Instant Karma. Oggetti, disegni, un'installazione + special guest: Vedovamazzei. Scrive l'artista: "Cosi' da Artra sono esposte cose vecchie e cose nuove: ci sono i famosi vasi da fiori che ho cominciato a disegnare vent’anni fa, perche' mi tenessero compagnia... In mostra ci sono anche molti disegni o disegnini, fatti per spiegare a qualcuno come fare un certo oggetto che non riesci a fare da solo".
Instant Karma
Oggetti, Disegni, un’Installazione + special guest: vedovamazzei
“Se'ttala o Setta'la?" Questa mostra avrebbe potuto anche chiamarsi cosi', da uno dei
pochi racconti della vita di mio padre fatti da lui, quando nell’inverno del 1961
arrivo' a Milano per quello che adesso si chiamerebbe “uno stage retribuito di un
anno in una prestigiosa azienda della ristorazione".
Allora invece significava
semplicemente lasciare per dodici mesi, cinquantadue settimane,
trecentosessantacinque giorni, casa, moglie e tanti figli a Roma, ed affrontare solo
notte e nebbia della capitale morale. Dunque, quella sera di non so che giorno di
non so che mese, cercando la pensione, o casa, dove sarebbe andato ad abitare e
ovviamente perso nella maglia stradale edilizia tutta uguale della zona tra Porta
Venezia e la Centrale, Alfredo provo' a chiedere al primo passante dov’era la via che
cercava, forse sbagliando accento di quel cognome: e si senti' rispondere con questa
specie di mantra, che da quando ho sentito il suo racconto mi e' rimasto in testa, e
che non dimentichero' mai: “Via Se'ttala o Setta'la?".
Il destino dell’uomo, o piu' semplicemente la quantita' di freddo, umidita' e
solitudine che gli entrera' nelle ossa fino a un giorno lontano aiutarlo a morire,
quella sera dipendeva da un accento, un’inflessione, il rigore ortofonico di un
fesso cosi' fesso da non concepire che non c’e' nessuna differenza tra Se'ttala o
Setta'la, perche' a Milano c’e' solo una via con quel nome. Percio' mi e' tornato subito
in mente quel mantra quando i galleristi di Artra - che stanno proprio in Via
Se'ttala (o Setta'la?) - mi hanno chiesto di fare una mostra da loro, conosciuti per
far conoscere soprattutto giovani artisti alternativi. A me, che di tutte queste
cose ormai potrei essere forse solo artista, e' pero' sembrato che questo invito
avesse di piu' a che fare con un momento della mia vita, dove il karma o non so chi o
cosa, hanno deciso che c’era bisogno di una bella ristrutturazione, un po’ come
appunto canta John Lennon in quella sua canzone con questo titolo: “Istant Karma is
gonna get you, gonna knock you right in the head".
Una bella botta in testa, quasi tutto quello che credevi andasse bene invece non va
piu' e ti ritrovi a fare i conti con la tua vita, ma essendo questa un mistero non
risolto da nessuno, piu' facile, forse molto piu' facile cercare di capire, o far
capire, il tuo lavoro. E cosa c’e' di meglio di una mostra?
Cosi' da Artra sono esposte cose vecchie e cose nuove: ci sono i famosi vasi da fiori
che ho cominciato a disegnare vent’anni fa, perche' mi tenessero compagnia, e mi
sembrava che fosse meglio produrli da solo, cioe' insieme a mia moglie - allora -
Gabi, invece che cercare un produttore sufficientemente colto, o ricco, o
incosciente da metterli nel suo catalogo (queste cose le ha spiegate bene, molto
bene Sandro Mendini in uno scritto di circa tre anni fa).
In mostra ci sono anche
molti disegni o disegnini, fatti per spiegare a qualcuno come fare un certo oggetto
che non riesci a fare da solo, oppure per convincere un qualche industriale che la
tua idea e' veramente buona e gli fara' guadagnare un sacco di soldi, o semplicemente
perche' i vasi, le sedie, le lampade, i fiori e le piante che stai disegnando
passeranno e non le vedrai piu': soprattutto non le vedrai piu' con i tuoi occhi e la
sensazione di essere finalmente vicino a qualcuno che ti fa tornare la voglia di
disegnare, come quando eri ragazzino e avevi tutto il tempo del mondo, ma non lo
sapevi. Il tempo, il tempo che hai fermato da grande per fare questi disegni e' la
cosa piu' importante...
E poi, proprio all’inizio della mostra, c’e' un piccolo lavoro a cui tengo molto, che
si chiama MaMi, come un’antica canzone post-resistenziale pure dedicata a Milano,
ai suoi tram, alle sue galere di San Vitu'r e a chi ci e' finito dentro per quello che
una volta si chiamava “amor patrio", o anche per Giustizia e Liberta' o la Brigata
Garibaldi o che so io.
E in fondo, a parte la memoria di mio padre nella nebbia e
mezza vita che ci ho passato, questa citta' e' stata per molto tempo, e ogni tanto lo
e' ancora, soprattutto il ricordo di certe foto bianco e nero un po’ sfocate di facce
e corpi giovani, che s’intuiscono magri dentro impermeabili molto larghi, larghi
abbastanza da farci entrare sotto un mitra o qualche pistola, abbastanza caldi da
dare coraggio a chi li portava per correre per certe vie strette o larghe, per
sparare a canaglie fasciste e/o naziste: e anche per non farcela piu' a correre,
essere presi e messi - per esempio - contro l’altissimo muro di sostegno dei binari
sopraelevati della Centrale, per avere forse il tempo di gridare sussurrare o
pensare qualcosa di utile solo al cuore sotto tiro, come Viva l’Italia, o mamma mia,
o Lucia ti amo ti amero' sempre...Poi BANG, BANG, BANG e Amen.
Opening: 29 marzo 2006 h.18.30
Galleria Artra
Via L. Settala 6 - Milano