Chiostro dall'Abaco
Verona
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Dario Gambarin
dal 22/7/2005 al 23/8/2005
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Segnalato da

Romana Schumann


approfondimenti

Dario Gambarin



 
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22/7/2005

Dario Gambarin

Chiostro dall'Abaco, Verona

Evocazione. Opere recenti. ''Il linguaggio di D. Gambarin si alimenta da sempre di una tensione pittorica, che vede l'impeto del gesto alternarsi all'immediatezza di un colore che esprime rabbia e poesia allo stesso tempo.'' Marina Coden


comunicato stampa

Evocazione

Dario Gambarin presenta al pubblico le più recenti opere, tele con tecniche miste.

“ EVOCAZIONE ” è il titolo della Mostra personale di Dario Gambarin. Artista che, nella libera espressione dell’essere, riflette nelle sue tele, i brandelli del nostro subconscio, le lacerazione dell’uomo. Dal 1993 ha esposto le sue opere in 27 mostre personali in Italia e all’estero (USA, Germania, Svizzera, Turchia).

Il linguaggio di Dario Gambarin si alimenta da sempre di una tensione pittorica, che vede l’impeto del gesto alternarsi all’immediatezza di un colore che esprime rabbia e poesia allo stesso tempo.
Alle pennellate dense e decise che rincorrono spesso la sagoma o il profilo di un volto o di un teschio senza nome, l’artista alterna nei suoi lavori più recenti quel dripping di apparente matrice americana, ma di sapore più verosimilmente mediterraneo, dove lo sgocciolamento del pigmento in vortici di materia sospesa e rarefatta raggiungono un punto d’equilibrio nel cosmo e nelle galassie multiple del colore. L’espressionismo tedesco remoto e recente, l’action painting americana, ma anche il nostro informale più materico e pastoso, sembrano aver contribuito alla nascita di un linguaggio stilistico, che rimane tuttavia atipico, in anni in cui la figurazione puntuale sembra aver ripreso il sopravvento. Le icone inquiete e reiterate, che l’artista imprime sulle sue tele spesse e cariche di colori stratificati, rimandano infatti ad un inequivocabile linguaggio simbolico e vitale nella sua immediatezza. Nel reticolo dei segni e degli archetipi pagani il colore è solo un mezzo per raggiungere una forma, che porta con sé l’essenza di un concetto, a volte lontano dal referente figurativo vero e proprio. L’arte di Gambarin risulta quindi pervasa da un’energia misteriosa e potente, il cui impatto visivo immediato ci introduce, come una trance metapsichica profonda, nei meandri tortuosi ed inesplorati della mente incosciente e della coscienza mascherata. La potenza del flusso vitale riesce così a rompere gli schemi precostituiti della comunicazione verbale e visiva ed a scardinare le regole del linguaggio convenzionale, portando intuitivamente a galla frammenti di verità vissuta. Il tutto a favore di un' arte che sente come esigenza primordiale il dialogo con la vita e per la vita.
Marina Coden

Di formazione accademica, il suo lavoro non è scevro da un percorso espressivo che, partendo da suggestioni oniriche pre-espressioniste, approda a nuovi orizzonti simbolico-surrealisti, ricchi di suggestioni filosofiche. Oggetti del suo lavoro sono materiali ed espressioni filtrate da una luce interiore, sola interprete di realtà noumeniche dell’umano divenire dove i colori tratteggiano, con un virtuosismo sinfonico, maschere umane, che deformandosi, fluttuano una immaginaria realtà. Questa fantasia visionaria è il simbolo che, in tal espressione pittorica, fuoriesce e straborda da colori che scangiano e cangiano, quasi a testimonianza della trasformazione convulsa nell’IO di continui stati emozionali. Ecco che le sensazioni hanno colore e l’immagine si fa linguaggio universale, utile anche a superare la frattura tra realtà e fantasia.
Noi, al di là dal gesto creativo, al di là dell’opera, non dovremmo limitarci a contemplare queste immagini quanto piuttosto a completarle, facendo prima il vuoto dentro, abbandonando ogni umano pregiudizio, per poi essere ‘disponibili ad esse come una lastra fotografica’.
Arabella Siano

...correnti e scuole, letteratura e politica dell’arte rimangono sullo sfondo, sostanzialmente estranee alla pittura e alla vita dell’artista. Il quale, semplicemente, apre sulla tela un varco all’emozione, scegliendo come soggetto il luogo in cui essa si manifesta primariamente: il volto umano, rappresentato in modo più o meno figurativo e subito sfigurato da tratti e pennelate veloci in colori roventi, gialli e rossi. Nel segno dell’affanno e della concitazione. In una sorta di disperata scomessa: che l’emozione si faccia linguaggio, trovi da sola le vie del comunicare, parli all’osservatore senza mediazioni e infingimenti, quasi per contaggio, in un corpo a corpo, volto a consacrare il primato del colore sul disegno, del vissuto sul pensiero, dell’interiezione sulla frase, del medium sul messaggio...
Alessandro Serra

Tra catarsi e riparazione
Quello che colpisce nelle opere di Gambarin, in questa serie di volti incombenti, fatti di spesse righe dai colori accesi (volti isolati, più spesso allineati in sequenze coatte, talvolta gemellati come doppi inquietanti), è la disperata frontalità della maschera - oppure dello specchio, quando rivela lo stupore di un io che ha perduto se stesso. La perturbante fissità di questi grandi occhi spalancati sui mali del mondo, grazie al lavoro dell’arte (tra catarsi e riparazione), ha come congelato l’angoscia, e l’ha trasformata in una sorta di addomesticata e quasi rassicurante tristezza.
Stefano Ferrari

A volte le opere d'arte vogliono fuggire dalle gallerie, non vogliono entrare nei musei, rifiutano d'essere confinate nelle pagine delle pubblicazioni di settore. Vogliono vivere, senza essere spiegate, nei luoghi del nostro vivere quotidiano. Ecco le mille facce, vere, che Dario Gambarin ha scovato e continua a scovare dietro le nostre maschere: scrutano da dentro di noi il nostro stesso volto, cercano di capire come siamo veramente. Creature spontanee, autocreatesi: generate nella materia della pittura senza curarsi di alcuna regola. Facce sfacciate e sfaccettate, racconti del sé visto dal di dentro. Strati successivi di colore solidificano i volumi del pensiero, i suoi fantasmi, le sue espressioni di fronte al vivere. Facce libere, come canzoni di rivoluzione; senza timore, disposte anche a non essere viste, perché in realtà sono loro che ci osservano. Ecco la verità: non possiamo essere noi ad osservare queste opere, siamo noi gli oggetti che esse, a volte beffarde, mai accondiscendenti, osservano.
Umberto Zampini

Il linguaggio pittorico di Dario Gambarin, apparentemente libero da automatismi, viene espresso nelle tele col metodo di un nuovo espressionismo astratto. L’essersi avvicinato alla psicologia, rende l’opera di questo fervido artista priva di sovrastrutture che solitamente violentano in maniera subdola l’attenzione dell’osservatore. Dai lavori qui esposti, trapela chiaramente una sofferta passione per la ricerca introspettiva – e non solo - dei moti dell’animo. Dario Gambarin lancia messaggi graffianti attraverso un aggressivo e generoso uso del colore che diventa il medium del proprio personale sentire. E’ cosi’ che l’artista trasforma il momento di crisi interiore in creazione. L’opera prende “forma”, si fa visibile e mai fine a se stessa scatena un impatto, forte e incisivo, che si impone forse più ad un profondo livello emozionale che allo strato meramente ottico. La fisicita’ delle tele viene filtrata dalla loro stessa fruizione. Nel momento in cui l’artista tramite loro “comunica” con noi, la comunicazione di per se’ subisce una deviazione. Alcuni eventi tendono inevitabilmente ad uniformare il pensiero e quello che vediamo si appiattisce, perde significato, si svaluta. La scossa del cambiamento vuole proporla Dario Gambarin con una pittura attiva, viva, animata, ribelle, in eterno confronto con ciò che stato e ciò che sara’. Il pensiero si destruttura, per esplodere nell’immediatezza cromatica. Caratteristica che l’artista considera fondamentale per stimolare reazioni “pure” nell’astante.
L’improvvisazione anima le tele. Gambarin, infatti, non ama perdere tempo e anzi lo riesce ad ottimizzare per merito di un’attivita’ creativa veloce: esattamente come la vita stessa, che scorre inesorabile e non aspetta nessuno. L’intuizione artistica e’ carpita nell’attimo in cui il colore, l’idea, si posa sulla tela. Dal momento che esiste la consapevolezza di “fare” arte si innesca un progressivo cambiamento che fa cogliere all’artista quegli aspetti ora cosi’ diversi dalla realta’ precedente. L’intenzione artistica di Dario Gambarin scaturisce dalla volonta’ di svegliare quelle emozioni che la vita di tutti i giorni, con i suoi sotterfugi cronologici, ci ha ormai rubato. E il colore diventa, per Dario, uno schiaffo ideale alla continua perdita di sensi che provoca la societa’ in cui viviamo.
Annalisa Tre

INAUGURAZIONE: Sabato, 23.7.2005 ore 19.00

La mostra sarà aperta nelle serate della rassegna “ESTATE TEATRALE”

Chiostro dall'Abaco
Conservatorio di Verona S.Anastasia
Verona

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