Installazione fotografica di Cristiano Christillin.
Installazione fotografica di Cristiano Christillin.
In che modo prendiamo coscienza di noi stessi? Quando e come ci rendiamo conto del nostro proprio sé?
Le opere di Cristiano Christillin in mostra ad Amantes sono innanzitutto un lavoro sul tema dell'identità e si presentano come una costante interrogazione e tentativo di risposta a queste domande. I quattro autoritratti, fatti di immagini tagliate e ricomposte come in un domino, hanno una forte valenza estetica unita a una notevole profondità riflessiva e concettuale.
Il titolo della mostra, che chiude la prima parte della stagione espositiva di quest'anno, è "Conversazioni con la luna" e indica liricamente che abbiamo da fare con la parte profonda, oscura e inconscia di noi stessi. Chi segue la voce della luna, come suggeriva Fellini, ascolta la coscienza riemergere ed è trasposto nella dimensione esistenziale e poetica di se stesso. Come la luna ha due facce, di cui una resta sempre nascosta, anche l'essere umano ha una parte oscura dentro di sé. Così queste opere hanno una doppia dinamica: una interna, che muove fisicamente le sezioni della foto in un gioco di sovrapposizioni e mescolanze di toni e colori, e una che concerne l'insieme dell'esposizione e la sua stessa disposizione fisica.
Non è solo teoria. E' soprattutto un gioco che accade all'interno dell'immagine, nel movimento verso l'esterno e dall'esterno - dal punto di vista esistenziale sono i fatti e le percezioni che ci trasformano e modificano la nostra visione del mondo, anche nostro malgrado.
I quattro autoritratti sono accompagnati da altrettanti testi esplicativi, più un'introduzione. Il primo è "Il sogno desiderato" e mostra il viso dell'artista bambino sovrapposto al suo volto adulto; il secondo è "I movimento - La lotta"; il terzo "II movimento - Ora". Infine, il quarto s'intitola "La veglia attenta" e mostra il futuro, la vecchiaia vista attraverso la figura del padre. I volti sono ripresi direttamente, in primo piano - per intenderci, come avveniva per Liv Ullmann nei più drammatici film di Bergman. Poi sono spezzati, puntando l'obiettivo impietosamente sulle emozioni nascoste e obbligando chi guarda a fare lo stesso.
La questione dell'autocoscienza è scandagliata dal punto di vista esistenziale, ma anche e soprattutto attraverso lo studio della composizione concreta dell'immagine. E' l'esperienza della costante altalena tra perdersi e ritrovarsi del sé, attraverso gli incessanti mutamenti dell'esistenza; il senso di spaesamento che coglie ciascuno quando i molteplici moti del proprio animo si sovrappongono, accavallandosi disordinatamente l'uno all'altro. Ha così luogo una fenomenologia del sé vissuta da vicino, e di cui le immagini sovrapposte, spezzate e mosse sono mezzo diretto e forte di espressione.
E' un percorso, un lavoro su se stessi e insieme una lotta con se stessi. L'immaginazione dell'artista crea le figure come visioni, le produce attraverso il pensiero e la teoria, ma poi le spezza.
La scomposizione di più immagini fotografiche e la loro successiva ricomposizione in una sola figura, ricorda le scelte compositive di David Hockney. Se però in quel caso si tratta di esperimenti ispirati al cubismo, in cui il punto di fuga si sposta all'esterno dell'opera, qui il flusso emozionale mantiene la sua dimensione più tradizionale (dall'esterno verso l'interiorità dell'individuo, dall'opera verso chi guarda). Non si tratta di un gioco di prospettive capovolte o rovesciate, ma un mostrarsi nudi, in tutti i propri movimenti interiori, nel momento fondamentale della decisione urgente tra due o più possibili modi di essere.
In queste fotografie la dimensione personale e quella della riflessione teorica si accompagnano ininterrottamente. Il tema è quello dello stato d'inquietudine esistenziale e dell'autocoscienza.
Quando le situazioni esterne ci coinvolgono e ci sottopongono a stimoli costanti, in sempre maggiore quantità e intensità , l'idea che noi abbiamo di noi stessi si configura inevitabilmente come dinamica e mossa. Così l'individuo appare come un'entità in costante evoluzione e in continua trasformazione, mentre l'idea che noi abbiamo di noi stessi si fa radicalmente complessa e, soprattutto, appare come frutto di diverse e successive stratificazioni in relazione alla molteplicità dei vissuti. Il nostro io diventa ai nostri stessi occhi sfuggente, decifrabile solo osservando la successione delle immagini imbrigliate nella memoria, delle sensazioni fisiche e delle percezioni esterne.
La voce della luna punta il dito sulla radicale fragilità dell'io. Se tentiamo di percepirlo come qualcosa di afferrabile e fisso in se stesso, sfugge. Non rimane che un supporto frammentario di impressioni e sensazioni, in un'altalena continua tra la presa di coscienza e il costante flusso emozionale.
Cristiano Christillin è nato a Torino nel 1965, ha svolto studi di architettura e si occupa attualmente di design.
La mostra s'inaugura presso Amantes il 28/11/2000, dove proseguirà fino al 18/12
inaugurazione: martedì 28 novembre ore 19.00
luogo: Amantes
indirizzo: via Principe Amedeo 38/a Torino
patrocinio: "Città di Torino" e "Regione Piemonte"
testo di presentazione: Maria Cristina Strati
orario: dal lunedì al sabato dalle 16.00 alle 02.00
ingresso: libero
telefax: 011 8172427