32 artisti per un Mito. Si tratta di una mostra itinerante - le opere esposte sono tute inedite per il pubblico siciliano - qui presentata in anteprima, e che verra' ospitata nei prossimi mesi nei musei e nelle gallerie delle piu' grandi citta' italiane.
32 artisti per un Mito.
Alle ore 17, presso gli spazi espositivi della «Galleria Dante», nell’omonima via al n° 17 a Palermo, verrà inaugurata una collettiva
d’arte dal titolo «Tra Scilla e Cariddi: 32 artisti per un Mito». Si tratta di
una mostra itinerante - le opere esposte sono tute inedite per il pubblico
siciliano - qui presentata in anteprima, e che verrà ospitata nei prossimi mesi
nei musei e nelle gallerie delle più grandi città italiane.
La mostra, come dice lo stesso titolo, rievoca l’ancestrale Mito di «Scilla e
Cariddi» che tanto ha ispirato - anche nel Novecento europeo - non solo pittori
e scultori, ma anche scrittori, poeti e cineasti.
Al vernissage saranno presenti, oltre agli artisti, anche critici d’arte,
giornalisti e collezionisti. L’introduzione alla mostra verrà curata dal
giornalista Gregorio Napoli.
Questi gli artisti che esporranno: Alvarez, Baratella, Bonichi, Cattaneo,
Carrol, Collini, Caruso, Calabria, Cilia, Coppa, Chessa, Di Fabrizio, D’Avenia,
Falconi, Guccione, Kennel, Luino, Modica, Mulas, Mirabella, Nucci, Notari,
Ossola, Pancella, Polizzi, Savinio, Sciacca, Sughi, Stefanelli, Testa, Togo,
Vizzini.
Quello di «Scilla e Cariddi» è uno dei Miti di certo più conosciuti e anche
più affascinanti. Le due donne sono state vittime di fatti atroci e destinate al
controllo delle sponde dello stretto, con l'intento di ostacolare il passaggio
ai naviganti.
Cariddi, che significa «vortice», fu punita per aver rubato dei buoi ad Ercole
mentre attraversava lo stretto. Giove la scagliò nello stretto e la trasformò in
gorgo, destinato a inghiottire e rifluire i flutti tre volte al giorno.
Scilla, che a seconda dell'etimologia può significare «pericolo» o «cane», fu
punita con una pozione venefica, preparata dalla maga Circe e gettata, nella
fonte in cui soleva bagnarsi, da Glauco. Il giovane figlio di Nettuno, era
follemente innamorato della bellissima Scilla, ma non essendo corrisposto volle
vendicarsi con questo gesto. La povera Scilla, appena si bagnò, fu trasformata
in un mostro con 12 artigli, 6 teste e una muta di cani ululanti (simbolo delle
onde che si infrangono nelle grotte) vincolati alla sua cintura. Per l'orrore si
buttò nelle acque dello stretto, dando il nome a quella località calabrese, e
per vendetta si impegnò a terrorizzare i naviganti di passaggio, compreso
Ulisse. Quando questi passò, Scilla riuscì a vendicarsi nei confronti di Circe
catturando sei marinai d'equipaggio, che divorò.
Nella collettiva ospitata presso la «Galleria Dante» il corpus delle opere
esposte ci propone una rilettura di questo Mito filtrata da suggestioni oniriche
ma anche immaginifiche, con risultati artistici davvero sorprendenti e,
probabilmente anche contrastanti - per diversità di stile e interpretazioni -
proprio per le fascinazioni subite dalle diverse sensibilità degli artisti.
La mostra rimarrà aperta fino al 18 febbraio del c.a.
Nel catalogo - disponibile presso la Galleria - figurano saggi critici di
Giovanna Giordano, Sergio Palumbo, Maria Teresa Prestigiacomo e Pietro Venuto.
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