Galleria Mosaico
Chiasso
via E. Bossi 32
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Gianni Poretti
dal 5/10/2005 al 19/11/2005
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Segnalato da

Gianna Paltenghi


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Gianni Poretti



 
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5/10/2005

Gianni Poretti

Galleria Mosaico, Chiasso

Trasparenze, Non-Forme e Oltre. Sculture in vetro. L'artista ha iniziato un dialogo con cio' che si nasconde nel vetro creando opere bidimensionali con colori che si differenziano al variare della permeabilita' della luce.


comunicato stampa

Trasparenze, Non-Forme e Oltre. Sculture in vetro

La comprensione della specificità del materiale e la capacità eccezionale di utilizzare i suoi caratteri fondamentali di sostanza plastica, modellabile e trasparente, hanno aperto a Gianni Poretti la via a varie e inaspettate soluzioni formali autonome. L’artista ha iniziato un dialogo con ciò che si nasconde nel vetro e che da millenni affascina l’uomo. Sorto dalla terra come sabbia, trasformato dal fuoco in sostanza liquida e incandescente come in una pratica alchimistica, nella fase di raffreddamento il vetro diventa un alleato dello spazio e della luce. L’assoggettamento della sostanza calda e morbida (tale che da vicino pare pulsare di vita propria), è per l’artista ogni volta un’esperienza eccitante ed indimenticabile. Il mistero celato in questo materiale trasparente e luccicante che rende possibile l’intensa penetrazione della luce, l’unione della materia e dello spazio, così come la sua fragilità e malleabilità, sono diventate un impulso per il talento e l’immaginazione spaziale-pittorica di Gianni Poretti.

Creando sculture uniche, originali, rese complesse dai molti elementi, l’artista opera efficacemente con la tecnica della fusione del vetro e dei metalli. Il processo di creazione
..comincia dal taglio di una lastra di vetro scelto, ha la sua fase di composizione nell’atto del “dipingere” con i metalli e gli ossidi e si completa nella lenta fase di raffreddamento, sorvegliata attentamente dall’artista per evitare possibili fratture. Nascono in questo modo composizioni straordinarie: opere bidimensionali con colori che si differenziano al variare della permeabilità della luce; sculture tridimensionali come i cicli Stele, Trasparenze, Oltre e Non-Forme, che l’artista crea dal 2002, procedendo ad una terza cottura e ottenendo così incredibili risultati visuali.

Il dualismo fra materia e luogo di metamorfosi della luce e il forte legame con le forze della natura, quale per esempio la furia del fuoco, si armonizzano in modo stupefacente nelle indagini dell’artista. Seguendo attentamente il suo lungo processo creativo, si notano nelle opere connessioni evidenti con queste forze: iniziando dal ciclo Storie di vetro, passando per Stele, Trasparenze fino a Non-Forme e Oltre. Nelle ultime Non-Forme si può inoltre scorgere la tendenza dell’artista a formare delle sculture in modo più dinamico rispetto alle prime Storie di Vetro. Troviamo questo dinamismo per esempio nelle opere N-F 3 di. XXIV 2004, N-F 3 di. XXIX 2004, N-F 3 di.

Contrast I , 2003, N-F 3di. Contrast II 2004, e anche N-F 3 di. Oltre I 2004, N-F 3 di. Oltre II 2004; in tutti questi lavori la simultanea dominanza dei rossi ci riporta alle immagini delle fiamme dell’incendio. In opposizione alle parti calde troviamo le parti blu, fredde, che nella loro espressività, ci ricordano gli altri elementi della natura: l’acqua e l’aria. Le chiare strisce di vetro nelle opere N-F 3di. XLI 2005 e Mosaico 2005 sembrano essere l’abisso di un mare increspato: i pensieri corrono al mistero sorprendente della luna e il suo rapporto con le acque della terra. La straordinarietà di queste sculture è conferita in parte dal colore e dalla forma, ma sono sopratutto il vetro e la luce che lo attraversano ad animarle. Il vetro, la cui semi-trasparenza è profondità, come l’abisso del mare, e la luce, la cui ingerenza variabile, capricciosa, improvvisa, crea ogni volta nuove sfumature, mostra allo spettatore il fascino del materiale. Ad ogni variazione d’illuminazione percepiamo le intense opere di Gianni Poretti in modo diverso; diversa è la relazione tra luce e ombra, diverso è il riflesso, diverse appaiono le macchie nell’oscurità. A completamento di questa percezione visiva, l’artista propone la sensazione tattile come modalità decisiva di lettura. Creando “quadri vetrati” come Trittico 2001 o Dittico 2005, egli stimola l’esplorazione delle sculture tramite il tatto. Sentiamo allora il desiderio di sfiorare con il palmo della mano la loro superficie per avvertirne la ruvidezza o la levigatezza, le forme lisce e ondose o i bordi acuti. Nonostante il carattere essenziale, o forse grazie ad esso, malgrado la loro forma semplice, le opere sono piene di forza espressiva.

Nella creazione di tutti i suoi lavori l’artista si avvale di una grande esperienza e del suo talento, benché nel loro aspetto definitivo un ruolo appartenga sempre, per natura di questo materiale, alla totalità del caso. L’irripetibilità dei risultati cromatici e strutturali conferisce alle sculture un carattere unico. Grazie all’intuizione e alla fantasia di Gianni Poretti, dalla liquida materia appare la forma di oggetti miracolosi, nati per l’ammirazione e il godimento dei nostri occhi.

Ewa Wojciechowska, storico dell'arte

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