La nascita del modernismo sloveno. Il principio del lavoro dei due artisti fa leva sul rapporto tra pittore e natura esterna, sull'impossibilita' per il primo di riprodurre con mezzi artificiali la realta', ma anche sulla difficoltosa sfida di ricreare una natura illusoria con l'utilizzo degli strumenti pittorici, di per se' stessi artificiosi.
La nascita del modernismo sloveno
La Galleria A+A, il Centro Espositivo Pubblico Sloveno, e' lieta di presentare la mostra ''La nascita del modernismo sloveno'', frutto di uno studio approfondito sulla medesima tematica che vede esposti gli artisti Tomo Podgornik e Emerik Bernard, messi in risalto dai vivaci studi di Andrej Medved.
Il critico Medved individua nei due artisti Tomo Podgornik e Emerik Bernard i protagonisti della frattura con la vecchia prassi artistica, considerandoli i piu' maturi interpreti del modernismo sloveno. Per lo studioso i due artisti, alla fine degli anni '70 e agli inizi degli anni '80, per primi si rapportano in maniera originale alle problematiche del ''dipingere'' moderno: prendono atto della crisi dell'arte figurativa contemporanea e ragionano sul concetto di mimesis, ovvero l'imitazione della realta' esterna con i mezzi pittorici. La ricerca di un illusionismo pittorico e' ormai passata, al suo posto l'attenzione e' posta sul rapporto con la pittura. E' il quadro stesso, con i suoi elementi (colori, luce, forma) a diventare rilevante. Il principio del lavoro dei due artisti fa leva sul rapporto tra pittore e natura esterna, sull'impossibilita' per il primo di riprodurre con mezzi artificiali la realta', ma anche sulla difficoltosa sfida di ricreare una natura illusoria con l'utilizzo degli strumenti pittorici, di per se' stessi artificiosi.
Tomo Podgornik, da un lato, si focalizza sul supporto analizzandone formato e stesura del colore, tra strato e valori cromatici, dall'altro esprime il suo gesto e l'intima riflessione pittorica, propri della tradizione figurativa astratta. La resa indefinita della figura che inserisce nello spazio, costringe l'osservatore a variare continuamente il suo punto focale, per catturare la tridimensionalita' della tavola che non ha mai un centro della messa a fuoco.
Analoga ricerca di un ''nuovo spazio'' si trova nelle opere di Emerik Bernard attraverso le quali l'artista rifiuta la storia reale, quindi la narrazione e il racconto, modellando l'impasto cromatico in maniera personale. Anch'egli nega all'osservatore la sicurezza della messa a fuoco e condensa le figure smaterializzandone i contorni. Il suo e' un dipingere astratto con riminescenze del reale.
La mostra e' accompagnata da un catalogo con testi di Andrej Medved e Jasa De Negri.
Galleria A+A
calle Malipiero 3073 (San Marco) - Venezia