Galleria Bevilacqua La Masa
Venezia
piazza San Marco, 71c
041 5207797, 041 5208879 FAX 041 5208955
WEB
Tre mostre
dal 7/6/2005 al 3/10/2005
041 5207797 FAX 041 5208955
WEB
Segnalato da

Giorgia Gallina




 
calendario eventi  :: 




7/6/2005

Tre mostre

Galleria Bevilacqua La Masa, Venezia

Dai primi anni '90 Lucy e Jorge Orta collaborano su progetti il cui scopo e' di scatenare azioni e reazioni. La mostra nella sede di piazza San Marco funge da forum nell'ambito del quale sviluppare un nuovo obiettivo di ricerca; esposte una serie di Unita' Mobili di Intervento e di installazioni che riguardano il ciclo di raccolta e distribuzione dell'acqua. Nella sede di Palazzetto Tito i dipinti Karen Klimnik raffigurano interni di quartieri, animali, ritratti di donne misteriose e sconfinati paesaggi d'epoca in cui si collocano questi personaggi. All'interno del Cortile di piazza San Marco e nel cantiere Insula in Riva degli Schiavoni installazione dell'architetto Yona Friedman 'La ville spatiale on the lagoon'.


comunicato stampa

Piazza San Marco, 71/C Venezia

Lucy e Jorge Orta
Drink Water!
A cura di Gabi Scardi

Dall'8 giugno al 3 ottobre 2005, la Fondazione Bevilacqua La Masa presenterà a Venezia nella galleria di piazza San Marco, l'esposizione DRINK WATER di Lucy e Jorge Orta, a cura di Gabi Scardi.
Dai primi anni '90, Lucy e Jorge Orta collaborano su progetti il cui scopo è di scatenare azioni e reazioni. Insieme hanno fondato lo Studio Orta a Parigi nel 1991 e the Dairy a Marne la Vallè nel 2002, due centri di ricerca e collaborazione per l'amministrazione e la produzione di opere d'arte, pubblicazioni, laboratori, seminari e residenze.
La mostra organizzata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, funge da forum per i due artisti nell'ambito del quale sviluppare un nuovo obiettivo di ricerca. Questa volta infatti, a Venezia, sarà affrontato il tema della generale carenza dell'acqua come risorsa naturale e delle questioni concernenti gli effetti che la privatizzazione e il controllo aziendale hanno sulla possibilità per Tutti di accedere all'acqua pulita. A partire dall'analisi rigorosa di tale problema cruciale e attraverso un'elaborazione poetica, la squadra produrrà una serie di "Unità Mobili di Intervento" e di installazioni che riguarderanno il ciclo di raccolta e distribuzione dell'acqua.
Come base di discussione, sarà installato nella galleria un sistema simbolico di filtraggio e purificazione dell'acqua, per rendere il Canal Grande acqua potabile da distribuire durante la Biennale, imbottigliata e pronta per l'uso generale.
Come per le precedenti iniziative pilota, "Hortirectycling" il progetto di riciclo del cibo di scarto o 'Life Nexus', la campagna informativa per la donazione degli organi, DRINK WATER è un'altra occasione che hanno gli artisti di poter usufruire di laboratori interdisciplinari, creando così un processo aperto e di partecipazione allo scopo di attivare l'energia collettiva. La purificazione, il trattamento e la distribuzione dell'acqua potabile sono i temi centrali dei laboratori, che coinvolgeranno studenti e giovani artisti, ospiti di: Fabbrica Treviso, in febbraio, del Van Abbe Museum, Eindhoven in marzo e di The Dairy, Francia in maggio. Il progetto, sarà accompagnato da una pubblicazione.

Lucy Orta, è nata in Inghilterra nel 1966, ha compiuto i suoi studi in design di moda. Dai primi anni '90 crea le "architetture con l'anima", come lei stessa le definisce. Sono oggetti di risposta al suo sguardo critico e costruttivo diretto alle aree più delicate della società, evocando il bisogno di cambiamento, prefigurando la realtà in modo poetico e suggerendo stili di vita alternativi. I lavori iniziali "Refuge Wear" e "Body Architecture" sono tende che si trasformano in soprabito, zaini che si trasformano in sacco a pelo o tenda, strutture prototipe leggere e autonome da essere usate in situazioni di emergenza. L'artista ha creato "Nexus Architecture" in cui un numero variabile di persone indossano tute che sono collegate tra di loro, dando vita a strutture modulari e collettive che concretizzano il concetto di Legame Sociale. L'artista ha prodotto numerosi interventi ed azioni mettendo in risalto temi cruciali del mondo contemporaneo quali la comunità e l'emarginazione sociale, la dimora, la mobilità, lo sviluppo sostenibile, il riciclaggio. Contemporaneamente Lucy occupa la prima cattedra di Moda Rootstein Hopkins al London College of Fashion dove partecipa attivamente ad una serie di progetti di collaborazione di ricerca accademica, che vanno anche ad alimentare il suo lavoro. Ha fondato e adesso dirige il progetto industriale di design "L'uomo e l'Umanità" alla Design Academy di Eindhoven (2001). Si tratta di un programma di master intensivo che stimola soluzioni di design sostenibile e di carattere sociale, sotto forma di sistemi e prodotti. Recentemente la Phaidon Press ha pubblicato una monografia sul suo lavoro che è parte della serie che riguarda gli artisti contemporanei.

Jorge Orta, nato in Argentina nel 1953, ha studiato contemporaneamente belle arti ed architettura incominciando la sua carriera come pittore. Durante la dittatura militare in Argentina, Jorge ha sviluppato molte forme di comunicazione visiva alternative e d'avanguardia, dalla mail art a installazioni video, performance e lavori effimeri di grandi dimensioni. Da allora ha creato un tipo di arte pubblica unica, attraverso collaborazioni con comunità locali e raccolte di insegne e immagini contestuali, da proiettare su luoghi leggendari e urbani di importanza culturale ed ecologica. Ne sono esempio 'Poeme Infographique' del 1992, per il Pompidou Centre di Parigi e 'Imprints on the Andes ', una spedizione attraverso la catena delle Ande, che si è conclusa sulla rocca del Machu Pichu in Perù, per il cinquecentesimo anniversario della scoperta delle Americhe nel 1992. In 'Light Messenger', in occasione della Biennale di Venezia del 1995, in qualità di rappresentante dell'Argentina, ha illuminato le facciate dei palazzi veneziani con graffiti di luce e lo stesso ha fatto in altri luoghi di patrimonio culturale mondiale più obsoleti, quali: Capdoccia in Turchia, la città medievale Cuenca che sporge sul Heuca Canyon in Spagna, Aso il più grande vulcano attivo sull'isola di Kyushu in Giappone e le cattedrali di Chartres e di Evry in Francia.

La mostra è stata finanziata e sostenuta dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, Ambassade de France Roma, H&F Patronage Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam; London College of Fashion, Galleria Continua di San Gimignano.

La mostra si sposterà nell'autunno 2005 nel Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam


Palazzetto Tito
San Barnaba, Dorsoduro 2826

Karen Kilimnik

Dall'8 giugno al 3 ottobre 2005 la Fondazione Bevilacqua La Masa ha il piacere di presentare, nella sede di Palazzetto Tito, la prima personale in una sede pubblica italiana di Karen Kilimnik. La Fondazione Bevilacqua La Masa ha già esposto sue opere nella collettiva "Intervista con la pittura" (2002); il pubblico italiano ha iniziato a conoscerne l'opera di artista multimediale, che domina tanto il linguaggio dell'installazione quanto quello della pittura, attraverso la partecipazione alla mostra Post Human presso il Castello di Rivoli (1993). Da allora la tematica che permea il suo lavoro si è precisata e ampliata, fino a inserire il mondo reale in un mondo di favola in cui si mescolano la storia personale e collettiva, i sogni delle ragazze, l'influenza dei media in uno sfondo tra l'infantile e il noir.
La scelta della sede espositiva non è casuale: inserendo i suoi lavori nelle stanze di Palazzetto Tito, così segnatamente veneziano e memore di essere stato una dimora vissuta, l'artista mette in risalto un ambiente drammatico e un contesto storico molto intensi.
Da questa esposizione si evincono le preoccupazioni storiche dell'artista: i suoi dipinti raffigurano interni di quartieri, animali particolari, case di campagna e châteaux, ritratti di donne forti e misteriose e di corteggiatori affascinanti. Non mancano ovviamente gli sconfinati paesaggi d'epoca in cui si collocano questi personaggi. Karen Klimnik adatta e arricchisce i suoi temi riferendosi agli aneddoti popolari, storici e ai racconti dell'occulto che predilige.
La collocazione storica del paesaggio si può evincere nel titolo, come nell'opera: "Scene in the Countryside 1600s", o "The Ancient Way", sono dipinti che raffigurano una fitta foresta. In "Me-stole Martha-Paul's dog-Primrose hill, Regent's Park, London 1965" invece ritroviamo una donna e un cane pastore davanti a colline ondeggianti; un ritratto di una ragazza apparentemente ingenua con la bocca aperta ha il titolo sinistro "The Black Plague".
Anche gli animali diventano protagonisti delle opere della Kilimnik: in "George Crossing the Street at the Strand on the Way to the Haymarket Theatre for his Dinner" il protagonista è un cocker così come in un'altra versione del dipinto, "The Ghostly Dog of the Strand", ispirato ad alcune storie inglesi dell'arcano.
Seguendo la tradizione dei grandi maestri della pittura, la Kilimnik rivisita scene e protagonisti per poi ricollocarli in nuove storie e scenari. In questo senso l'artista partecipa alla teatralità manifestata che è alla base della pittura storica. Il concetto è chiaro in "St. George at the Kremlin" ed in "Circe, at the Volcano".
L'interesse dell'artista per il balletto ed i riferimenti ad esso si concretizzano in altre opere come quella della foresta intitolata "Giselle's cottage at the bolshoi".
Il linguaggio intricato e barocco che permea l'opera dell'artista si estende al di là della tela. L'artista considera l'ambiente in cui si colloca la sua opera come parte essenziale dell'opera stessa. I dipinti sono spesso accompagnati da estratti musicali e si completano con l'azione della pittura sull'ambiente in cui sono installati.
L'esposizione veneziana si sdoppia: Palazzetto Tito infatti oltre ad ospitare le tele sulle pareti si trasforma in una casa d'epoca attraverso un installazione pensata appositamente per lo spazio veneziano.
Entrando, i visitatori saranno al centro di un salone con tende stampate alle finestre e sui muri, con lampadari e gioielli che si uniscono a fragili nidi di uccelli, alle gemme ed ai fiori. Nella stanza che accoglie il camino invece ci saranno fiori freschi sulla cappa.


Corte interna della galleria di piazza San Marco, 71/c
Assito Insula "San Lorenzo" in Riva degli Schiavoni

Yona Friedman
La ville spatiale on the lagoon

Presentato dal CCA KITAKYUSHU
a cura di Akiko Miyake

L'architetto Yona Friedman, uno dei massimi teorici nel campo della teoria urbanistica, realizza una doppia installazione sul tema della città ideale. A cura di Akiko Miyake, l'installazione è coprodotta dal CCA di Kitakyushu, il maggiore centro per l'arte contemporanea in Giappone, e dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Il progetto "La Ville Spatiale on the Lagoon", pensato per Venezia, viene realizzato in due luoghi: all'interno del Cortile di Piazza San Marco della galleria della Fondazione e nel cantiere Insula in Riva degli Schiavoni.

Yona Friedman (nato nel 1923 a Parigi dove vive e lavora) raggiunse la fama con il suo manifesto "L'Architecture Mobile" e la sua più significativa applicazione: "La Ville Spatiale". La mobilità che viene plasmata dai suoi studi non è la mobilità dell'edificio, ma bensì la mobilità dell'utente che vi è inserito. Egli ha cercato di raggiungere la massima flessibilità attraverso un'enorme "superstruttura"sovraesistente le città e le altre località. I futuri abitanti erano liberi di costruire le loro abitazioni dentro queste strutture.
Il progetto "La Ville Spatiale on The Lagoon", incentrato sul recupero storico e urbano di Venezia, è stato concepito dall'architetto già nel 1969.
Il progetto illustrato in grande scala, uno realizzato in bianco e nero e uno a colori, sarà presentato nella corte interna della Galleria della Fondazione Bevilacqua La Masa a San Marco e nell'assito di Insula in Riva degli Schiavoni. Il pensiero dell'architetto si evince in maniera chiara dalle sue parole: "La vecchia città di Venezia potrebbe essere condannata. D'altra parte, l'inevitabile decadenza della città può essere considerata come una perdita inestimabile."
Come si fa allora a salvare la città? Non senza l'indispensabile apporto delle genti di Venezia.
La proposta affronta più la salvezza dei veneziani che della città-museo. Consiste nella costruzione di "città-spaziali" in diversi luoghi della laguna, site in modo tale che l'aspetto della città non venga alterato. Queste nuove città vorrebbero divenire la città vivente, e il centro storico verrebbe visto come fulcro di questo nuovo sistema.
Un ringraziamento speciale a Insula che ha permesso la realizzazione del progetto nell'assito di Riva degli Schiavoni. Si ringrazia per la collaborazione Domus.

Immagine: Lucy e Jorge Orta, Ape usine

Inaugurazioni 8 giugno 2005 ore 18.30

Orario 12.00 - 18.00 chiuso il martedì
Prezzo biglietto: Intero 3 euro; ridotto 2 euro

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