La pittura dell'artista e' piena di una tensione che si accomuna a quella degli artisti astratti dei primi decenni del XX secolo. Il tema e' quello del dualismo lotta/comunicazione, un concetto cardine della visione dell’uomo credente.
Dialettica nella coscienza
Le opere di Arza Somekh Coen colpiscono perche', pur essendo al di fuori di ogni contesto pittorico contemporaneo, la loro semplicita' e immediatezza rimandano a un contenuto certo e convinto, cui non siamo piu' abituati. La sua e' una pittura piena di tensione che si accomuna, per alcuni aspetti, a quella degli artisti astratti dei primi decenni del XX' secolo. Questi ruppero fragorosamente con la tradizione figurativa fino allora dominante attraverso l’uso della geometria primaria. Partendo da una cultura secessionista di fine Ottocento, costoro approdarono immediatamente a una visione della realta' pittorica completamente astratta sia attraverso le macchie di colore (Kandinskij e Klee) sia con rigorose forme geometriche (Mondrian e Van Doesburg).
L’artista non e' arrivata alla pittura attraverso canoni formativi tradizionali, la Scuola d’Arte o l’Accademia di Belle Arti. Le radici, tuttavia, erano forti e, nel 1995, dopo l’arrivo in Italia, riprende a dipingere, arte fugacemente amata a venti anni. Forse questo “risveglio" non e' stato casuale. Cio' che ha colpito di piu' la Somekh Coen all’arrivo nel Bel Paese e' stato il rapporto tra il linguaggio artistico, di pittura e scultura, e la fede. Visitando l’Italia e i suoi musei ha apprezzato il forte messaggio religioso e la funzione pedagogica delle opere figurative, che va oltre il valore artistico.
Ammirando le opere del Rinascimento e del Barocco italiano ha colto in se' un’ispirazione: trovare una soluzione simile per far conoscere alcuni degli aspetti salienti dell’ebraismo in un contesto, quello odierno, fortemente caratterizzato dall’uso dell’immagine. La Somekh Coen si e' messa a dipingere con forte passione, cercando un linguaggio espressivo piu' consono a lei e alla sua formazione di illustratrice di libri scientifici per bambini, in cui le forme della geometria primaria erano probabilmente piu' indicate. Iniziava quindi a meta' degli anni Novanta a esprimere idee a lungo meditate attraverso quadrati, rettangoli, triangoli, cerchi, ovali e sottili linee colorate di congiunzione.
Sin dall’infanzia, durante le conversazioni con il padre sulla presenza di Dio, si e' creata una immagine “fisica" di alcuni concetti, per esempio, della coscienza che, come Dio, e' presente “in ogni luogo e ogni momento". Nei suoi dipinti questa immagine, un’ellisse invisibile, ha assunto colore e sostanza. Nella visione personale dell’artista la coscienza ha come limite solo le capacita' del singolo. Da questo limite, tuttavia, nascono le difficolta' di connettersi con gli altri e da questa difficolta', a sua volta, scaturisce la lotta fra coscienze diverse e all’interno di esse.
Lotta e comunicazione fra mondi opposti
Il tema che pervade le opere della pittrice e' dunque ben rappresentato dal dualismo lotta/comunicazione, un concetto cardine della visione dell’uomo credente. Secondo la Somekh Coen, infatti, nella coscienza del credente si svolge una lotta perenne fra desideri e precetti, doveri inappellabili per il religioso. Nel suo lavoro ha cercato sempre di rappresentare la dialettica fra questi due mondi, apparentemente inconciliabili. Lo scontro continuo nella coscienza determina, pero', anche una relazione tra fattori in contrasto e, nella maggior parte dei casi, genera anche una comunicazione continua e il compromesso. La lotta nella coscienza del credente ne determina i successi o i fallimenti nell’eseguire le richieste di Dio.
Nella serie di opere che e' scaturita da questo tema, Arza Somekh Coen ha usato una rappresentazione di ellissi e reti per indicare il contrasto e l’interazione. Ogni ellisse (coscienza/conoscenza) comunica con le altre tramite reti, poiche' la rete rappresenta le connessioni e cosa stabiliamo nella coscienza, se non connessioni fra concetti? Le reti a forma di spirale diventano cosi' la rappresentazione fisica di questa sua visione del mondo.
Il lavoro della Coen, pur intriso di concetti e insegnamenti ebraici, non fa uso di segni e simboli convenzionali. Ed e' questo uno dei suoi punti di forza: qualsiasi spettatore, pur non conoscendo l’ebraismo, si puo' avvicinare alle sue opere grazie a forme primarie, a strutture e colori che esprimono concetti generali.
A distanza di piu' di dieci anni, dopo aver esposto alcune sue opere in una galleria privata di Bologna, la Somekh Coen approda al Museo Ebraico di Bologna con un nuovo nucleo di opere, di cui alcune di particolare interesse per la freschezza esecutoria e il rigore compositivo. La mostra dell’artista sara' aperta al pubblico dal 27 aprile al 28 maggio nei locali del Museo Ebraico di Bologna, in via Valdonica 1/5.
Arza Somekh Coen ha iniziato a dipingere a venti anni. Pur avendo abbandonato l’arte a favore delle scienze, in particolare la biologia, ha continuato ad occuparsi di disegno scientifico e ha illustrato libri e riviste di scienza per bambini. Ha inoltre lavorato a un progetto di ricerca per lo sviluppo delle capacita' visive dei bambini in eta' prescolare. Il programma, premiato con la medaglia Comenius dell’Unesco nel 1996, e' stato ideato e condotto dall’artista israeliano Yaacov Agam. Dal 1990 vive in Italia. Nel 1995 e' tornata al suo primo amore: l’arte figurativa, affrontando la pittura astratta legata a concetti ebraici.
Museo Ebraico
via Valdonica, 1/5 - Bologna
L’ingresso e' gratuito.