Kitchen art space
Firenze
Via del Padule 25

Yumi Karasumaru
dal 12/12/2000 al 31/1/2001
055 6510556

Segnalato da

KAS




 
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12/12/2000

Yumi Karasumaru

Kitchen art space, Firenze

Il problema dell'identità ha coinvolto da sempre gli artisti contemporanei. Quelli che lavorano in campo creativo sono continuamente alla ricerca di se stessi, attraverso opere che sono un riflesso della propria personalità e delle sue continue trasformazioni. Inoltre l'identità contemporanea assume anche il valore di dare un senso al proprio corpo in un'epoca di smaterializzazione della fisicità, causata dalla comunicazione mediale che crea continui transferts, continui spostamenti dell'Io che è portato a vagare nel mondo dei modelli e delle mutazioni.


comunicato stampa

Mask Game in the Kitchen.

Il problema dell'identità ha coinvolto da sempre gli artisti contemporanei. Quelli che lavorano in campo creativo sono continuamente alla ricerca di se stessi, attraverso opere che sono un riflesso della propria personalità e delle sue continue trasformazioni. Inoltre l'identità contemporanea assume anche il valore di dare un senso al proprio corpo in un'epoca di smaterializzazione della fisicità, causata dalla comunicazione mediale che crea continui transferts, continui spostamenti dell'Io che è portato a vagare nel mondo dei modelli e delle mutazioni.

Lo stesso problema delle origini e della propria identità culturale si affianca a quello esistenziale. Non a caso un'artista giapponese come Yumi Karasumaru, che vive da anni in Italia e che opera indifferentemente con la fotografia, la pittura e la performance, ha realizzato un'operazione di espansione del proprio volto, vera e propria "porta dell'Essere", attraverso una serie di complesse fotografie che la fanno diventare di volta in volta qualcosa di continuamente differente: uomini e donne, animali, manga, giocattoli , maschere teatrali: materiali di una storia anche personale.

Il suo viso diventa come uno schermo che si trasforma e interagisce con simboli e segni di un passato che si mescola al futuro. Il gioco delle maschere, di fondamentale importanza ancora oggi nel teatro giapponese, la conduce in un vagabondare tra icone di straordinaria efficacia, perché è sempre lei stessa ad indossare un volto diverso. Le maschere sono travestimento, finzione, ma contengono sempre una parte di verità. Le identità possibili che l'artista sceglie sono altrettanti suoi modi di essere.

C'è qualcosa di estremamemente affascinate in questo procedimento di mutazioni continue d'identità, qualcosa che l'artista ha conservato anche nelle performance in cui fotografia, pittura, teatro e musica sono un corpo unico. E questo corpo (pesante, materiale) viene quasi colpito e cambiato dalla metamorfosi della luce. L'effetto finale delle fotografie richiama certe interazioni di immagini realizzate da Peter Greenaway nei suoi film. Ma Yumi è andata verso una sorta di grammatica della maschera perché la serie presentata in Mask Game in the Kitchen è un lavoro sul suo proprio corpo, attraverso un modo nuovo di rappresentarsi.

E se la serie si chiama A+B si comprende meglio come i due termini dei lavori sono uniti da un sovrapporsi sequenziale, restando vicini ma separati. La diversità deve rimanere, altrimenti l'artista non avrebbe più possibilità di scegliere. Il suo volto mutante è un annuncio d'identità, qualcosa che verrà, ma che ancora non si vede. Al contrario quello che appare ai nostri occhi è la mutazione, la dispersione dell'Io nell'infinito mondo delle immagini. Oggi pensiamo sempre di più attraverso segni visivi, il nostro corpo deve viaggiare, con tutti i pericoli di ogni viaggio di scoperta, dentro la virtualità, per ritrovare un'identità mobile e mai più eterna.
(Valerio Deho')

Inaugurazione - mercoledi' 13 dicembre - ore 20.00

KAS - Kitchen Art Space - via del Padule, 25 - Firenze - Tel. 055 6510556

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