Sperequazione (part 3). La scansione geometrica che regola Wall, videoinstallazione di Stefano Mandracchia, si sviluppa a partire da un rapporto autonomo con le onnipresenti immagini televisive. Simone Cesarini realizza due tele monocrome di dimensioni quasi cinematografiche sulle quali delimita forme geometriche complementari. A cura di Daniela Lotta
Sperequazione (part 3)
Simone Cesarini, Stefano Mandracchia
A cura di Daniela Lotta
Sperequazione e' una trilogia di mostre, affidate rispettivamente alla
cura di Guido Molinari, Michela Arfiero e Daniela Lotta, che si
succederanno nel nuovo spazio espositivo di neon>fdv di Milano che si
affianca a neon>campobase di Bologna, con una programmazione autonoma
e tuttavia coordinata, mirando a stabilire una connessione e ad
agevolare la circolazione di nuove energie dinamiche fra le due citta'.
Sperequazione, in quanto mancanza di un equo criterio distributivo,
ci suggerisce come la ricerca artistica contemporanea abbia scelto la
discontinuita' estetica come punto di forza del proprio essere. Oggi
ci troviamo in una situazione lontana dalla definizione di regole
condivise, da canoni di equilibrio e di omogeneita'. Naturalmente
permane in risalto la capacita' dell'artista di organizzare i fattori
di discontinuita' secondo proprie architetture. La sperequazione, la
mancanza di un equo criterio distributivo, e' amministrata con grande
attenzione e gestita attraverso un controllo concettuale differente
da artista ad artista.
Zone Sensibili
Le ricerche ottico-cinetiche degli anni sessanta, sostenitrici di un
rigore formale di derivazione scientifica e di un approccio
sistematico all’opera d’arte, sembrano oggi definitivamente
assorbite in favore di una differente consapevolezza estetica, libera
da condizionamenti imposti. L’ordine puntuale di certi dispositivi
visivi rivolti a produrre un movimento simulato, e quindi a costruire
l’illusione percettiva dello scorrere del tempo, risultano a
distanza di anni poco efficaci. Seppur spinta da una volonta' di
rinnovamento, di superamento della stagione precedente governata
dall’Informale, quella tensione al cambiamento porto' la ricerca
artistica verso un azzeramento totale e ad una successiva
riconsiderazione della grammatica visiva scegliendo di ripartire
dalle forme concrete appartenenti alla geometria semplice.
Ma, al di la' di quelli che possono essere stati i limiti generati
dall’immaturita' dei tempi, quello che adesso interessa considerare
e' come questi artisti intuissero i segni di un vivere contemporaneo
sempre piu' caratterizzato dalla onnicomprensiva presenza dei media:
percepivano cioe' l’invadenza crescente della tecnologia nella
quotidianita' di ognuno e l’impossibilita' di evitarla.
Stefano Mandracchia e Simone Cesarini sembrano muovere da questo
presupposto.
Senza ovviamente patire l’utopia pionieristica dei predecessori
dimostrano, al contrario, una disinvoltura che e' di fatto
generazionale. Avviene dunque ora una personalizzazione dei codici e
degli schemi propri del linguaggio tecnologico che attingere
direttamente alle forme chiuse di matrice Optical ma riconsiderandole
secondo una appropriazione del tutto individuale.
La scansione geometrica che regola Wall - la videoinstallazione
allestita da Stefano Mandracchia su una delle pareti della galleria
- sviluppa a partire da un rapporto autonomo con i mezzi di
comunicazione; nel caso specifico con le onnipresenti immagini
televisive. Il dinamismo ipnotico delle gradazioni cromatiche che si
susseguono secondo un ritmicita' fluida e' infatti il risultato della
scomposizione delle immagini prodotte dalla televisione di casa sua.
L’artista non ha fatto altro che sistemare davanti allo schermo una
struttura realizzata assemblando a mano delle fasce di cartoncino
bianco dando forma cosi' ad un reticolo di celle a sezione regolare i
cui piani assorbono il riverbero della luce colorata amplificando
l’effetto dei pixel.
In maniera omologa Simone Cesarini realizza due tele monocrome di
dimensioni quasi cinematografiche sulle quali delimita due forme
geometriche complementari.
L’ascendenza gestaltica del disegno e' in questo progetto diretta
conseguenza di un processo, il risultato di una attenta operazione
manuale condotta dall’artista in prima persona. Quelle che sembrano
essere figure impersonali, nate da una rigorosa applicazione
tecnologica, sono invece la traccia di un gesto, l’accurata
sottrazione di parti di tessuto effettuata separando la trama in
segni orizzontali e verticali.
In definitiva, le soluzioni formali applicate dagli artisti
manifestano si' una sofisticata introiezione degli schemi del Minimal
ma appaiono adesso come zone sensibili individuali in sintonia con le
possibilita' offerte dalle contemporanee strategie mass-mediali di
personalizzazione della comunicazione.
Immagine: Simone Cesarini, Scala, 2003. Legno, gomma, misura ambiente. Galleria d'Arte Moderna, Bologna
Opening martedi' 21 febbraio 2006 ore 18
neon>fdv
la Fabbrica del Vapore
via Procaccini 4 20154 Milano