100 Macchine da caffe' italiane per uso domestico dal 1900 al 1970. "Un'esposizione che accoglie e compendia le morbidezze del liberty, le astrazioni del Deco, l'algido Razionalismo, influssi fantascientifici ed estrose invenzioni". Lucio Scardino
100 Macchine da caffe' italiane per uso domestico dal 1900 al 1970
Collezione privata di Alberto Trabatti
A cura dello Studio Archeo900 di Ferrara - Arch. Alberto Squarcia
Uh, che bello caffe'.
Le prime caffetterie aprirono i battenti a Londra a meta' Seicento, ma
erano stati i Veneziani a farne uso sin dall'inizio di quel secolo,
importandolo dai paesi arabi: e fu proprio un grande scrittore lagunare,
Carlo Goldoni, a codificarne il mito nella sua straordinaria commedia
"La bottega del caffe'" (1750).
Protagonista di quel fortunato testo e' Ridolfo, che gestisce il suo
negozio con intelligenza, tentando di far fronte alle maldicenze di don
Marzio, assiduo avventore.
Da quel lontano "barista" sembra idealmente discendere Alberto Trabatti,
il quale gestisce a Ferrara un negozio sorto nei pressi del Castello
Estense, sulla stessa area dove nel 1926, per l'appunto, esisteva "La
bottega del caffe'": il nome del suo esercizio e' diverso, ma immutato e'
lo spirito amorevole ed intelligente con cui Ridolfo e il suo epigono
ferrarese del 1926 preparavano caffe' e cioccolate in tazza.
Ma in piu', rispetto a loro, Trabatti propone all'attenzione di clienti e
curiosi una parte della sua singolare collezione, composta da oltre
cento "homespressi".
Ed ora ha deciso, stimolato dallo Studio Archeo900 dell'arch. Alberto
Squarcia, di togliere i preziosi oggetti dalle bacheche e dagli scaffali
della torrefazione, per esibirli all'ammirazione di chiunque, in questa
mostra itinerante destinata a progredire col tempo, in un "work in
progress" che e' tipico del collezionista appassionato.
La raccolta parte dalla copia di una "balance" in auge ai tempi di
Goldoni e giunge agli anni Settanta del Novecento: una carrellata
attraverso il gusto e l'edonismo, il design e la mini-tecnologia.
Da quando si e' tentato di ricostruire nelle proprie case il clima che si
respirava nelle caffetterie, realizzando direttamente in cucina gustosi
tentativi di crema-caffe', molto acqua (bollita) e' passata sotto i ponti.
I primi furono i tedeschi, con la berlinese "Heicke" dal bricco in
alluminio (1890 circa), ma ben presto la patria indiscussa del caffe' per
uso domestico divenne l'Italia, come la nostra collezione assai ben
documenta.
La parte del leone in questa storia della macchina da caffe' espresso la
fa la Lombardia: ed ancor oggi i principali produttori di "homespressi"
(da Bialetti a Faema, da Gaggia a Cimbali) resistono fra Milano e
l'hinterland.
Ma nei primi decenni del Novecento fu tra le capitali di questa
particolare produzione proprio Ferrara, terra di torrefattori e citta'
della bottega postmoderna del caffe' di Trabatti: i "Fratelli Santini" e
i "Figli di Silvio Santini", la ditta "Federico Terminali" e la "Velox"
di Malago', la "Sgarbi & Chiozzi" e la "Simerac" realizzavano caffettiere
ad infusione o elettriche, con uno stoppino da quattro o sei tazze,
quasi sempre contrassegnate con un nome di donna (Aquilas, Adele,
Stella, Rita, Nora, con l'eccezione di Orso).
Al di la' di questo campanilistico compiacimento, e' da rilevare che la
mostra "Homespresso" riesce pienamente a restituire, con la sua
preziosissima campionatura, l'evoluzione tecnica e costruttiva di questo
particolare elettrodomestico: dai bollitoi tipo alambicco ai fornelletti
a spirito, dalla "moka" in alluminio termico per mantenere caldo il
caffe' alle caffettiere-espresso in ceramica smaltata.
I materiali talora risentono delle contingenze epocali (un esempio per
tutti resta quello dell'autarchia prebellica), ma nel contempo
documentano in modo icastico l'evoluzione dell'arte e del design del
Novecento: dall'Art Nouveau all'Art De'co al Razionalismo (basti
osservare con attenzione il set di tre pezzi della "Nea Lux", con
lattiera e zuccheriera), alle sintesi degli anni Sessanta.
Spesso poi restituiscono il clima di un lusso casereccio (specie in
quelle del primissimo Novecento,
riservate a pochi fortunati), ma nel contempo l'atmosfera dei films e
delle commedie "popolaresche": basti solo pensare alle "napoletane"
tubolari e dal semplice sistema di pressione con i manici che compaiono
in varie opere del grande Eduardo De Filippo.
Quasi sempre poi le caffettiere diventano il paradigma della mutazione
dello stile, seguendo la grande lezione del Modernismo Liberty, dove
tutto doveva esser progettato con rigore, dalle porte di casa alle
posate, dai soffitti agli elettrodomestici, per l'appunto.
Ma in questi oggetti casalinghi e' anche il riflesso delle mode e degli
stilemi non soltanto artistici, in una sorta di contaminazione
"metalinguistica".
Si pensi solo a Gilda della "Gaggia" o alla "Faemina", che sembrano
ispirati alle imprese spaziali, somigliando a piccoli robots, se non
addirittura a "sputnik", in una sorta di globalizzazione visiva, che
investiva le immagini proposte dalle prime televisioni, i giocattoli
up-to-date usati dai bambini, i quadri di Crippa appesi alle pareti e,
per l'appunto, le caffettiere-espresso.
Sono, questi, i residui del Futurismo - finalmente accettato da tutti -
come neo-futurista appare la bella "Nova Express" del 1950.
A sua volta, il caffe' continua a far parte della letteratura e del
cinema (Eduardo docet), ma anche della musica leggera: e' quanto mai
opportuno ricordare qui la splendida canzone di Fabrizio De Andre'
ironicamente dedicata ad un mondo caffeario-camorrista.
Insomma, un'esposizione di grande fascino, che accoglie e compendia le
morbidezze del liberty, le astrazioni del De'co, l'algido Razionalismo,
influssi fantascientifici, estrose invenzioni (la valvola di passaggio
nella "Simerac 1" del 1920, la forma di alcuni beccucci), sapida ricerca
di colori e materiali, il "lusso e l'autarchia" per dirla con la Aspesi.
Tutto questo seguendo l'inebriante odore di una tazza di caffe' fumante!
E pensare che quattro secoli fa medici e letterati (come il toscano
Francesco Redi e la signora di Se'vigne') denunciavano nei loro scritti il
caffe' "alla turca", considerandolo alla stregua di un lento veleno.
Lucio Scardino
Inaugurazione: 18 gennaio ore 19.00
Parco Esposizioni Novegro
via Novegro - Segrate (MI)