Le dernier voyage. Il progetto rende omaggio all'artista che, attraverso gli anni, ha sviluppato uno stile personale e particolare, unendo “l’astratto occidentale alla tradizione cinese del segno" e collocandosi come una figura contemporanea della tradizione calligrafica.
Le dernier voyage
Per la prima volta in Italia la Sala 1 in collaborazione con il Centre Culturel Saint-Louis de France presentano opere inedite dell’artista franco-cinese T’Ang Haywen con una mostra dal titolo Le dernier voyage. Con questo progetto si celebra il quindicennale della sua morte, rendendo omaggio a questo brillante artista che attraverso gli anni ha sviluppato uno stile personale e particolare unendo “l’astratto occidentale alla tradizione cinese del segno" collocandosi come una figura contemporanea della tradizione calligrafica.
La mostra presenta 27 opere provenienti da una collezione privata, che T’ang creo' in Polonia nel suo “ultimo viaggio" nell’agosto del 1990. La mostra riflette l’artista, vero esempio di dualita', a cavallo tra due culture (cinese e francese), due mondi (Oriente e Occidente), due religioni (Taoismo e Cattolicesimo) che interagiscono per trovare un equilibrio. Negli anni ’80, T’ang si avvicina alla religione cristiana, frequentando regolarmente l’Abbazia di Fontgombault e decide di convertirsi.
Cinese di nascita e francese di adozione, T’ang sposo' letteralmente l’arte, considerandola “piu' uno stile di vita che una professione" (Les chemins de l’encre - peintures chinoises du XXe sie'cle de T’ang Haywen 2002). Grande viaggiatore, alternava soggiorni all’estero ad una austera vita parigina, avendo come principale preoccupazione la ricerca della semplicita' e della liberta' artistica assoluta. T’ang fu un prolifico artista di gran talento ma ottenne una “vera" riconoscenza solo dopo la sua morte nel 1991. In seguito, sono state organizzate importanti mostre e retrospettive. Nel 2002, il Muse'e National des Arts Asiatiques-Guimet di Parigi gli dedicava una personale, ed alcune delle sue opere entrarono a fare parte della prestigiosa collezione del museo.
La maggior parte delle sue opere suggeriscono dei paesaggi, tuttavia non esiste, o solo raramente, una figurazione della natura. Basta un segno, una traccia o un colore per evocare quella natura lasciando spazio all’energia che ne emana. T’ang utilizzava quasi sempre formati standard di carta o cartone come superficie. Le opere di piccole dimensioni sono varie anche se il dittico rimane la forma piu' diffusa nella sua prassi artistica. La natura diventa la sua ispirazione e l’inchiostro di china il suo medium per celebrare una continuita' nelle forme e nelle tecniche.
Sala 1
piazza di Porta San Giovanni, 10 - Roma