Novevite. L'artista individua nel gatto una presenza rassicurante, una creatura con cui dialogare; ne avverte il fascino e analizza i lineamenti osservandolo nel suo studio per catturarne pose, evoluzioni, esiti espressivi da dipingere.
Novevite
a cura di Enzo Santese
Giovedi' 16 febbraio 2006 alle ore 18,30 la Galleria d'Arte “Nuova
Artesegno" di Udine - Borgo Grazzano 5 - inaugura, nella propria sede la
mostra personale dell'artista Mario Vespasiani curata da Enzo Santese.
“..I felini sono emblemi di vitalita' pura nell'universo naturale, in cui
dominano per la capacita' di vivere la dimensione dello spazio rivelando
riconoscibili peculiarita' in ambiti diversi: le dinamiche del
comportamento, l'eleganza del movimento, la prontezza della reazione,
l'occhio che taglia l'oscurita' come un raggio laser. Tutti fattori che
fanno anche del piu' piccolo della famiglia, il gatto, un animale
straordinariamente plastico.
Indubbiamente Mario Vespasiani ne avverte il
fascino e analizza i lineamenti osservandolo nel suo studio per
catturarne pose, evoluzioni, esiti "espressivi" da ritrarre in quadri,
dove il piacere del dipingere confina la figura in un'aura di preludio
alla completa astrattizzazione delle forme. L'artista individua nel gatto
una presenza rassicurante, una creatura con cui dialogare; ha la
sensazione di avere un compagno a cui confidare idealmente le proprie
idee quando dipinge nel suo atelier, in quel paradiso marchigiano che e'
Ripatransone, accoccolato in mezzo a case che hanno una storia evidente
nella loro struttura e nelle loro facciate colorate di passato lontano.
Osserva le movenze, ascolta i silenzi, interpreta i miagolii, lo elegge
insomma a soggetto della propria indagine.
E' cosi' che il felino
costituisce il combustibile per un'avventura della fantasia: cessa di
essere la creatura che si aggira con l'autorita' di chi e' padrone del
territorio dentro le mura domestiche, per incarnare l'idea della ferinita'
legata all'eleganza e alla forza. Vespasiani si affida alla pittura per
compiere questo viaggio metaforico nel paese dei grandi felini selvatici,
in special modo la tigre. Amplifica la dimensione, ne esalta l'incedere
ed ecco che la belva si installa nel bel mezzo dell'atelier, risultando a
volte un gatto ingigantito dalla lente dell'affetto e dalla consuetudine
di una convivenza quotidiana. Tanto piu' grande quanto si fa pretesto per
una poetica impostata su una pittura, che fa aderire perfettamente taglio
classico della stesura e complessita' operativa, in connessione di gesti e
sovrapposizioni cromatiche.
Il taglio compositivo puo' incentrarsi anche
su una porzione di muso, fissando lo sguardo, punto-luce, dentro una
superficie dove i segni fisionomici evaporano verso un'astrazione, senza
abbandonare mai il contorno della figura a cui si riferiscono. Ogni
opera, rigorosamente quadrata, vive una sua autonoma valenza potendo
essere posta in connessione con le altre, come sequenze non di un'azione
in svolgimento, ma riflessi di una simbiosi di sentimenti. La capacita' di
interagire delle figure tra loro risiede nella diversita' del colore
dominante in ogni quadro; il lavorare per velature consente all'animale
di emergere dal susseguirsi di impercettibili pellicole stratificate,
dando l'illusione di una virtualita' verticale della pittura. In tal modo
il tema trattato aggetta gradatamente e assume andamento tridimensionale,
proprio perche' per sua definizione presenta una grande plasticita' per
come si installa nella realta'.
Questo avviene anche in virtu' di una
logica cromatica che esclude il bianco e nero e indugia invece su quelle
tinte che, distese come in un lavoro con l'acquerello, fanno uscire il
quadro dal buio della sua potenzialita' formativa per affermarsi come
opera finita. La funzione del bianco e del nero e' puramente
complementare, sottolinea in forma poco definita la ragione dell'ombra e
la marcatura luminosa in un contesto dove l'immagine, come ripresa da un
monitor, ferma l'azione su un'istantanea, dalla quale e' lecito attendersi
uno sviluppo e sulla quale si puo' imbastire un prologo alla storia.
Se il soggetto figurale si percepisce subito, l'opera avvince con la sua
tematica, se invece si propone prima la pittura, allora si sviluppa un
rapporto non mediato con il fruitore.
In ogni tela si afferma un solo
colore che, pur dentro uno schermo monocromatico, evidenzia una serie
cospicua di tonalita' affini, digradanti o ascendenti. Vespasiani fa
vivere all'opera l'esito di un'affascinante ambiguita': da una parte le
tinte, in genere calde, aggrediscono dando all'osservatore l'idea di
un'accensione improvvisa, dall'altra, animali feroci come bestie,
addomesticate dall'occhio dell'artista, si propongono allo sguardo con la
loro tensione al gioco, inserite in un contesto di calda passionalita' e
di rapporto intenso tra uomo e animale. Questo avviene grazie alla
vernice finale che esalta l'effetto del quadro dando voce anche ai
ruggiti espressi dalla pittura.. ...." Enzo Santese
Inaugurazione giovedi' 16 febbraio 2006 alle ore 18,30
Galleria D'Arte Nuova Artesegno
Borgo Grazzano 5 - Udine
Orari: dal martedi' al sabato: 10-12.30 e 16-19.30
Ingresso libero