Woongjong Yoo, Suzuki Hiroshi, Zhang Qi-Kai
Woongjong Yoo, Suzuki Hiroshi, Zhang Qi-Kai
La Galerie Davide Di Maggio dopo la prima parte del progetto New painters:
part one ha il piacere di presentare “Asiana, tre giovani artisti", una
mostra di artisti orientali che riprende un importante progetto veneziano
del 1995, “Asiana", realizzato nello splendido Palazzo Vendramin Calergi.
L’evento, curato da Achille Bonito Oliva e Gino Di Maggio, era stato
organizzato con lo stesso spirito multiculturale della Biennale del ’93, e
aveva aperto l’occidente ad alcuni importanti sperimentatori cinesi,
coreani e giapponesi, tra i cui il gruppo Mono-ha e altre celebrita' come
U-Fan Lee, Shigeko Kubota e Nam June Paik.
A distanza di piu' di un decennio, “Asiana, tre giovani artisti" torna ad
indagare lo sguardo creativo dell’Est, ormai integrato nel nostro gusto e
nei maggiori circuiti artistici grazie alla globalizzazione, ma ancora
caratterizzato dalle sfumature di una cultura ideologicamente molto
distante e da modalita' espressive che danno nuova lucidita' agli
interrogativi piu' comuni.
I tre piani dello spazio espositivo saranno lo scenario di opere
particolarmente equilibrate e poetiche, vicine alle tendenze delle
ricognizioni occidentali nei materiali, ma capaci di verificare il
contemporaneo attraverso un linguaggio maggiormente controllato e di
derivazione piu' spirituale; i lavori cercheranno in modi diversi
l’interazione fisica o la provocazione concettuale, ma apriranno aree
percettive regolate da impostazioni spazio-temporali e da dicotomie
spesso inconsuete per la nostra tradizione di spettatori.
Gia' Achille Bonito Oliva, nel suo testo critico del catalogo di “Asiana",
aveva notato tra gli artisti orientali una peculiare propensione ad
ignorare le distinzioni gerarchiche tra natura ed artificio: il
giapponese Suzuki Hiroshi, che sara' ospite del primo piano, rivolge
infatti la propria ricerca verso l’integrazione, o la costruttiva
sovrapposizione di realta' virtuale e di ambiente fisico. L’imperativo
imposto dall’imitazione del ‘vero’, che ha guidato per millenni il
percorso della storia dell’arte, assume ad “Asiana, tre giovani artisti"
conformazioni stimolanti.
Con “A Playground Slide" ad esempio, lo spazio tangibile si presta alla
rappresentazione concreta, in movimento, della mancanza; Un’ombra si
arrampica e scivola infatti su una struttura di plastica, lasciando
aperti molti interrogativi: la figura si muove sul mondo esistente,
creando una armoniosa forma di reciprocita', piu' che un’illusione.
Sul pavimento dello spazio e' poi proiettata dall’alto una delicata
nevicata, che attraversa l’aria dello spettatore e precipita oltre il
livello del suolo, sfondando la realta' di una chiazza di “Neve" finta.
L’intrigante disorientamento prosegue in “Wave", che organizza un
riflesso interattivo distribuito su diversi livelli: le vibrazioni del
pubblico producono un lieve increspamento dell’acqua, mentre la
differente estensione degli oggetti non impedisce gli intrecci tra le
sensazioni.
In fondo al piano dedicato a Suzuki Hiroshi infine, un grande telo da
bagno fa il verso allo schermo cinematografico, che da un centennio
inquadra molte delle nostre percezioni. Dall’inconsueta superficie di
“Sky Slope" scendono disinvolte le sagome di piccoli sciatori, che
scombinano i parametri delle distanze giocando su quelle stesse
morfologie della forma che consentono all’occhio di collocarla.
I singolari ‘mantra’ del coreano Woongjong Yoo, protagonista del piano
terra, incastonano invece la piu' ordinaria realta' quotidiana in una
comunicazione ambigua ma vitale, attraverso un sapiente impiego della
tecnologia che rispecchia la viva dialettica tra antico e moderno del suo
territorio d’origine.
L’artista nutre un forte e particolare legame con l’habitat urbano, e
riesce ad accarezzarlo nelle sue sculture ambientali fino a confondere i
confini della citta' con le personali scelte creative. All’interno della
Fondazione Mudima sono a disposizione numerosi video, che Woongjong Yoo
ha realizzato tramite un ibrido genere di regia: naturale e accidentale,
e contemporaneamente strutturata, preimpostata da strane costruzioni a
traino che vengono assemblate di volta in volta con gli oggetti piu'
svariati e che contengono una videocamera. Il coreano, autore e soggetto
di queste sequenze, passeggia in diversi luoghi pubblici trascinando al
guinzaglio il suo terzo occhio: fissata cosi' la cornice dell’opera, che
determina nel suo centro il cammino del regista osservato di spalle, il
progetto si apre al caso, al pavimento irregolare che disturba la
ripresa, ai passanti…
L’artista inventa cosi' una sorta di ripresa percettiva, molto artificiale
e molto spontanea.
In “Asiana, tre giovani artisti", grande spazio e' dedicato a “Path", la
nuova performance dello sperimentatore. Immersa nella fredda struttura
dell’aeroporto di Incheon, una angosciante catena di entita' si muove
quasi meccanicamente tra gli ambienti: l’artista traina un granchio;
l’animale, ancora vivo, traina un areoplanino giocattolo. L’atmosfera e
la musica trasportano al di la' di un tentativo discriminatorio tra vita e
morte, tra azione e inerzia, e il documentario che ne risulta fa saltare
i viincoli conosciuti, insinuandone di nuovi.
Fotografie e installazioni legate all’evento schiudono ai visitatori
ulteriori varchi di riflessione.
Il cinese Zhang Qi-Kai infine, presenta all’ultimo piano un enigmatico
concentrato di energia e riflessione, con cui esprime la forza
sperimentale di uno spirito nazionale ormai spalancato all’arte
contemporanea e all’occidente, ma capace di ponderarne gli eccessi
suggestivi e di riconciliare le trasformazioni sociali piu' avveniristiche
con le proprie tradizioni millenarie.
“Cincin" si trova nell’area piu' alta, e dal muro si dirama in una
ordinata rete di fili rossi, che entrano a far parte della bella
architettura della Mudima. Una serie di note figurine, provenienti da
ogni ambito pubblico, si dividono l’area del muro; ad accomunare questi
celebri personaggi troneggia un gesto ricco di valenze politiche, che si
trova inchiodato nell’intonaco e annodato saldamente alla terza
dimensione…
I variegati lavori esposti nella galleria milanese di via Tadino saranno
allora in grado di aggiornare meglio il nostro mondo rispetto
all’evoluzione artistica di quei paesi ormai vicini, resi particolarmente
intriganti dal senso di soggezione filosofica che ispirano e dalla paura
per l’incognita economica che rappresentano; lo sforzo percettivo a cui
siamo invitati potra' incrementare percio' quel processo di assimilazione
quasi esorcizzante del loro immaginario, avviato ad ogni livello, che
arriva all’entusiastica rivisitazione nostrana del cibo e del design
levantino.
L’inaugurazione avra' luogo il 12 Gennaio 2006, dalle ore 18.30: durante
la serata sara' possibile una contemplazione ancor piu' profonda dello
spazio, accompagnata da un concerto di Chie Suzuki che suonera' l’arpa
tradizionale giapponese. La mostra rimarra' aperta fino al 27 Gennaio.
Inaugurazione: 12 gennaio ore 18.30
Galerie Davide Di Maggio
via Tadino, 26 - Milano