Isole. Un percorso attraverso otto musei: installazioni, film, sculture, fotografie
Isole
A cura di Alice Rubbini
Venezia, Palazzo Ducale| Museo Correr| Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana|
Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna e Museo d’Arte Orientale| Museo di Palazzo Mocenigo| Ca’ Rezzonico-Museo del Settecento Veneziano| Museo Storico Navale
Isole è una grande opera unitaria. Si snoda in un percorso attraverso otto musei di Venezia, per ciascuno dei quali Maurizio Pellegrin ha concepito e realizzato uno specifico lavoro: installazioni, film, sculture, fotografie, che – pur fortemente e singolarmente caratterizzate- di quest’opera costituiscono le sezioni, assieme agli spazi che le ospitano e che di esse fanno parte integrante.
Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Musei Civici Veneziani, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano, Biblioteca Nazionale Marciana, Museo Storico Navale; è curato da Alice Rubbini con la partecipazione di Michela Rizzo.
Il percorso è nel suo insieme accessibile al pubblico negli orari di ciascun museo, con il Museum Pass dei Musei Civici Veneziani (l’ingresso al Padiglione delle Navi del Museo Storico Navale – dove sono presenti le installazioni - è gratuito).
Catalogo Charta.
Isole parla dell’artista e insieme dei luoghi e degli spazi che ha scelto per ospitare i suoi lavori. Entrambi dicono di Venezia, della continuità tra passato e presente, della sua vitalità nascosta, con distacco dagli stereotipi e dalla volgarità dilagante.
Un’opera ambiziosa, che ha richiesto un lungo tempo di gestazione ed esecuzione.
Un’opera elegante come è Venezia: una Venezia non solo contenitore di eventi e opere provenienti dall’esterno, ma laboratorio e destinatario di ciò che crea, in un equilibrio che prevede armonia anche nelle dissonanze.
Un’opera che tocca con le sue sezioni lo spirito e il corpo, le condizioni dell’animo e della mente.
Una visione autobiografica dell’artista in relazione a differenti stati della materia e dello spirito.
La pratica di lavori specifici per gli spazi che li contengono fa parte fin dal 1990 della poetica di Maurizio Pellegrin. Ecco i titoli di ognuna delle sezioni di Isole: Museo Correr-Pinacoteca: Lo spazio terzo (installazione di dipinti d’epoca in vario modo trattati mediante apposizione di fili o tessuti); Palazzo Ducale - Sale dei Cuoi e della Quarantia Criminal: Impermanenza e Trasmigrazione (installazione e filmato); Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana:1 - Tracce dell’Essere, 2 - Trasformazione, tra decadimento e nuovo stato (installazioni con oggetti e sculture); Museo di Palazzo Mocenigo: Quotidianità tra culto, simbolismo e rappresentazione (installazione); Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano: Memoria e Permanenza (installazione con fotografie); Ca’ Pesaro, 1. Galleria Internazionale d’Arte Moderna:Transito e Scorrimento (composizione frammentaria di oggetti ed altri elementi), 2.Museo d’Arte Orientale: Moltiplicazione dell’Essere (installazione); Museo Storico Navale: Ossessioni dell’essere (installazione e film)
Maurizio Pellegrin, nato a Venezia nel 1956, vive e lavora tra New York e Venezia, ove si è laureato in Arte Contemporanea e ha studiato Letteratura e Filosofia a Ca’ Foscari, Pittura e Scultura all’Accademia di Belle Arti. A New York ha studiato Sociologia alla New School e Filosofia Orientale alla NY University ove ora è docente di Disegno e Critica delle Arti nel Master in Fine Art; è inoltre docente di Scultura e Fenomenologia delle Arti al TC della Columbia University. Ha al suo attivo una trentina di pubblicazioni. Come artista conta oltre centotrenta mostre personali e quasi trecento collettive nei maggiori musei e gallerie private del mondo.
Maurizio Pellegrin combina serie di oggetti simili con altri apparentemente non relati in termini di stile, materiale e misura. Tutti insieme danno vita a un paesaggio del desiderio, popolato degli oggetti e dalle immagini che egli riporta dai suoi viaggi e che combina con altri elementi, corde, stoffe, tele imbottite, fotografie ed altro, che diventano il corpo delle sue opere, in cui ogni cosa diviene metafora, chiave di interpretazione o rimando a una visione più ampia. Un universo composto di elementi e pianeti che tendono all’unità e che racchiudono un’energia simbolicamente quantificata in valori numerici. Così ogni opera è per Maurizio Pellegrin possibilità di sviluppare la conoscenza e mantenere un sottile equilibrio tra spirito e materia.
LE SEZIONI
Museo Correr- Pinacoteca: Lo spazio terzo
Quattro dipinti di proprietà dell’artista del XVI , XVII e XVIII secolo vengono trattati in vario modo (uno sarà fasciato da un tessuto, uno avrà degli oggetti, uno delle sfere di filo, uno dei fili) e collocati nelle sale di Antonello da Messina (34), di Vivarini Cima e Lotto (37)e di Carpaccio (38)
Il progetto del Correr è focalizzato all’individuazione di quel luogo di transizione tra passato e presente, vita e morte, simboleggiato dall’apposizione di fili e tessuti sulle opere. La funzione dell’ intervento ricorda quella dell’Engawa giapponese, specie di terrazzo ligneo o impropriamente veranda scoperta o piattaforma, su alcuni lati della casa, che divide l’interno dall’esterno, privato e pubblico, artificio e natura. Una simbiosi tra le opere dei maestri del passato e il gesto contemporaneo del partecipare a quella storia con una continuità di spirito e linguaggio, al di fuori della temporalità .
Si afferma negando con un gesto l’opera, e si nega l’isolamento affermandone il suo esistere e persistere.
Palazzo Ducale -Sala dei Cuoi e Sala della Quarantia Criminal: Impermanenza e Trasmigrazione
L’opera si divide in due sezioni: un film e una installazione.
It was an Impossibile Love è il titolo del film in bianco e nero, di tre minuti e mezzo, proiettato direttamente sul bellissimo armadio della Sala dei Cuoi.
L’installazione è strutturata sul pavimento della attigua sala della Quarantia.
E’ la storia di un amore tra un uomo cinese, l’artista stesso, e una donna giapponese.
Entrambi sono morti. L’uomo è in via di reincarnazione, la donna è ancora in uno stato di impermanenza. Entrambi sono in uno stesso spazio ma in tempi diversi, e il loro congiungersi diventa impossibile.
Il film mostra l’uomo in abiti cinesi quasi fermo in un set anonimo con giornali cinesi. Talvolta l’uomo abbandona la sua fissità e si lascia andare in sottili gesti ossessivi, patetici, ironici, ripetitivi.
Il sonoro consiste in una poesia sull’impossibilità di questo amore, in lingua cinese (mandarino).
L’installazione consiste di una grande tela bianca di cotone grezzo e imbottita disposta sul pavimento. Al di sopra una serie di oggetti d’epoca cinese e giapponese, un dipinto a tempera di una coppia cinese del XIX secolo, fasce ricamate per i capelli di bimbi cinesi del secolo scorso, libri ed altri oggetti.
Elementi simbolici della presenza dei due amanti.
L’opera sottende un avvenimento sottolineando l’idea di tempo e spazio, sulla loro esistenza e valenza. Spazio fisico e spazio interiore, spazio del corpo e dello spirito, della coscienza e della memoria. Tempo della materia e dell’essere, della mente e della memoria, tempo reale e virtuale.
L’opera è sottesa al numero sei, numero dell’amore.
Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana -Antisala:
1 - Tracce dell’Essere
Su di un supporto sono poste alcune campane di vetro del XIX secolo, con all’interno oggetti manipolati dall’artista.
Tracce dell’essere materico, decantazione di gesti ripetuti che hanno manipolato gli oggetti fino a conferire loro una duplice funzione di presenza storica e di nuova funzione nell’affacciarsi sul mondo.
Rappresentano ciò che rimane, ma senza una accezione di nostalgica memoria. Sono testimoni scelti per catalizzare lo sguardo dello spettatore al fine di muovere in lui la riflessione sul nostro passare sopra gli eventi, eventi che ci sfiorano appena o ci coinvolgono direttamente.
Chiuse in queste campane di vetro, quasi preservate dalla quotidianità , diventano luogo silenzioso del nostro tumulto interiore, delle semplici tracce che tradiscono e scandiscono il nostro vivere.
2 - Trasformazione, tra decadimento e nuovo stato
Dal soffitto scende un filo con appeso un piccolo oggetto, un osso, e una sfera di filo.
Davanti alla bellezza trattenuta nel bianco marmo delle sculture, davanti all’ideale di un mondo che cerca da sempre una condizione di immutabilità , la piccola e fragile opera sospesa nel vuoto ci riporta al nostro destino di uomini, sognanti e mutanti.
Dal decadimento della materia ad una trasformazione che ci prepari ad un nuovo stato, quale esso sia. Il bianco è il motivo dominante, purezza e astrazione, forma e bellezza, ritorno alle origini, rivoluzione che conclude un moto circolare.
Museo di Palazzo Mocenigo- Salotto delle Quattro Stagioni: Quotidianità tra culto, simbolismo e rappresentazione
Dal soffitto pende una struttura metallica a sei bracci, che simula uno stendibiancheria di legno usato nella Pennsylvania. Sotto a ogni braccio è posta una serie di oggetti e fili di comunicazione con i bracci stessi. Gli oggetti, che hanno alcune scale cromatiche del bianco, ricordano direttamente o non direttamente manufatti o strumenti relativi ai costumi , abiti, stoffe, filati. Sono simboli di quella quotidianità che elevata a culto del corpo e della mente trasforma un semplice oggetto in un territorio feticistico o di immagine. Uscendo quindi dalla funzione di mera utilità , si assurge allo spazio di un secondo corpo, che parla per noi, ci accompagna e diventa misura sociale e culturale.
Il bianco usato per quest’opera trattiene le energie del moto del fare in funzione di un momento di meditazione, uno stato di immobilità contraddetto dalla grande struttura mobile di metallo circolare.
Lo spazio dell’opera diventa luogo dell’evento, l’assenza di tempo ne cristallizza la dinamica permettendo al visitatore una sorta di ripiegamento su se stesso o di sguardo ampio sul mondo.
Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano- portego del primo piano:
Memoria e Permanenza
L’opera è costruita su di una struttura di ferro che compone sottili e bassi tavoli, disposti sul pavimento del Portego sviluppandosi per una ottantina di metri, su cui sono disposte 550 fotografie del XIX secolo e prime due decadi del XX secolo, in bianco e nero, montate sui cartoni originali dei fotografi, raffiguranti ritratti di donne, uomini e bambini. Per la maggior parte provengono da città degli Stati Uniti: New York, Detroit, Philadelphia, Pittsburgh, Boston, San Francisco, Chicago, …..e alcune dall’Europa.
Talvolta compaiono degli oggetti ad interrompere la linea sottile di fotografie. Questi oggetti o piccole forme di tessuto imbottito fungono da catalizzatori delle ipotetiche energie che emergono dall’opera stessa. E’ un’opera sulla memoria, ma non ha il carattere di una reliquia la cui unica funzione è il ricordo o l’investigazione storica. Gli elementi posti in stato di relazione o conflitto ne attuano una dinamica portatrice di nuova vita, e l’opera rinasce e ridiventa attuale nel suo svolgersi.
Gli elementi compositivi diventano pretesto per una nuova condizione di comunicazione, e il passato un serbatoio di energie per una sorta di vibrazione e spostamento. Il colore scelto è il verde, principio di nuova vita e il numero base è l’ otto, l’infinito e il perpetuo ricorrere.
Ca’ Pesaro
1.Galleria Internazionale d’Arte Moderna – Nicchie semicircolari e Scalone d’ ingresso : Transito e Scorrimento
L’opera concepita per la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro è l’unica dell’intero progetto fondata sulla composizione frammentaria di oggetti ed altri elementi, già caratteristica dell’artista, in particolare dalla presentazione alla Biennale di Venezia del 1988 di “Il Segreto del 723â€, da cui prese avvio il suo lavoro negli Stati Uniti.
Ogni frammento raccoglie le energie delle precedenti funzioni e - quantitativamente e qualitativamente numerato e definito - stabilisce nuove gerarchie di funzione e senso.
La presenza simbolica ed esoterica di particolari elementi sottende una nuova forza di comunicazione. L’uno nel molteplice a favore di una personale cosmogonia dell’umano, dove forza e fragilità , passione e eros, solitudine e silenzio si fanno portatori di un’opera che pur mantenendo intatta una grande forza estetica, invita gli altri sensi a sperimentare diverse percezioni che vanno oltre lo sguardo.
Il lavoro è costruito intorno al colore rosso, colore delle energie e del movimento.
Una nicchia di quattro metri d’altezza per tre di larghezza, semicircolare, ha un contraltare di piccoli elementi appesi su fili d’acciaio, e il ritmo è quasi musicale, legato al territorio dell’inconscio.
L’altra di simile forma e misura ha elementi più fisici e formali, più relati alla storia dell’uomo e delle sue funzioni materiali, più passionali e tragici.
Lungo le scale, piccoli elementi appesi registrano e completano quest’opera sul transitare della materia, degli eventi, degli atti quotidiani, dei sogni e delle proiezioni. Tutto scorre e si trasforma, così il visitatore scorrendo con lo sguardo questi segni si troverà a transitare in un territorio lontano dalla quotidianità , ma comunque in grado di permettergli una diversa visione del mondo.
2.Museo d’Arte Orientale – Ingresso, Scale delle Lance e vetrina dei Kimono: Moltiplicazione dell’Essere
A lato, a sinistra e destra, dei 40 gradini neri delle scale d’ingresso al cuore di questo piccolo e bellissimo museo, umano e raccolto, aristocratico nella concezione, vengono posizionate 120 sfere di filo di cotone di una calda cromia tendente all’arancione, depositarie delle energie della forza lavoro della loro stessa produzione, simbolo di circolarità e del movimento umano nell’atto dell’avvolgere. Un gesto continuo, ma non ossessivo, una sorta di semplice e primordiale costruzione e addizione fatta di materia e tempo. Alcune lance vengono fasciate di un tessuto dello stesso colore, teso a preservare le loro testimonianze esoteriche di antiche memorie di battaglie forse mai avvenute o di sogni di coloro che immaginavano spingersi lontano nelle terre dell’Asia.
Un telo imbottito contiene una collezione di pennelli cinesi e giapponesi per calligrafia, simboli della moltiplicazione attraverso la scrittura e una fotografia dei primi del Novecento.
Nella vetrina dei Kimono un obi giapponese dello stesso colore ha con sé un piccolo corno animale portatore di un segno iniziatico.
Tutti gli elementi tendono alla moltiplicazione dell’essere, in ogni sua forma e stato.
Museo Storico Navale - Padiglione delle Navi: Ossessioni dell’essere
Una grande tela nera di 3 metri per 15, tesa su telai, dipinta con vari toni del nero. Una sorta di pittura monocromatica con differenti vibrazioni e alcune colature. La tela è appoggiata agli antichi pilastri in mattone del Padiglione delle Navi. Di fronte, la gondola nera del museo viene a sua volta parzialmente contenuta in una fodera nera che la attira in una composizione globale con la tela.
Tra i due grandi elementi, tela e gondola, sul pavimento sono vasi e contenitori con centinaia di pennelli e attrezzi per la pittura, anch’essi neri o con tracce di nero.
Questa sezione è dedicata alle ossessioni dell’essere.
Un film di circa 4 minuti dal titolo Turn on Turn off viene proiettato sul relitto di ferro Elettra, nell’enorme padiglione che lo contiene. L’artista è ripreso in bianco e nero, in maniera un po’ grottesca con un lungo naso di carta, mentre una luce si accende e spegne (turn on turn off).
Attraverso il sonoro del film (il rumore di un proiettore cinematografico a pellicola), i gesti che si ripetono, il farsi della grande tela in una sorta di enorme laboratorio, vengono scandite alcune ossessioni dell’uomo, l’esistere e il creare per esistere. Il nero diventa impenetrabile, uno schermo per ripararsi da ogni tipo di tensione ed energia, un’operazione di distacco dalle piccole cose del quotidiano.
Musei Civici Veneziani, Comunicazione e Ufficio Stampa - Monica da Cortà Fumei, Riccardo Bon, Alessandro Paolinelli, Sofia Rinaldi, tel.++39 0412747607/08/14/18 fax/04 pressmusei@comune.venezia.it
Cerimonia inaugurale: Ca’ Rezzonico, venerdì 2 settembre 2005, ore 18,30
Palazzo Ducale, 2. Museo Correr, 3. Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana
Fino al 31 ottobre, 9-19; dal 1 novembre, 9-17 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna e Museo d’Arte Orientale (chiusi al lunedì)
e
Ca’ Rezzonico-Museo del Settecento Veneziano (chiuso al martedì)
Fino al 31 ottobre, 10-18; dal 1 novembre, 10-17 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Museo di Palazzo Mocenigo (chiuso al lunedì)
Fino al 31 ottobre, 10-17; dal 1 novembre, 10-16 (la biglietteria chiude mezz’ora prima)
Museo Storico Navale (chiuso alla domenica e nei giorni festivi)
Dal lunedì al venerdì 8.45 - 13.30; sabato 8.45-13
Biglietti
Isole è un progetto integrato in ciascun museo, accessibile quindi con il normale biglietto d’ingresso.
È possibile visitare l’intero percorso di Isole e godere quindi appieno dell’opera nel suo insieme con il
Museum Pass dei Musei Civici Veneziani (l’ingresso al Padiglione delle Navi del Museo Storico Navale è gratuito).
Intero euro 15,50
Ridotto euro 10.00
ragazzi da 6 a 14 anni; studenti * dai 15 ai 29 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di studenti o ragazzi; cittadini U.E. ultrasessantacinquenni; personale* del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling Venice Gratuito
residenti nel Comune di Venezia*; bambini 0/5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici* che accompagnino gruppi; capigruppo (gruppi di almeno 21 persone previa prenotazione); membri I.C.O.M * è richiesto un documento
Informazioni: mkt.musei@comune.venezia.it
Prenotazioni http://www.museiciviciveneziani.it call center 0415209070