che sulla scena si dispongono in modo da creare un’armonica danza di chi si sente se stesso e –dunque- con l’altro.
Alessandro Manenti
Preside dell'Istituto Teologico Interdiocesano - Reggio Emilia
Docente presso la Pontificia Università Gregoriana - Roma
Generare oggi
La maternità /paternità , prima ancora di essere indagata e rappresentata, è iscritta nella vita, come il respiro; è grazie a questo evento, con il suo prima e il suo dopo, che, da migliaia di anni, il pianeta Terra si popola ed avanza nella storia.
Forse per il Prometeo d’oggi questo affannarsi di corpi non merita alcuna passione, tanto è necessario per una specie che, come tante altre, deve riprodurre per perpetuarsi. Un meccanismo, un impulso genetico, che giustifica (quasi) tutto. E' uno sguardo freddo, lontano.
Il Dio biblico, invece, soffre come una madre, con (e per) il suo popolo in movimento; forse è per questo che associare l'immagine di Dio a quella della madre, proposta da Giovanni Paolo I in uno dei suoi interventi, si è trasformata in poesia/rivelazione ed ha trovato eco nei media. Non è stata solo un'immagine accattivante, ma la sintesi condivisa nel profondo dei più di un percorso che parte dal cuore, dall'amore come scommessa (“io credo in te, tu credi in meâ€), che spiega il legame di Dio ad ogni vivente e diventa cifra per i rapporti umani.
La tensione tra l'istanza tecnologica e quella spirituale, specie nell'ultimo scorcio della nostra storia, fa soffrire e crea schieramenti; tornare alla maternità /paternità come status affettivo e creativo può aiutare a riscoprire l’origine.
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La sensazione che si ha nel generare può arrivare a sfiorare l'ebbrezza dell'onnipotenza, intesa non come dominio dell'altro, ma come possibilità di aprirsi su ciò che sino all'istante prima non esisteva: la vita.
Si arriva a lambire il “magico†tanto ci si sente, consapevoli di una intrinseca debolezza, portatori di un quid che sovrasta.
Un tuffo -un azzardo?- e siamo, in forza dell’essere “generantiâ€, dall'altra parte; diventiamo i protagonisti del miracolo. Un Sopra-Naturale ci accoglie, chiede la nostra collaborazione, e cominciamo un viaggio dentro il mistero: tra prescrizioni mediche e sospiri, insonnie e ninna nanne.
Pare quasi impraticabile questo viaggio per donne sole; eppure sono tante quelle che accettano di continuare quando i padri lasciano. Tabernacoli di fronte ai quali non resta che sostare. In silenzio.
C'è chi si appella alla tecnica e poi dice: “ce la faccio da meâ€. Chi ha la pretesa di un generare solitario innalza un vessillo di libertà personale, rifiutando la complementarietà e la relazione; il dramma é che nel momento in cui si rivendica la maternità solitaria, ovvero l’autonomia nel generare, c'è comunque un altro essere che diventa forestiero. L'amore verso una (propria) creatura diventa strumento “contro†altre creature. Come potrà far breccia la solidarietà ?
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Generare è una delle declinazioni del divino che è in noi; nel nostro tempo, tra le opzioni, c’è la terribile tentazione opposta di trasformare l'evento in un esercizio appartato di autorealizzazione.
Giorgio Notari
Direttore del Consultorio familiare
matrimoniale e prematrimoniale di Reggio Emilia
KIM HYON-SOO
M.A.R.I.A (A tutte le madri del mondo)
“artista è colui che sa scendere in se stesso a una profondità tale da incontrare delle visioni che sono anche azioni; l’arte vera dissipa la contraddizione tra azione e contemplazione, poiché è una contemplazione attiva o un’attività contemplativa (...) “
M.Zambrano
A proposito del lavoro di Kim Hyon-Soo è stato scritto che può essere paragonato a una metamorfosi, a una continua e quasi impercettibile trasformazione, dove il nuovo si intreccia all’esistente in un graduale e coerente sviluppo concettuale. Dove non può essere estranea una analogacondizione di incontro ed incrocio tra Estremo Oriente e Occidente, tra paese d’origine (Corea) e paese di elezione (Germania), tra fascinazioni culturali innestate sull’esperienza di scelte e di punti di vista contrastanti. In questo senso la relazione principale si arricchisce di una disponibilità a porsi come tramite nello sviluppo di un processo inclusivo di autentica mediazione. Mentre si avvale delle procedure e dei mezzi più versatili per corrispondere ad una modalità del pensiero che si trasforma nell’esaltare le peculiarità e le qualità sottese dei materiali usati. In questo senso l’installazione M.A.R.I.A è tutta imperniata sull’universalità di un riconoscimento immediato della figura della madre (e del figlio), letteralmente avvolta in una vivace e coloratissima simbiosi Nel ricorrere ad uno degli archetipi fondanti di tutte le culture, Kim Hyon-Soo sembra cogliere il punto di crisi e di rottura di una contraddizione resa ancora più evidente sotto le forzate insegne della globalizzazione tra est e ovest.
Affrontando la dimensione del sacro nella separazione e nell’ambivalenza di un contatto regolato da differenti rituali che ne preservano l’efficacia, ildispiegarsi delle figure materne, secondo una configurazione che richiama un modello di rappresentazione religiosa e cristiana, modifica e sostiene il valore antropologico e simbolico del superamento dei confini e dei limiti spazio-temporali. In questo caso evidenziato anche dalla grafia “puntata†del titolo che nell’evidente scansione di una lettera dall’altra del nome MARIA, pare suggerire un acronimo e un logo criticamente “globaleâ€. Penso si possa cogliere in questa attenta cura di tutti gli elementi che compongono l’installazione, una volontà di preservare un rapporto di comunicazione estetica tra il “familiare†dell’oggetto e lo “straniamento†della percezione, tra consuetudine e infrazione della norma, tra leggerezza dell’atto e fuga dalla costrizione della realtà mimetica. In altre parole un fare intrinsecamente realista, in quando in grado di sperimentare un modo di vedere dentro le cose oltre il loro valore simbolico. La centralità di queste “madri†prive di sembiante, ma identificabili nell’alterità e nelle differenze dei colori e delle appendici filiali, motivate dagli usi e dai costumi, sembra qualificare e codificare in chiave contemporanea la necessità e l’urgenza di accogliere, proprio all’interno degli edifici sacri, nuove forme di relazione ambientale e di risonanza “testimonialeâ€. Dove l’eccesso di consuetudine e lo schematismo iconografico della mera tradizione sembrano spesso impedire l’accesso al riconoscimento delle nuove modalità e dei
nuovi linguaggi dell’arte come espressione di religiosità trasparente e profonda, inquieta e dischiusa sulle frequenze dell’azione e della visione.
Roberto Daolio
Docente del Corso di ANTROPOLOGIA CULTURALE
Accademia di Belle Arti Di Bologna
Hyon Soo Kim
1956 Born in Andong, Korea.
1975 – 1977 Studied Applied Art at Sang Ji College in Andong, Korea.
1993 Studied under Hans Baschang painting at Academie der Bildenden Künste Munich. Currently lives and works in Munich, Germany.
Esposizioni Personali (selezione)
1996 Ignaz Günterhaus, Artothek, Munich.
1998 Project “Gefäß“( Vessel ) Installation at Town yard workshop, Munich sponsored by Matthias Pschorr Cooperation with City Cultural Counselling of Munich.
1998 Project “Gefäß“( Vessel ) Installation at inner City Medical Institute Ludwig Maximilian University of Munich.
2000 “Vergebliche Form“ ( Vanished Form ) at Gallery at Praterinsel, Munich.
2002 Planetarium, Jena, Germany.
2003 Kunsthalle Erfurt, Germany.
2004 Coex Art Hall, Seoul, Korea
Esposizioni Collettive (selezione)
1992 Big Summer Exhibition in the Ganserhaus, Wasserburg, Germany.
1993 Exhibition “Female Artist for Cancer Aid†Gallery Lisi Hämmerle in Bregenz, Austria. 1995“Open Art“ Gallery at Praterinsel, Munich, Germany.
1999 “Die ersten Jahre der Professionalität“ (First year of professionality) Gallery of Artist, Munich, Germany.
1999 “die lange Nacht der Museen“ (Long Night at Museums) Gallery at Praterinsel, Munich,Germany.
2000 “Komplementäre Raumvisionen“ (Complimentary Space Vision) with Stephan Reusse at DG Deutsche Gesellschaft für Christliche Kunst (German Association of Christian Arts), Munich, Germany.
2000 “Klang Schatten“ Installation of Modern Art at Five Churches in the city of Erfurt, Germany. 2000 “Kokon“ - Eine Poetische Installation (Cocoon, a poetic installation) with E. Byok Song Woo at Hotel Mariendl, Munich, Germany.
2000 “die lange Nacht der Museen“ Gallery at Praterinsel, Munich, Germany.
2000 “Kokon“ - Eine Poetische Installation (a poetic installation) with E. Byok Song Woo at Gallery at Praterinsel, Munich, Germany.
2001 “Surrender“ aero plastics damasquine Contemporary Art Galleries, Brussels, Belgium.
2001 “Lichtmarken
2001†Pasinger Factory, Munich, Germany.
2001 “Zeitgleich“ Gallery of Artist, Munich, Germany.
2002 “Klangprojekt“, 11th Kultur Arena, Jena, Germany.
2002 “Rhythmen der Nacht“(Rhythm of the night)Landshut,Germany.
2002 Galerie 561, Landshut, Germany.
2002 “Romantik Art“(Romantic art), Frauen Museum, Bonn, Germany.
2003 “Madonna†Diözesanmueum, Freising, Germany.
2004 “Glück†ACC Gallery Weimar, Germany. 2004 “Living Litho†Kunst Pavillon Munich, Germany.
Opere su Commissione
Gallery Fred Jahn, Munich,
Germany. Central Bank of Germany Collection, Frankfurt,
Germany. Bayerische Staatliche Graphische Sammlung,
Germany. Pinakothek, Munich
Germany. Diözesanmuseum Freising
Premi
Awarded First prize at 2003 Art prize Ebersberg, Germany.
Awarded Scholarship from Rainbow Foundation 1989 ~ 1993. Catalogue support from Rainbow Foundation 1993. Publication support, LMU Hospital, Munich, Germany. Grant from Matthias Pschorr Fondation 1998. Awarded Scholarship H.S.P. yearly sponsorship from Academy of Fine Arts, Munich, Germany 2000. Project support for M. A. R. I. A. Diözesanmuseum Freising, Germany 2003
Inaugurazione: sabato 28 maggio alle ore 18.00
Chiesa Madonna del Voto
Via Emilia - Modena