Palazzo Bellini
Oleggio (NO)
Piazza Martiri, 10
0321 969875

Lo Spazio Travestito
dal 3/2/2006 al 4/3/2006
Venerdi' e sabato 17-19; domenica 10-12 e 16-19; lunedi' 10-12, Da martedi' a giovedi' su appuntamento.

Segnalato da

Patrizia Ghignatti




 
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3/2/2006

Lo Spazio Travestito

Palazzo Bellini, Oleggio (NO)

Carnevale ma non troppo. Corrado Bonomi, Gianpiero Colombo, Fabrizio Parachini, Antonio Maria Pecchini hanno messo in atto un intervento negli spazi di Palazzo Bellini. Spazi “travestiti" dalle opere o dalle installazioni che, dialogando con i decori e gli arredi preesistenti, ne rispettano l’identita' piu' profonda svelando al pubblico sottili consonanze e marcati intrecci simbolici e culturali.


comunicato stampa

Carnevale ma non troppo. Corrado Bonomi, Gianpiero Colombo, Fabrizio Parachini, Antonio Maria Pecchini

Il titolo sottolinea, tra il serio e l’ironico, la “qualita'" dell’intervento che i quattro artisti invitati, Corrado Bonomi, Gianpiero Colombo, Fabrizio Parachini, Antonio Maria Pecchini, hanno messo in atto negli “spazi" di Palazzo Bellini. Spazi non sovvertiti, snaturati o invasi ma invece “travestiti" dalle opere o dalle installazioni che, dialogando con i decori e gli arredi preesistenti, ne rispettano l’identita' piu' profonda svelando al pubblico sottili consonanze e marcati intrecci simbolici e culturali.

Corrado Bonomi presenta le versioni contemporanee e plastiche dei ritratti del pittore cinquecentesco noto come Arcimboldo. I suoi assemblaggi di fiori, frutta e animali si sovrappongono visivamente ai decori delle pareti confrontando la propria modernita' di “oggetto" con la modernita' delle problematiche sottese alle immagini barocche. Gianpiero Colombo conduce lo sguardo a soffermarsi sulle suggestioni di una mitologia rivisitata attraverso l’uso di prodottii e forme attuali. Le sagome simboliche sono oggetti sgravati dal peso della loro materialita' e trasformati in simulacri deputati a un consumo pronto a digerire le loro immagini in simbiosi con quelle dell’ambiente che le accoglie. Fabrizio Parachini rappresenta lo sguardo astratto sulle cose. Le sue tavole intessute di segni essenziali si inseriscono direttamente nel decoro a parete. Il loro compito e' di rendere manifeste le pure sensazioni che nascono dalla visione obliqua, mobile e curiosa sulle forme primarie gia' ricche, peraltro, di vissuti cromatici e di intenti non solo decorativi ma anche visionari. Antonio Maria Pecchini porta all’interno del palazzo il disegno schematico, ridotto, essenziale ma tridimensionale di case accorpate in entita' abitative. Il loro volume e' delineato dai soli spigoli e dai perimetri esterni. Lo sguardo puo' attraversale per depositarsi ai margini di uno spazio alluso, ma ipoteticamente vivibile, come quello bidimensionale delle varie abitazioni affrescate sulle pareti.

Il palazzo dagli ornamenti sfarzosi racconta degli uomini che l’hanno abitato del loro modo di rappresentarsi. Alla crudezza degli apparati murari della struttura dell’edificio e' andato nei secoli stratificandosi un “abito" capace di rispecchiare lo status della famiglia che lo ha abitato una sorta di apparato di rappresentazione, di messa in scena colto e raffinato. Le sale assumono valenze simboliche: si allude al mito, si ode la eco di paesaggi esotici. La bidimensionalita' delle pareti, grazie alla sapiente abilita' dei decoratori, si e' dilatata aprendosi a spazi infiniti. Ed e' intorno e dentro a questo spazio, oggi sedimentato nel sovrapporsi delle utilizzazioni succedutesi nel tempo, che la contemporaneita' si confronta con valenze diverse.

Il travestimento, come rappresentazione di una nuova dimensione, nell’intervento di quattro artisti di oggi, assume linguisticamente valori differenti.

Il dialogo si fa contrasto, dissonanza di segni e concetti per restituire una dimensione differente della percezione dando vita ad una nuova messa in scena.

I solidi confini della ricerca individuale dell’artista e della conoscenza introspettiva delle proprie urgenze espressive si stemperano articolandosi con quanto la storia di queste stanze lascia trasparire.

Non e' ricercata una omogeneita' stilistica e non si vuole costruire un percorso logico: come le maschere in un corteo carnevalesco le opere esposte evocano ognuna la propria valenza nella coralita' delle finalita' della festa.

Corrado Bonomi rende omaggio a Giuseppe Arcimboldo, cio' che lo affascina e' la misurata potenza dell’invenzione capace di rendere inscindibile cio' che e' perfettamente distinto riscoprendo un ordine armonico. Bonomi rilegge Arcimboldo tridimensionalmente nella contemporaneita' di un dialogo tra naturale ed artificiale conducendo chi osserva verso una vertigine metamorfica non priva di ironico sarcasmo. L’inquietante, come scrive Massimo Cacciari, non consiste affatto nella rappresentazione dello straordinario, dell’inaudito in quanto tale - ma nella rappresentazione della straordinarieta', del “miracoloso" dell’ordinario stesso, di quanto e', o puo' essere fatto, quotidianamente, oggetto di diretta, precisa esperienza - nell’allucinare l’esperienza che normalmente si collega agli enti cosi' come sono, cosi' come appaiono.

Gianpiero Colombo guarda al mito di Efesto, l’imperfetto figlio di Zeus che si rivela nella grandezza degli oggetti da lui creati. Il raziocinio della tecnica contrasta, mascherandolo, l’irrazionale della natura: la purezza della forma e' lo specchio della ragione e non della forza delle membra che l’hanno forgiata.

Fabrizio Parachini interviene con i propri segni nello spazio ragionando sull’opposizione speculare e dialettica tra l’atto del dipingere e la sua pura concezione mentale lavorando sull’idea di una memoria profonda facendone emergere l’essenza, la germinalita', la primarieta'. Lo spazio si rigenera in un travestimento concettuale che non si limita ad un superficiale mascheramento ma ne indaga la struttura ideale fatta di segni forme e colore.

Antonio Maria Pecchini “attiva“ una lettura diversa del luogo costruendone, per mezzo dell’archetipo, una dimensione sacrale. Egli oppone all’interpretazione del luogo l’essenzialita' del segno capace di evocare la coscienza di una memoria collettiva e arcaica a cui l’uomo contemporaneo sembra negarsi.

Immagine: Fabrizio Parachini

Inaugurazione sabato 4 febbraio 2006 ore 17,30. Presentazione alla mostra di Roberto Moroni

Palazzo Bellini
Piazza Martiri, 10 - Oleggio (NO)
Orario: Venerdi' e sabato h. 17-19; domenica 10-12 e 16-19; lunedi' 10-12 Da martedi' a giovedi' su appuntamento tel. 0321 969875

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