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Mirta De Simoni
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13/6/2005

Mirta De Simoni

Libreria Internazionale Ulrico Hoepli, Milano

Mutamenti. I lavori dell'artista soggiaciono al fascino degli spazi infiniti, di una figurazione che non racconta piu' le storie delle forme ma si fa portatrice di una astrazione metafisica. Donne bozzolo, donne che germinano dal basso verso l'alto, torri e colonne che sostengono un cielo che non c'e'.


comunicato stampa

Mutamenti

(...) Qui la torre che è il simbolo se volete del progresso magnifico e progressivo, della gloria, della forza, della potenza militare o statuale ecc., questa torre è depotenziata appunto. Questa torre-potenza è depotenziata da Mirta De Simoni in una dimensione più abordabile di totem, di faro, di verticalità che non nasconde la propria fragilità; quindi è una torre consapevole della propria fragilità si potrebbe dire. E quindi la persistenza della figura umana, piccola torre appunto, ancora capace di passi, dunque di scoperte, dunque di futuro, mi sembra particolarmente suggestiva.

Degasperi prima parlava molto efficacemente di bozzoli mistici per descrivere queste figure femminili. Figure che a me hanno ricordato appunto le mummie, o in certi casi gli ectoplasmi, o i fantasmi, o gli extraterrestri di qualche film. A me hanno ricordato “Incontri ravvicinati del terzo tipo” per esempio. Figure interetniche, primitive come è stato già detto, e quindi assolute, senza razza, senza nazionalità, senza partito naturalmente. Con la cifra della persona umana ad ogni latitudine, in ogni situazione.
(...)
Paolo Ghezzi

(...) I lavori dell'artista soggiaciono al fascino degli spazi infiniti, di una figurazione che non racconta più le storie delle forme ma si fa portatrice di una astrazione metafisica, messaggera di simboli universali che trovano in queste tele la sede appropriata per cantare la sfida dell'uomo alle proprie insicurezze. Donne bozzolo, donne che germinano dal basso verso l'alto. Torri e colonne. Sostengono un cielo che non c'è, di cui percepiamo l'esistenza.
(...)
Fiorenzo Degasperi

(...) Mirta De Simoni, poi, crea spesso attorno alle sue figure il vuoto, magari un po' arabescato, con movimenti materici intensi, ma comunque il vuoto, per cui l'immagine di riferimento viene ancora più caricata di messaggi inconsci, di rimandi al mondo interiore. Tutto può succedere da un momento all'altro, perchè il silenzio prepara al grido e il vuoto è un attivo brulicare di pensieri in cerca di forme. E allora la donna potrebbe parlare, potrebbe srotolare il suo abito marmoreo e scivolare fuori, per mostrarsi nella sua vera identità quella interiore. Il colore cola, il segno graffia, scalfisce la figura ne scandisce il ritmo architettonico, ma la storia rimane rachiusa in quelle forme ferme fuori, vibranti dentro. Incondizionatamente l'artista assegna alla donna un ruolo determinante eppure ha la coscienza di quanto sia difficile essere dentro le giornate da vera protagonista. Ogni donna ha il suo silenzio, lo conduce per mano; lei è padrona di quelli angoli nascosti del sentire che la fanno essere pronta ad accogliere, attenta nel capire.
(...)
Riccarda Turrina

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