Indizi Terrestri. La mostra presenta l’ultimo lavoro dell’artista. Sono esposti una ventina di scatti a colori, suddivisi in tre sezioni - "Geografia", "Secondo viaggio", "Esercizi per il ritorno" - in cui gli elementi naturali dialogano con il soggetto in una magica atmosfera di sospensione, ma anche una serie di disegni a penna su carta.
Indizi terrestri
Dal 11 febbraio al 12 marzo verra' ospitata nello Spazio Bonioni Arte di Reggio Emilia la personale di Silvia Camporesi dal titolo, preso a prestito dall’omonima raccolta di poesie della grande poetessa russa Marina Cvetaeva, Indizi terrestri. La mostra presenta l’ultimo lavoro dell’artista forlivese classe 1973, una fotografa che dal 1999 ha cominciato a farsi conoscere ed apprezzare da collezionisti e critici. Autrice di opere di grande suggestione per forza di invenzione poetica, sensibile visualizzatrice di racconti per immagini che propone traendo ispirazione da reminiscenze letterarie ed artistiche, esplicite o sottintese, e storie della quotidianita', permeate da riferimenti autobiografici, la Camporesi in tutti i sui lavori dotati di una attenzione formale controllatissima supera l’esteriorita' frantumando in significati altri, intrisi di simbolismi e conoscenze ermetiche, le particolarita' della rappresentazione.
“Guardare il mondo da differenti punti di vista - dichiara la Camporesi a Francesca Baboni in una conversazione presente in catalogo - e' il mio approccio alla progettualita' artistica. Le mie fonti sono tutto cio' che posso apprendere, per questo penso che l’arte sia fatta al tempo stesso di gratitudini e di rapine: grandi gratitudine verso la vita, le storie che vedo e che sento, il lavoro di altri artisti, i film e i libri verso i quali compio delle piccole e sotterranee rapine, “furti" che vengono rielaborati e dentro al contesto del lavoro prendono una forma completamente diversa. Il linguaggio fotografico, per le sue caratteristiche di rappresentazione, si presta molto bene alla messa in scena necessaria a questo tipo di racconto (….).
Nello Spazio Bonioni l’artista presenta una ventina di scatti a colori, suddivisi in tre sezioni: Geografia, Secondo viaggio, Esercizi per il ritorno dove e' costante l’interazione con gli elementi naturali che volutamente dialogano con il soggetto in una magica atmosfera di sospensione, di immobilita' che caratterizza la quasi totalita' delle sue opere.
“L’ultimo lavoro fotografico Indizi Terrestri (2005) di Silvia Camporesi - dichiara Paola Noe' nel catalogo che accompagna la mostra - appare agli occhi dello spettatore come un dramma in tre atti, costruito sul bisogno di raggiungere verita' e parole di senso, di riconoscimento e di conoscenza. Quello di Silvia Camporesi e' pero' un dramma recitato e messo in scena senza parole, seppure raccontato minuziosamente in ogni suo particolare, come tutte le sue opere precedenti. Basti ricordare la ricostruzione che l’artista ha saputo “raccontarci in silenzio" partendo dalle parole di Shakespeare che chiudono la scena sette del quarto atto dell’Amleto: la morte di Ofelia in un letto fangoso d’acqua".
La prima sezione Geografia e' dedicata allo spaesamento e presenta opere come A causa di una voragine, che raffigura una sorta di Arianna contemporanea, dai lunghi capelli rossi, vestita di un grande lenzuolo bianco, su cui spiccano fili rossi, sola su un prato verde, viene affidato il compito di evocare il racconto dello spaesamento di cui il labirinto e' il simbolo. Segno e simbolo di costrizione il labirinto torna nello scatto Into the labyrinth e in Out of the labyrinth. E la ricerca di un rimedio allo spaesamento prosegue mettendo in scena oggetti silenti comprimari di Arianna: il coniglio bianco di Wandering, un giocattolo di plastica posizionato sul complicato labirinto di un foglio di carta, la mappa ripiegata su se stessa di Out of the map, una carta geografica che diventa antropomorfa in Geotesta o appare deturpata da un taglio profondo in Via dolorosa.
Oltre alle fotografie della serie fanno parte anche i raffinatissimi disegni, a penna su carta, che riecheggiano quelli nascosti nelle filigrane medievali dal significato potente e simbolico.
Nella seconda sezione intitolata Secondo viaggio, l’artista pare intravedere nel momento del passaggio tra veglia e sonno la possibilita' di soluzioni dell’enigma e presenta un’opera come Berenice, personale omaggio al racconto di Edgar Allan Poe, dove sonno e morte sono presentati come due aspetti della stessa realta'. La morte torna ancora in Un ange passe, ispirato ad un brano del diario di Dostoevskij dove egli racconta di aver visto l’angelo della morte, una figura piena di occhi che lo sfiora lasciandogli addosso un occhio come monito, ma non gli toglie la vita.
Contraltare maschile della potenza fatale del sogno e' Dreams are like a white flower blanket, mentre The rescue squad immortala piccoli oggetti d’affezione, cose care e rituali. C’e' spazio anche per il doppio, come avviene in Doppelganger, ovvero il sosia, l’ ombra che accompagna ognuno di noi in grado di indicarci la strada da seguire.
Dopo lo spaesamento di Geografia e le illuminazioni de Il secondo viaggio in Esercizi per il ritorno il cerchio pare chiudersi: l’iniziato compie la sua ascesi, attraverso i misteri e le conoscenze ermetiche. Si parte dalla citazione del quadrato magico di Durer (Costante magica), per passare attraverso l’Asinus Aureus di Apuleio (L’iniziato) che mangiando le rose riceve l’ illuminazione, per arrivare al silenzio sulle verita' occulte (Mondeken Toe) e all’elevazione finale del pensiero come superamento dei propri limiti (The skywalker, Il sale del pensiero).
La mostra e' accompagnata da un catalogo edito da Vanilla Edizioni che comprende, oltre alle immagini di tutte le fotografie in mostra, il testo di Paola Noe' ed una conversazione di Francesca Baboni.
Inaugurazione: sabato 11 febbraio, ore 17.30
Spazio Bonioni Arte
Corso Garibaldi 43 - Reggio Emilia
Orari: Tutti i giorni, escluso il lunedi', ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00