Parco Esposizioni Novegro
Segrate (MI)
via Novegro
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WEB
Homespresso
dal 17/1/2006 al 21/1/2006

Segnalato da

Studio Archeo900 di Ferrara




 
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17/1/2006

Homespresso

Parco Esposizioni Novegro, Segrate (MI)

100 Macchine da caffe' italiane per uso domestico dal 1900 al 1970. "Un'esposizione che accoglie e compendia le morbidezze del liberty, le astrazioni del Deco, l'algido Razionalismo, influssi fantascientifici ed estrose invenzioni". Lucio Scardino


comunicato stampa

100 Macchine da caffe' italiane per uso domestico dal 1900 al 1970

Collezione privata di Alberto Trabatti

A cura dello Studio Archeo900 di Ferrara - Arch. Alberto Squarcia

Uh, che bello caffe'. Le prime caffetterie aprirono i battenti a Londra a meta' Seicento, ma erano stati i Veneziani a farne uso sin dall'inizio di quel secolo, importandolo dai paesi arabi: e fu proprio un grande scrittore lagunare, Carlo Goldoni, a codificarne il mito nella sua straordinaria commedia "La bottega del caffe'" (1750).

Protagonista di quel fortunato testo e' Ridolfo, che gestisce il suo negozio con intelligenza, tentando di far fronte alle maldicenze di don Marzio, assiduo avventore.

Da quel lontano "barista" sembra idealmente discendere Alberto Trabatti, il quale gestisce a Ferrara un negozio sorto nei pressi del Castello Estense, sulla stessa area dove nel 1926, per l'appunto, esisteva "La bottega del caffe'": il nome del suo esercizio e' diverso, ma immutato e' lo spirito amorevole ed intelligente con cui Ridolfo e il suo epigono ferrarese del 1926 preparavano caffe' e cioccolate in tazza. Ma in piu', rispetto a loro, Trabatti propone all'attenzione di clienti e curiosi una parte della sua singolare collezione, composta da oltre cento "homespressi".

Ed ora ha deciso, stimolato dallo Studio Archeo900 dell'arch. Alberto Squarcia, di togliere i preziosi oggetti dalle bacheche e dagli scaffali della torrefazione, per esibirli all'ammirazione di chiunque, in questa mostra itinerante destinata a progredire col tempo, in un "work in progress" che e' tipico del collezionista appassionato.

La raccolta parte dalla copia di una "balance" in auge ai tempi di Goldoni e giunge agli anni Settanta del Novecento: una carrellata attraverso il gusto e l'edonismo, il design e la mini-tecnologia. Da quando si e' tentato di ricostruire nelle proprie case il clima che si respirava nelle caffetterie, realizzando direttamente in cucina gustosi tentativi di crema-caffe', molto acqua (bollita) e' passata sotto i ponti. I primi furono i tedeschi, con la berlinese "Heicke" dal bricco in alluminio (1890 circa), ma ben presto la patria indiscussa del caffe' per uso domestico divenne l'Italia, come la nostra collezione assai ben documenta.

La parte del leone in questa storia della macchina da caffe' espresso la fa la Lombardia: ed ancor oggi i principali produttori di "homespressi" (da Bialetti a Faema, da Gaggia a Cimbali) resistono fra Milano e l'hinterland.

Ma nei primi decenni del Novecento fu tra le capitali di questa particolare produzione proprio Ferrara, terra di torrefattori e citta' della bottega postmoderna del caffe' di Trabatti: i "Fratelli Santini" e i "Figli di Silvio Santini", la ditta "Federico Terminali" e la "Velox" di Malago', la "Sgarbi & Chiozzi" e la "Simerac" realizzavano caffettiere ad infusione o elettriche, con uno stoppino da quattro o sei tazze, quasi sempre contrassegnate con un nome di donna (Aquilas, Adele, Stella, Rita, Nora, con l'eccezione di Orso).

Al di la' di questo campanilistico compiacimento, e' da rilevare che la mostra "Homespresso" riesce pienamente a restituire, con la sua preziosissima campionatura, l'evoluzione tecnica e costruttiva di questo particolare elettrodomestico: dai bollitoi tipo alambicco ai fornelletti a spirito, dalla "moka" in alluminio termico per mantenere caldo il caffe' alle caffettiere-espresso in ceramica smaltata.

I materiali talora risentono delle contingenze epocali (un esempio per tutti resta quello dell'autarchia prebellica), ma nel contempo documentano in modo icastico l'evoluzione dell'arte e del design del Novecento: dall'Art Nouveau all'Art De'co al Razionalismo (basti osservare con attenzione il set di tre pezzi della "Nea Lux", con lattiera e zuccheriera), alle sintesi degli anni Sessanta.

Spesso poi restituiscono il clima di un lusso casereccio (specie in quelle del primissimo Novecento, riservate a pochi fortunati), ma nel contempo l'atmosfera dei films e delle commedie "popolaresche": basti solo pensare alle "napoletane" tubolari e dal semplice sistema di pressione con i manici che compaiono in varie opere del grande Eduardo De Filippo. Quasi sempre poi le caffettiere diventano il paradigma della mutazione dello stile, seguendo la grande lezione del Modernismo Liberty, dove tutto doveva esser progettato con rigore, dalle porte di casa alle posate, dai soffitti agli elettrodomestici, per l'appunto. Ma in questi oggetti casalinghi e' anche il riflesso delle mode e degli stilemi non soltanto artistici, in una sorta di contaminazione "metalinguistica".

Si pensi solo a Gilda della "Gaggia" o alla "Faemina", che sembrano ispirati alle imprese spaziali, somigliando a piccoli robots, se non addirittura a "sputnik", in una sorta di globalizzazione visiva, che investiva le immagini proposte dalle prime televisioni, i giocattoli up-to-date usati dai bambini, i quadri di Crippa appesi alle pareti e, per l'appunto, le caffettiere-espresso.

Sono, questi, i residui del Futurismo - finalmente accettato da tutti - come neo-futurista appare la bella "Nova Express" del 1950. A sua volta, il caffe' continua a far parte della letteratura e del cinema (Eduardo docet), ma anche della musica leggera: e' quanto mai opportuno ricordare qui la splendida canzone di Fabrizio De Andre' ironicamente dedicata ad un mondo caffeario-camorrista.

Insomma, un'esposizione di grande fascino, che accoglie e compendia le morbidezze del liberty, le astrazioni del De'co, l'algido Razionalismo, influssi fantascientifici, estrose invenzioni (la valvola di passaggio nella "Simerac 1" del 1920, la forma di alcuni beccucci), sapida ricerca di colori e materiali, il "lusso e l'autarchia" per dirla con la Aspesi.

Tutto questo seguendo l'inebriante odore di una tazza di caffe' fumante! E pensare che quattro secoli fa medici e letterati (come il toscano Francesco Redi e la signora di Se'vigne') denunciavano nei loro scritti il caffe' "alla turca", considerandolo alla stregua di un lento veleno.
Lucio Scardino

Inaugurazione: 18 gennaio ore 19.00

Parco Esposizioni Novegro
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