Invito a sognare. Mostra organizzata in collaborazione con l'Associazione isontina Traduefiumi e con il Gruppo78 di Trieste. "Un diario per immagini astratto/informali che di volta in volta accolgono presenze materiali diverse, che si configurano attraverso elaborazioni tecniche diverse. Dall'acquerello, magistrale, sicuro nelle gioiose stesure, ai dipinti, ai light-box, all'incisione" Maria Campitelli
Invito a sognare
A cura di Maria Campitelli
in collaborazione con
GRUPPO78 (Ts)
Associazione Culturale TRADUEFIUMI (Monfalcone)
E' un inverno caldo e avvolgente, tutto al femminile, quello che lo
spazio espositivo multisensoriale monfalconese Altern'art dedica agli appassionati
d'arte contemporanea. Dopo le originalissime opere di "fototessitura" di Giuliana
Balbi tocca ad un'altra donna far emozionare il pubblico, Daniela Frausin. La
mostra, organizzata in collaborazione con l'Associazione isontina Traduefiumi e con
il Gruppo78 di Trieste, sara' inaugurata Mercoledi' 7 dicembre alle 18.00 e la
presentazione portera' la firma della critica d'arte Maria Campitelli.
Daniela Frausin e' nata a Muggia (ts) il 19 giugno 1954. Dopo aver frequentato il
liceo scientifico, si iscrive alla Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' di
Trieste. Conclude gli studi universitari con una tesi di laurea in Storia della
Critica d'Arte. Contemporaneamente frequenta il corso libero di figura tenuto da
Nino Perizi al Museo Revoltella (1974-1978) e il corso di grafica di Mirella Sbisa'
(1976-1979). E' stata titolare di Cattedra in Storia dell'Arte. Attualmente
frequenta la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia. Ha esposto a Trieste,
Lubiana, Venezia, Milano.
"L'astrazione di Daniela Frausin e' la proiezione di percorsi interni, di tumulti
dell'anima, come della personale percezione del visibile e dell'invisibile. Un
diario per immagini astratto/informali che di volta in volta accolgono presenze
materiali diverse, che si configurano attraverso elaborazioni tecniche diverse.
Dall'acquerello, magistrale, sicuro nelle gioiose stesure, ai dipinti, ai light-box,
all'incisione. I colori, i segni, i materiali si compongono, si accumulano, si
rincorrono, si sovrappongono, formando un intenso linguaggio visivo che raccoglie e
traduce sensazioni, visioni dell'artista; impressioni del reale trapassate
dall'emozione, dalla memoria, in ogni modo da una particolare lettura delle cose del
mondo." e ancora scrive di lei la Campitelli: "Di fronte a queste opere - siano
esse dipinte e assemblate ad altri materiali, o stampate - si puo' sognare".
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Daniela Frausin nasce a Muggia presso Trieste il 19 giugno 1954. Dopo aver
frequentato il liceo scientifico, si iscrive alla Facolta' di Lettere e Filosofia
dell'Universita' di Trieste. Conclude gli studi universitari con una tesi di laurea
in Storia della Critica d'Arte. Contemporaneamente frequenta il corso libero di
figura tenuto da Nino Perizi al Museo Revoltella (1974-1978) e il corso di grafica
di Mirella Sbisa' (1976-1979). E' stata titolare di Cattedra in Storia dell'Arte.
Attualmente frequenta la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia.
Hanno scritto di lei:
Serena Bellini, Sergio Brossi, Maria Campitelli, Stefania Carrozzini, Enzo Cirone,
Maurizio Ferraris, Gianluca Marziani, Carlo Milic, Sergio Molesi, Arturo Carlo
Quintavalle, Laura Safred, Enzo Santese, Gianfranco Sgubbi, Giorgio Trevisan.
I colori, i segni, i materiali si compongono, si accumulano, si rincorrono, si
sovrappongono, formando un intenso linguaggio visivo che raccoglie e traduce
sensazioni, visioni dell'artista; impressioni del reale trapassate dall'emozione,
dalla memoria, in ogni modo da una particolare lettura delle cose del mondo.
L'astrazione di Daniela Frausin e' la proiezione di percorsi interni, di tumulti
dell'anima, come della personale percezione del visibile e dell'invisibile. Un
diario per immagini astratto/informali che di volta in volta accolgono presenze
materiali diverse, che si configurano attraverso elaborazioni tecniche diverse.
Dall'acquerello, magistrale, sicuro nelle gioiose stesure, ai dipinti, ai light-box,
all'incisione.
I light-box racchiudono nella scatola di luce gli oggetti piu' disparati, allusivi e
simbolici, racconti metaforici che investono l'essenza della vita, come "maschile",
"femminile", o sintomatiche ed ineffabili "allergie" che assillano l'umanita', sia
nel concreto che per traslato. L'incisione e' stata perlustrata di recente, con
rinnovato entusiasmo, e la conseguente creazione di un proprio studio fornito di
torchio. La combinazione di segni, evocazioni del visibile, la qualita' materica dei
supporti e dei materiali aggiunti - come le duttilissime veline che mediano,
variamente stropicciate, la comunicazione delle forme e delle immagini, stabilendo
nuove relazioni con il contesto - formano la struttura portante di un eloquio
ininterrotto che si snoda libero in un processo di costante trasformazione. Le
veline possono mediare un fondale, arricchendolo di impreviste vibrazioni luminose
("danza di luce" su plexiglas, 1977), come avvolgere delle rose secche che, con echi
disseminati in tutta la superficie, scandiscono, ad esempio, in quattro diverse
versioni, il ritmo di stagioni. I rosa si librano sull'azzurro misterioso in
"primavera", il blu oltremare, vibrante di guizzi luminosi, domina in "estate",
l'"autunno" risucchia foglie e piume, l'"inverno" emette argentei bagliori di
ghiaccio, frammisti ai rosa lividi dei tramonti dicembrini. Colore dunque e materia,
slancio compositivo e apparente improvvisazione di un magma di elementi che
s'incontrano e scontrano per creare un tracciato corrispondente al "percepito" dallo
sguardo e dall'anima, o riconducibile ad un'aura culturale, in particolare
letteraria come in "Museo di Proust". La mano traccia il segno sul metallo, scava
nel legno - nelle recenti esperienze di incisione - inseguendo percezioni
paesistiche fotografate prima nella mente che con lo scatto meccanico; con la
tecnica del carborundum si arricchiscono di debordanti qualita' pittoriche. La
variabilita' tecnica permette all'artista di coniugare per vie differenziate il
proliferare di immagini, di intrecci segnici e di emozioni che si sommano nel suo
lavoro creativo. Di fronte a queste opere - siano esse dipinte e assemblate ad altri
materiali, o stampate - si puo' sognare. Il pensiero corre oltre: l'opera e' uno
stimolo, come lo era a partire dai grandi del secolo scorso, da Klee, Kandinsky, e
poi da tutta la stagione informale. Davanti ad uno sgocciolamento di Pollock, ad
un'esplosione cromatica di Scialoja, si mette in moto il meccanismo del sogno,
dell'invenzione creativa da parte dell'osservatore che integra l'opera con la
propria partecipe adesione, lasciandosi trascinare da essa, lontano dai conflitti,
dalle tensioni, dalle paure di un mondo sull'orlo dell'abisso.
Inaugurazione: mercoledi' 7 dicembre alle ore 18.00
Spazio Espositivo Altern'art
vicolo Dessenibus - Monfalcone (Go)
Orari: giovedi', venerdi', sabato 17.00 - 19.30