La vertigine dell'infinito. L'antologica raccoglie quasi cento tra dipinti e acquarelli, datati dal 1938 al 2002. ''...A tratti abbiamo l'impressione che tanta tensione lirica non possa mai essere espressa da archetipi visivi e che solo la musica, un'improvvisa irruzione di luce-colore, riesca a rivelare il suono di questa corporiana vertigine...''. Floriano De Santi
La vertigine dell'infinito
A cura di Floriano De Santi
A un anno dalla sua scomparsa, il Museo del Corso di Roma rende omaggio ad Antonio Corpora, con una mostra antologica significativamente intitolata La vertigine dell’infinito che raccoglie quasi cento tra dipinti e acquarelli, datati dal 1938 al 2002. Curata da Floriano De Santi, lo storico dell’arte che recentemente ha realizzato, per conto dell’Archivio Corpora di Roma, i cataloghi generali dell’opera del maestro dell’astrazione lirica, essa comprende degli autentici capolavori: da Composizione del ’45 a Laguna sull’Argentario del ’51 e a Mare del Nord del ’54, da Notturno del ’63 a La riva del lago del ’77 e a Memoria di Giverny dell’ 84.
Dopo una prima formazione alla Scuola d’Arte di Tunisi, nel 1930, a soli ventuno anni, lascia la città natale per recarsi a Parigi. Nella capitale francese conosce la pittura di Cézanne, di Picasso e di Matisse e inizia a mettere a punto la sua visione in senso astratto. Nel ’39 espone alla Galleria “Il Milione†di Milano e si lega in amicizia con Fontana, Licini, Reggiani e Carlo Belli. Dal ’45 il suo itinerario artistico riflette le svariate ricerche della pittura italiana del secondo dopoguerra: fa parte nel ’47 del “Fronte Nuovo delle Artiâ€, poi del nuovo gruppo “Otto Pittori Italiani†- Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova -, promosso dallo stesso Corpora e ispirato criticamente da Lionello Venturi. Se nelle opere degli anni ’30 il colore dirompente, quasi gamme infuocate di Bonnard e di Soutine, sembra dissolvere la struttura formale, e in quelle del ’40 costruisce immagini neocubiste la cui consistenza spaziale è memore della tavolozza musicale di Braque, nel ’50 il suo “astratto-concreto†scompone e appiattisce in sequenze geometriche le forme reali ancora chiaramente decifrabili.
Nel ’52, nel ’56, nel ’60 e nel ’66 Corpora partecipa, sempre con sale personali, alla Biennale di Venezia, e nel ’55 alla Quadriennale di Roma. Nel ’57 espone alla Gallerie Cahiers d’Art di Parigi con un saggio di Christian Zervos. Il gruppo di nuove opere a partire da Après – midi del’57 e Sommesso dell’anno seguente, nato dai maturi anni Cinquanta, improntate a un’intensa luminosità e con un colore inteso come “nucleo emozionale†a trasfigurare qualsiasi ipotesi mimetica, è presentato - l’anno seguente – alla Galerie Springer di Berlino e alla Kleeman Galleries di New York. Nello stesso anno Giulio Carlo Argan scrive un saggio magistrale che viene pubblicato nel famoso mensile francese “XXème Siècleâ€.
Lungo tutti gli anni Sessanta Corpora sviluppa ancora la sua ricerca iconica, il cui processo espressivo giunge al culmine degli anni 1966-67 con le straordinarie tele L’ultima pianta e Spazio verde. La volatile qualità della sua pittura evoca i momenti ascensionali dell’invenzione fantasmagorica, che come voleva il filosofo Bachelard è sempre immaginazione di materia e di colore atmosferico, sia esso celeste come l’aria, o marrone-rosso notturno, o grigio o bianco come le pietre o giallino muschioso. E’ un libero campo di sintagmi policromi nel quale il pittore imprime una specie di sigillo che porta con sé soltanto la sua attenzione scrupolosa e la sua purezza intuitiva. Sono opere che espone, tra l’altro, alla Haaken Galleri di Oslo e alla Biennale di Tokyo.
Dagli anni Settanta in poi il suo informale sui generis è acceso dall’ebrezza sensoriale, dall’estasi neoromantica (Turner e Monet), dall’esorbitanza dell’immaginazione. I colori in capolavori quali La riva del lago’77, Omaggio a Turner dell’82, Luce nuova dell’83 e Nella mente pittura dell’85 (che saranno quasi tutti esposti nell’88, nell’antologica della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), squillano, le luci scoppiano, le forme deflagrano: milioni di fuochi si alzano nella notte, prendendo a prestito la luce della luna, milioni di farfalle notturne frusciano in volo - il rosso delle foglie delle viti autunnali, il rosso delle foglie degli aceri, il rosso degli incendi -. Consapevole che “tutti i colori sono morti se privi di energia†(così Corpora), a tratti abbiamo l’impressione che tanta tensione lirica non possa mai essere espressa ad archetipi visivi e che solo la musica, un’improvvisa irruzione di luce-colore riescano a rivelare il suono di questa corporiana “vertigine dell’infinitoâ€.
Accompagna la mostra di Corpora un catalogo con tutte le opere esposte riprodotte a colori – edito per i tipi della Edigrafital con un’introduzione del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele e un saggio critico del Prof. Floriano De Santi.
La mostra verrà inaugurata al pubblico sabato 17 settembre 2005 dalle ore 20.00 alle ore 3.00
in occasione della Notte Bianca
Catalogo Edigrafital
Museo del Corso
Via del Corso, 320 - Roma,
Orario: Tutti i giorni 10 – 20 (domenica chiuso)
Informazioni: Tel. 06 6786209
Biglietti: Ingresso gratuito