Tra mito e logos. La mostra, curata da Lorenzo Argentino e con testo critico di Maria Vera Carminati, e' un corpus di una trentina di opere realizzate dal 2004 al 2006. La tecnica usata e' quella dell’acrilico e del collage su tela, con qualche effetto di tridimensionalita'.
Tra mito e logos
a cura di Lorenzo Argentino
“Tra mito e logos" e' il titolo della personale che Mirta De Simoni Lasta proporra' al Circolo Culturale Bertolt Brecht di Milano.
La mostra, curata da Lorenzo Argentino e con testo critico di Maria Vera Carminati e' un corpus di una trentina di opere realizzate dal 2004 fino alle piu' recenti del 2006. La tecnica usata e' quella dell’acrilico e del collage su tela, con qualche effetto di tridimensionalita'.
Dopo questa tappa italiana la mostra sara' in Olanda, presso la galleria Beldentuin Bon Ton, a partire dal 12 marzo fino al 16 aprile 2006.
In contemporanea nel parco della galleria saranno esposte le sculture dell’artista olandese Anton ter Braak.
Lo spazio di queste figure non e' una relazione astratta, ma una res, che rinuncia alla compiutezza dell’oggettivo per la grandezza allusiva del simbolo, una realta' soggettiva, carica di tonalita' emotive e di risonanze interiori. Le figure sono tanto piu' materiche e incompiute, quanto piu' densa e ricca e' l’anima che hanno attraversato per venire alla luce. Tempo e spazio si raccolgono nel confine della tela e nel gesto dell’artista. Un gesto e uno sguardo che li dilatano o li fanno gravitare attorno a qualche frammento di realta', trasfigurato e levigato fino a diventare essenziale. La polisemia del segno si spoglia dell’abito comodo dell’ambiguita' e diventa simbolo, un centro di attrazione, un nucleo in cui le civilta' sedimentano. La materia partecipa della vita della coscienza e palpita nei rossi degli sfondi, che sono ad un tempo sacri ed espressione - tutta umana - di passione.
Una piccola casa in un paesaggio di neve si appoggia ad una montagna, che lungo il suo profilo mette in tensione cielo e senso della terra. E’ forse la stessa che fa ascoltare il suo silenzio ad un uomo-volto, su cui la luce rivela il duplice flusso dei pensieri: apertura e sguardo esteriore, introspezione e sguardo interiore. E’ ancora la luce, nitida o rarefatta dei picchi, il luogo dove umano e divino, impercettibilmente, si toccano. Dove lo spazio si fa piu' denso e la tensione vibrante, nello ziggurat sospeso, mentre la sua materia scende in gocce a terra, e nella totemica meditazione delle donne-torri.
Ogni segno ha in se una traccia di assolutezza, come un destino che marca definitivamente la sua curvatura. Ma la memoria e la predestinazione sono libere dalla malattia e dal rischio di saturazione, perche' la forma e' incompleta e vibrante, sulla soglia della sua rivelazione. La forma incompiuta e' gesto, e' divenire. E cosi' la presenza indicibile dell’oggetto e' anche la sua assenza. L’arabesco e il ghirigoro, l’oro e il rosso, il definitivo e l’incompiuto, il solido e l’instabile, l’io e il mondo, la grazia della ballerina e la ieraticita' della donna archetipo si incontrano, ma le loro tangenze e i loro confini restano vivi, irrisolti, come la dialettica tra mito e logos.
Vera Maria Carminati
Circolo Culturale Bertolt Brecht.
Via Giovanola, 21/c - Milano