Marc Camille Chaimowicz
Roberto Cuoghi
Hanne Darboven
Katharina Fritsch
Tim Hawkinson
Mike Kelley
Dongwook Lee
Rory Macbeth
Bjorn Melhus
Liliana Moro
Naneun
Annee Olofsson
Marc Quinn
Ugo Rondinone
Markus Schinwald
Milovan Farronato
Angela Vettese
Just When I Think I've Understood. Quindici artisti internazionali propongono una lettura trasversale del tema dell'io - soggetto, oggetto, rifugio, trappola, inizio e fine, mania e tragedia, vita e morte. Ecco il grande teatro del se', che si richiama al mondo filosofico e letterario, ai temi universali indagati dagli studiosi e dai letterati, di cui compaiono in mostra molte citazioni. Ma la rassegna vuole essere anche una presentazione del nostro io quotidiano, quasi un omaggio alle paure, alle debolezze e agli eccessi che ciascuno di noi, a suo modo, sperimenta ogni giorno. A cura di Milovan Farronato e Angela Vettese.
Just When I Think I've Understood
A cura di Milovan Farronato in collaborazione con Angela Vettese
Una collettiva d'arte contemporanea e non una compagnia d'attori, una
galleria e non un teatro, ma William Shakespeare sembra tornare in scena
tante volte quante sono le opere in mostra. Ciascuna parrebbe infatti
enunciare: Essere o non essere ? Questo e' il problema. E chi siamo ?
Quindici artisti internazionali propongono una lettura trasversale del
tema dell'io - soggetto, oggetto, rifugio, trappola, inizio e fine, mania
e tragedia, vita e morte. Ecco il grande teatro del se', che si richiama al
mondo filosofico e letterario, ai temi universali indagati dagli studiosi
e dai letterati, di cui compaiono in mostra citazioni come squarci sul
loro pensiero. Ma la rassegna vuole essere anche una presentazione del
nostro io quotidiano, quasi un omaggio alle paure, alle debolezze e agli
eccessi che ciascuno di noi, ognuno a suo modo, sperimenta ogni giorno. Un
mondo magico e disincantato insieme, cosi' vicino a una cultura
contemporanea in cui spiccano l'ego e con esso l'individualismo, la
competizione, il senso di vittoria o di sconfitta che a questo sono
legati.
Curata da Milovan Farronato in collaborazione con Angela Vettese, la
mostra EGOmania e' prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Allestita a Palazzo Santa
Margherita e alla Palazzina dei Giardini a partire dal prossimo 29
gennaio, e' un viaggio nel se' e una scommessa che mette in gioco anche lo
spettatore - ognuno e' chiamato a chiedersi: Chi sono ? e ciascuno e' libero
di dare, o di darsi, la sua personale risposta. Il percorso si articola
per diversi linguaggi - pittura, scultura, disegno, fotografia,
installazioni e videoproiezioni e utilizza diversi strumenti, come acqua
che spruzza, sassi lavorati dalla mano dell'uomo, alberi scavati e
scortecciati, pesci dal manto dorato, luce, colori, carta. Elementi
naturali e artificiali, in gran parte trasformati ad hoc e in loco dagli
artisti, chiamati a sperimentare, e a sperimentarsi, direttamente in sede
di mostra.
Il lungo e impegnativo allestimento porta alla luce il lavoro di Marc
Camille Chaimowicz, Roberto Cuoghi, Hanne Darboven, Katharina Fritsch, Tim
Hawkinson, Mike Kelley, Dongwook Lee, Rory Macbeth, Bjorn Melhus, Liliana
Moro, Naneun, Annee' Olofsson, Marc Quinn, Ugo Rondinone, Markus Schinwald.
Marc Camille Chaimowicz ripropone un allestimento presentato a Londra
negli anni Settanta in cui la persona si espande e si deposita in un poema
epico fatto di gesti e oggetti quotidiani; lo sfondo e' argenteo e ricrea
un mondo diverso in cui tutto assume una valenza ipersensibile ma anche
distaccata dalla realta'.
Roberto Cuoghi, artista che lavora su di se' al punto di cambiarsi in suo
padre ingrassando e imbiancandosi i capelli, presenta circa 50 disegni
della serie Il Coccodeista e ripete anche in questa occasione se non la
stessa performance, il desiderio di offrire di se' una immagine alterata.
E' una piccola prima personale che la Galleria Civica di Modena dedica
all'ormai affermato artista modenese, uno fra i piu' quotati del panorama
contemporaneo internazionale.
Hanne Darboven, artista tedesca, esclude ogni emotivita' grazie a un
eccesso di razionalita'. Calcolo, descrizione, catalogazione, sono tutti
ansiolitici potenti che la conducono a rassicurare il suo io. Protagonista
dell'arte concettuale degli anni Settanta, prosegue un percorso che
continua ad essere attuale: basti pensare a quanti, soprattutto fra i
giovanissimi, si chiudono nel calcolo - dei videogiochi, delle chat line
ecc. - elaborando un rapporto fra se' e la macchina che esclude il resto
del mondo e sembra fare apparire l'altro da se' come qualcosa di
dominabile. L'opera della Darboven quindi si puo' considerare una sorta di
annuncio - o predizione - di quanto accade oggi. Anche i dieci disegni
esposti per EGOmania contengono il loro codice che puo' essere decifrato;
ma la sua logica ha un senso solo se riportata ai processi mentali
dell'artista, del tutto gratuiti e connotati dal piacere di ruminare. A
noi, se lo desideriamo, il piacere di ritrovarne il bandolo.
Katharina Fritsch, artista tedesca emersa negli anni Ottanta, presenta a
Modena una delle sue opere piu' famose, Candlesticks (1985): una svastica
ottenuta con quattro strutture costituite ciascuna con due ordini di dieci
candelabri, che ci restituiscono l'immagine di una croce uncinata ottenuta
con delle candele. Inserisce l'elemento luttuoso come memento, come a
dire: ecco quali catastrofi puo' comportare un eccesso di fiducia in se'
stessi e la conseguente perdita di contatto con la realta'. Bianco e nero,
verticale e orizzontale, sintesi massima di opposti, parlano anche
dell'egomania, come assoluta incapacita' di mediazione.
Tim Hawkinson presenta un autoritratto parziale (suoi sono solo i piedi)
per descrivere la dilatazione della persona e il suo lato grottesco. E'
l'autoritratto di chi e' stanco di se' stesso, di un isolamento dorato e
noioso, di un solipsismo che distrugge tutto il resto e che ci chiude in
una gabbia. L'artista ci parla dunque dei limiti della propria
individualita' e cerca di ironizzare sull'egomania di tutti i ritrattisti
di ieri, oggi e domani.
Mike Kelley Artista poliedrico, si esprime attraverso i piu' svariati mezzi
- dalle performances alle installazioni, dalla pittura al video, ma non
mancano la fotografia, i disegni e i testi. In questo caso propone quattro
video legati fra loro. Riflette sull'ipertrofia dell'io prendendo spunto
dal mondo californiano in generale, da Hollywood in particolare, citta'
delle grandi star dove l'egomania e' la regola. In quest'opera riflette sul
collezionismo come forma di espansione ma anche annullamento di se'. In
mostra sono rappresentate infatti le collezioni di Mike Kelley, feticci
divenuti opera nel momento in cui sono state acquistate da un altro
collezionista/feticista.
Dongwook Lee E' l'unico artista in mostra che presenta la figura umana,
unitamente a residui organici di frutta essiccata. Le sue sono
microsculture di soggetti umani dai corpi abbozzati che sembrano dire "Sei
polvere e polvere tornerai". Sono espressioni di un senso di
disorientamentoma anche di un se' che puo' essere costruttivo e fiducioso.
Per Dongwook Lee come per Naneun, l'altro artista coreano in mostra,
presente con un'ottantina di disegni, vale la considerazione che ovunque
arrivi una concezione occidentale dell'io, arriva anche un'idea diversa e
piu' forte rispetto alla cultura tradizionale.
Rory Macbeth non tenta piu' di navigare nella laguna veneziana in una vasca
da bagno, come fece nell'estate del 2005, ma continua, anche in questo
caso, a voler rompere una magia per imporne una propria. Qui presenta
l'installazione The Wood for the Trees. L'artista non imita la natura ma
sembra sbeffegiarla. Profeta ed interprete dell'opposizione tra uomo e
natura, da un lato, e dall'altro della loro compenetrazione, prende
alberi, sassi e altri elementi del mondo naturale e li plasma, per
offrirne una visione semplificata e cesellata dall'uomo che cosi' ne
diventa il demiurgo.
Bjorn Melhus e' l'unico, fra i quindici artisti presenti in mostra, che si
camuffa e che presenta il suo stesso volto. Nel video Auto Center Drive
compie una reale esplorazione della personalita', si visualizza attraverso
personaggi antitetici, mette in scena una galleria di identita' che sono
tutte interpretate dalla sua abilita' camaleontica.
Liliana Moro seconda artista italiana presente in mostra, milanese,
presenta cinque cani fusi in metallo che si aggrediscono l'un l'altro.
Sembrano cinque diversi animali, simili ma distinti. In realta' il cane e'
sempre lo stesso, come fosse clonato, l'animale e' una metafora
dell'atteggiamento aggressivo che alcuni di noi hanno verso se' stessi
quando tendiamo ad essere talmente autocritici da essere autodistruttivi.
Una forma di Egocentrismo che porta a farsi del male per punirsi. Annee'
Olofsson Un io molto affezionato a se stesso quello della Oloffson, che
tende a chiudersi nella sua casa, cerca gli aspetti piu' familiari e
rassicuranti, dove accucciarsi e letteralmente rintanarsi. L'artista
lavora con le carte da parati, elemento decorativo-ossessivo, come
ossessioni possono diventare gli oggetti che scegliamo per la nostra casa:
piu' la rendiamo come le volevamo, piu' si trasforma in un rifugio prima, in
una prigione poi.
Marc Quinn Scultore di fama, molto noto in Inghilterra per la scultura che
troneggia a Trafalgar Square - e' riprodotta su piedestallo la celeberrima
figura di un'amica dell'artista focomelica e incinta - si concentra sulla
dignita', o la non dignita' di una persona. L'atto di mostrarsi pienamente e'
un'affermazione di se', come quello di sottoporsi allo scherno. Le due
sculture presentate in questa occasione, due enormi conigli di bronzo
smembrati e fatti a pezzi, posizionati all'ingresso della mostra, sono
quello che resta delle fiere che anticamente stavano a guardia
dell'accesso alla casa. La bestia, tutta smangiata, si e' trasformata da
leone in coniglio, ed e' divenuta da fiero animale una povera bestia. Primo
piano sulla vulnerabilita' degli egocentrici. Oltre alle due sculture
lun'immagine di fiore congelato ci parla dell'antico mito di Narciso,
innamorato di se' stesso, che rimirandosi affoga. I fiori, in frigo, vivono
come in un limbo sospeso, fra la vita e la morte. Il fiore congelato
riproduce il momento in cui non e' morto, ma non e' piu' nemmeno vivo, come
se non volesse affrontare il passaggio dalla bellezza al decadimento, e
congelato, sublimasse ma anche sacrificasse la propria funzione di
fertilita': un'ossessione per la propia apparenza, a cui tutto siamo
disposti a immolare, che nel mondo reale possiamo vedere quotidianamente.
Ugo Rondinone Come nel caso di Roberto Cuoghi la Galleria Civica di modena
e' una delle prime istituzioni pubbliche in Italia che dedica ad Ugo
Rondinone una piccola sala personale. Avremo una foresta fuori dal tempo,
in bianco e nero, una selva che non conosce la naturale e inevitabile
alternanza delle stagioni, un luogo fatto per accoglierci ed essere
conquistato, da cui esce un sonoro: The Heart Is a Lonely Hunter. In
mostra anche due grandi cerchi con onde concentriche che rappresentano
valori diversi per ogni circonferenza. La fronteggiano forme circolari
come metafore di un centro su di se' che tende verso l'infinita espansione.
Markus Schinwald Due tende ingigantite, di un intenso rosso cardinalizio,
con impresse scene iperboliche, sono il lavoro senza titolo di Markus
Schinwald per EGOmania. La tenda e' parte dell'arredo di ogni casa,
retaggio iconografico di incisioni e dipinti, sipario che svela e che
oscura, drappeggio che tiene in sospeso. Da una parte scene tratte
dall'Inferno di Dante, dall'altra immagini pastorali: due universi opposti
della stessa personalita', il suo bene e il suo male, che l'artista fa
convivere come fossero poli estremi di una stessa realta'.
Organizzazione e Produzione: Galleria Civica di Modena e Fondazione Cassa di
Risparmio di Modena
Catalogo Silvana Editoriale
Sponsor tecnici: trasporti Borghi International broker ufficiale assicurazioni Progress Fine Art
Informazioni: Galleria Civica, c.so Canalgrande 103, 41100 Modena; Tel. 059 2032911/2032940 - fax 059
2032932
Immagine: Marc Quinn, SouthPole, 2005, olio su tela, collezione privata
Inaugurazione: 29 gennaio 2006, ore 12
sedi:
Sala Grande e Sale Nuove, Palazzo S.ta Margherita
c.so Canalgrande 103 - Modena
Palazzina dei Giardini
c.so Canalgrande - Modena
Orari: da martedi' a venerdi' 10,30-13,00; 15,00-18,00; sabato, domenica e festivi 10,30-18,00; chiuso il lunedi'
Ingresso gratuito