L'artista, manipolatore di luci e di watt, affronta i temi dell'anamorfosi e della catottrica e ricerca una Wunderkammer capace di rilevare negli inganni della vista un altrove piu' reale di quello che viene spacciato per tale.
Afetico aneretico
Un clima: un altro clima. Atmosfere diverse, forse surriscaldate o forse
surgelate, quelle cui alludono gli angeli. Che nessun meteorologo, fosse
pure il piu' suadente o il piu' affascinante, puo' dar conto nelle sue
previsioni. Parlare di tempo. Di atmosfera fisica. Ma smagature diverse si
propongono al quotidiano vivere. Per il quale le modificazioni delle
stagioni non mutano la realta' piu' del cambiamento dell'altrettanto
stagionale palinsesto televisivo. Proprio il clima, almeno un tempo, poteva
condizionare la visuale e la sua allucinazione; erano nebbie marine o
montane, particolari condizioni 'atmosferiche , a favorire fantastiche
visioni: da qui le 'fatemorgane o le altre poetiche visionarie illusioni
che popolavano l'immaginazione popolare e le sue epifanie, piu' o meno sacre.
Adesso che l'unico modo di guardare oltre, Fernsehen, e' mettersi davanti ad
uno schermo, ai lumen degli occhi si frappongono quelli pulviscolari di
trasmettitori: l'etere, si dice. 'Gli specchi per le allodole/inutilmente a
terra balenano ormai , recitano appunto i versi di Mogol cantati da Battisti
in quella canzone, Il nostro caro angelo, che avremmo preferito quale titolo
della mostra. Patrizio Travagli, artista manipolatore di luci e di watt, che
gia' ha affrontato i temi dell'anamorfosi e della catottrica, in passato,
prosegue nella propria conscia ricerca di una Wunderkammer capace di
rilevare negli inganni della vista un altrove piu' reale di quello che viene
spacciato per tale dai mezzi di comunicazione.
Magari per pensare e
'riflettere , un solo momento, in quanti colori (e quanti non-colori) si
scompone la luce. Il tramite per un simile messaggio non poteva altro che
essere angelico. Rifacendosi all'angelo piu' solo e piu' caduto, quel Lucifero
(appunto 'portatore di luce ) la cui ricerca non poteva sfociare altro che
nella ribellione e dunque nella perdizione. E non poteva trovare spazio
migliore di questo settecentesco teatro anatomico per allocare le rilucenti
rifrazioni dei suoi angeli caduti in terra.
Si', perche' dove, se non in
un'aula di dissezione del cadavere, dove la morte e' l'ultimo specchio dai
quali i vivi possono trarre lezioni per allungare la propria agonia che
chiamano vita, si riflette in modo piu' pregnante l'ansia di ribellione e
fuga, il desiderio dell'ombra quale porta della luce. In questo senso gli
angeli di Travagli sono rilucenti e specchianti metafore di un altro vero:
deformanti rabdomanti di tempeste intime che coinvolgono chi li guarda in
uno spazio nel quale 'empia non muore la lampada scritta nella vita (Guido
Ceronetti, Morte di Ignazio Filippo Semmelweis). Che nessuna arrogante
meteorologia puo' perturbare con stupide previsioni: un tempo che sa farsi
riparo dalla tempesta e dal suo trascorrere e piu' che altro da
interpretazioni di una dispotica oggettivita' scientifica.
Inaugurazione: Sabato, 18 marzo alle ore 1, 2006
Teatro Anatomico dell' Ospedale del Ceppo
via degli Armeni - Pistoia
Orari: 18-19 - 15-18