In mostra, circa 80 di opere tra la produzione degli ultimi 15 anni dell'artista. Dalle tele storiche di grande formato ai dittici del 2004, fino alle piu' recenti composizioni. Infine, una serie di pastelli, che permettono di analizzare l'evoluzione artistica della pittrice. A cura di Marisa Vescovo.
Frammenti di un discorso cromatico
Dal 23 marzo al 3 maggio 2006 l’Archivio di Stato di Torino ospitera' la personale di Renata Rampazzi, artista formatasi a Torino con Riccardo Chicco, poi a Salisburgo con Emilio Vedova e successivamente a Parigi con Zao Wou Ki e con l’entourage di Alechinsky.
Alla fine degli anni settanta l’artista si trasferisce a Roma dove tuttora risiede e lavora; dal 1973 ad oggi ha esposto in piu' di 60 mostre tra personali e collettive, in Italia e all’estero.
In mostra circa 80 di opere, scelte dalla curatrice Marisa Vescovo tra la produzione degli ultimi 15 anni della Rampazzi. Vi sono tele storiche di grande formato (cm 160x200) cosi' come i dittici del 2004, le piu' recenti composizioni formate da piccoli olii accostati (cm 30x30), oltre ad una serie di pastelli, una selezione che permette di apprezzare l’evoluzione artistica della pittrice.
Ci sono i colori pieni e forti che caratterizzano la pittura della Rampazzi: rosso sangue, marrone come la terra, il malva e il grigio di certi cieli in tempesta, il blu di un mare sconosciuto e il verde della natura che si risveglia e rinasce dopo i rigori invernali.
E c’e' il suo tratto distintivo, quella pennellata vigorosa e materica, energia pura fatta pennello che scarica sulla tela emozioni, sentimenti, paure.
Lidia Ravera nel testo in catalogo sottolinea la peculiarita' di quest’artista: “Non mi aspettavo che il primo quadro, subito, sulla prima parete, mi parlasse cosi' chiaramente. Renata Rampazzi (…) ha dipinto per me l’aura, quel colore inspiegabile che determina gli umori e coglie il senso degli eventi, i sentimenti". E' questa la sensazione che si prova quando ci si trova di fronte ad una tela dipinta da Renata, la sensazione di qualcosa di conosciuto, vissuto in prima persona. I suoi quadri vanno dritti al cuore, all’anima oseremmo dire. E' come quando davanti ad una pagina scritta si rimane stupiti, perche' mille volte si e' provata quell’esatta sensazione ma mai saremmo stati capaci di descriverla con tale precisione. Ecco cio' che rende unica l’opera di Renata Rampazzi, la sua capacita' di essere intima ma “di tutti": quelle masse colorate che si rincorrono nei suoi quadri, quegli squarci di luce che improvvisamente illuminano la tela fanno risuonare in noi spettatori una corda nascosta. Chi non si e' mai sentito oppresso da una pressione indescrivibile o sollevato sino al cielo da un improvviso anelito d’infinito? Di fronte all’immensita' della vita e dell’universo, di fronte al CAOS, come lo descrive la curatrice Marisa Vescovo in un precedente scritto, la Rampazzi scarica sulla tela le emozioni, le angosce e le sensazioni attingendo a quel magma sconosciuto e trascurato che e' la coscienza umana. Grazie alla sua straordinaria capacita' di comunicare la pittrice fa si' che ogni quadro sia per noi una storia, un’esperienza, un’avventura. Di fronte ad ogni tela ci si ritrova immersi nel mistero dell’esistenza e delle sue pulsioni: siamo coinvolti in un turbinio di rossi o travolti da un’onda blu mare, siamo quel puntino nero, quella traccia lasciata sulla tela verde chiaro, sopravvissuti ad un naufragio. Ma piu' che tutto siamo umani, fatti di carne e spirito cosi' come di materia e forza espressiva sono i quadri di Renata Rampazzi.
Si potrebbe essere tentati di descrivere la sua pittura come informale, ma se ci si lascia andare, se ci si fa catturare dalla storia raccontata in ogni quadro appare chiara la differenza; la Rampazzi e' una pittrice che si spoglia completamente di ogni sovrastruttura intellettuale, che apre il suo cuore e dipinge con le viscere, per tentare la sua utopica impresa di dare una forma a cio' che e' informe per eccellenza: le emozioni.
E - sorpresa! - ci riesce divinamente, anzi umanamente.
Inaugurazione: 23 Marzo 2006
Archivio di Stato
piazza Castello - Torino
Orari: dal martedi' al sabato 10 -18, domenica e festivi 10 - 20, lunedi' chiuso