Basilica Palladiana
Vicenza
piazza dei Signori
0444 323681
WEB
Paolo Portoghesi
dal 20/4/2006 al 24/6/2006
orario 10-19

Segnalato da

Alessandra Lombardi




 
calendario eventi  :: 




20/4/2006

Paolo Portoghesi

Basilica Palladiana, Vicenza

La mostra vuole mettere in luce la complessita' dell’esperienza dell’architetto romano, attraverso un percorso riassuntivo dei suoi plurimi campi di attivita': l’architetto, lo storico, il teorico, l’animatore e il fotografo.


comunicato stampa

La mostra Paolo Portoghesi architetto, Storia e Natura Omaggio a Palladio, vuole mettere in luce la complessita' dell’esperienza dell’architetto romano, attraverso un percorso riassuntivo dei suoi plurimi campi di attivita': l’architetto, lo storico, il teorico, l’ animatore e il fotografo. Architetto e storico militante, che riesce a coniugare, attraverso un processo di fertilizzazione incrociata, immagini lontane e vicine nel tempo, a volte fortemente contraddittorie ma sempre in armonia con il paesaggio, nel segno di un equilibrio raggiunto, di una nuova alleanza fra architettura e natura. Nella sua architettura ripropone la persistente validita' degli archetipi in una visione generale che deriva dall’incontro tra Storia e Natura e dal continuo dialogo fra tradizione ed innovazione.

Nelle sue architetture realizzate e non, dalla casa Baldi (1959) alle case di Tarquinia (1981), dalla Moschea di Roma (1974) alla Moschea di Strasburgo (2000), dalla piazza Leon Battista Alberti a Rimini (1990) alla piazza di Abano Terme (1996), dal teatro di Cagliari (1965) al teatro di Catanzaro (1988), dalla Chiesa di Salerno (1969) alla Chiesa di Terni (1997), dalle Torri di Pietralata per lo SDO di Roma (1996) a quella piu' recente di Shangai (2006), agli oggetti di design realizzati da Cleto Munari, emerge l’uso creativo degli archetipi, che esprimono nel campo dell’architettura la dimensione collettiva come efficace antidoto contro l’arbitrio individualistico e l’esasperazione dei processi di cambiamento privi di motivazioni profonde. Dai suoi libri dedicati a Roma Barocca (1966), a Borromini architettura come linguaggio (1967) a Dopo l’architettura moderna (1980), a I grandi architetti del Novecento (1998), a Natura e Architettura (1999), alla didattica militante, dalla mostra La presenza del passato, prima biennale internazionale di architettura di Venezia del 1980, alla mostra di Natura e Architettura a Pechino, Shangai (2000), ai documentari didattici, traspare il suo metodo creativo che consente la lettura e la comprensione delle strutture fantastiche della natura, rispettandone l’origine <<libera>>, che nasce dalla comprensione del caso, del movimento infinito, del caos e dell’ordine.

Viaggiatore instancabile, ha scattato innumerevoli fotografie che svelano il suo pensiero di scrivere con la luce, e la sua passione per le linee e le forme degli esseri viventi. Animatore culturale che attraverso la sua rivista Abitare la terra combatte contro l’idea anacronistica di progresso inteso come “sviluppo illimitato", sostenendo il dialogo fra tradizione e innovazione a favore della lenta e complessa stratificazione di saperi locali e di valori sociali, simbolici ed estetici, propri della teoria contemporanea della sostenibilita' e dell’etica della responsabilita'. Un ritratto a tutto tondo di un architetto dalla personalita' poliedrica, dove l’architettura della memoria e' la sua ragione di vita mentre la natura e' la sua grande maestra.

Natura e Storia

Il tema principale della mostra e' la fertilita' di una architettura che tragga ispirazione dagli insegnamenti della natura e della storia. Portoghesi ha dedicato la sua vita allo studio e alla ricerca di un linguaggio architettonico aperto alla innovazione, ma profondamente radicato nei luoghi e nelle tradizioni. Del suo duplice impegno nella storia e nella composizione Giulio Carlo Argan scriveva nel 1967: “Pone il rapporto di arte e critica come rapporto di ipotesi e verifica, soltanto che l’ipotesi e' la critica, la verifica l’arte. L’ipotesi verificata si fa il vuoto davanti, esige una nuova ipotesi, pone la necessita', dunque il dovere del fare. Il metodo storico di Portoghesi non consiste nella operazione, relativamente facile, di trovare Palladio in Aalto o Borromini in Wright, ma nella operazione inversa e piu' difficile, di trovare Aalto in Palladio e Wright in Borromini; ergo nel dimostrare che, dati Palladio e Borromini non possono non esserci Aalto e Wright e quello che viene dopo, fino all’impegno morale personale dello storico. Si entra cosi' in un ordine di necessita', lo stesso per cui lo storico non puo' non essere anche un politico; la politica non e' la premessa ma la necessita' etica dell’impegno sul piano operativo dell’arte."

Imparare dalla storia attraverso la comprensione dei luoghi, e' il motivo ispiratore della prima fase della attivita' didattica e teorica di Portoghesi che nel 1968, giovanissimo preside della facolta' di Architettura del Politecnico di Milano, in preda alla contestazione, teneva un corso sulle “Architetture Parallele" in cui ogni lezione era dedicata a una coppia di architetti, uno del passato uno della modernita' per dimostrare la continuita' dialettica della architettura occidentale. Negli anni novanta del secolo scorso Portoghesi, con il libro “Natura e Architettura" elabora l’ipotesi teorica di una integrazione tra storia e natura individuando gli archetipi architettonici come elementi di permanenza che attraversano la vicenda degli stili. Derivando dalla esperienza diretta della natura da parte dell’uomo agli albori della civilta', gli archetipi consentono all’uomo moderno la ricerca fruttuosa di un nuovo fondamento della disciplina, fedele all’ideale di una architettura pensata e costruita per migliorare la vita degli uomini. Anche sul piano progettuale, nel 1986, con il teatro Puccini a Torre del Lago, Portoghesi propone un organismo in legno lamellare basato sulla pervasivita' della “piega", anticipando una tendenza oggi assai diffusa. Reagendo polemicamente alle tendenze irrazionalistiche degli anni a cavaliere del 2000, in cui spesso si esprime una selvaggia vitalita' incline all’amnesia e alla “autoreferenzialita'", Portoghesi propone nel 2005 la necessita' di una Geo-Architettura, una “architettura della responsabilita'" che, conscia della suo ruolo di braccio secolare della politica nel processo di rapina che caratterizza oggi il rapporto dell’uomo con la sua, inverta la sua direzione di sviluppo e si impegni a costruire tra uomo e ambiente una “Nuova Alleanza" .

Omaggio a Palladio

L’allestimento della mostra all’interno della basilica rende omaggio a Palladio evocando l’organismo della chiesa veneziana del Redentore con pareti curve fatte di tubi di cartone che simulano le canne dell’organo. Si e' voluto cosi' sottolineare la fiducia del Palladio nella coincidenza tra armonie musicali e architettoniche e nello stesso tempo alludere a una architettura non finita ai confini tra il visibile e l’invisibile. Una serie di pannelli al centro dell’apposito spazio illustrano opere recenti di Portoghesi realizzate nel Veneto (La Biblioteca Civica e il Parco Termale di Abano; la Universita' di Treviso; il municipio di Tregnago; la chiesa del Cimitero di Cesena; la nuova Azienda Agricola di Ca’Tron, ispirate alla disciplina Palladiana, che indagano la logica del timpano spezzato verso il basso, tema caratteristico della giovinezza del maestro, la composizione bipolare e la configurazione abbracciante delle barchesse che ha influenzato la cultura barocca romana inaugurando il grande tema dell’abbraccio.

Le sezioni della mostra sono le seguenti individuabili in:

Modelli, disposti lungo la navata, relativi alle sue opere piu' significative.
Vetrine in cui sono esposti i disegni a penna dell’architetto.
Vetrine in cui sono esposti i libri scritti dall’architetto.
Vetrine in cui sono esposti gli oggetti disegnati dall’architetto
Sequenza di pannelli che illustrano le opere con riferimenti a forme naturali o ad esempi di architettura che le hanno ispirate.
Lavorare per la cultura. Mostre e Spettacoli.
Disegnare per abitare. Il lavoro di designer.
8) L’idea e il disegno, schizzi e disegni; il metodo di progettazione.
9) Viaggiare e ricordare. Le fotografie scattate nei viaggi.
In una saletta, alla quale si accede dalla prima rampa della scala di accesso verranno proiettati in ciclo continuo filmati riguardanti le opere e la attivita' culturale dell’architetto.

Lavorare per la cultura

Prima ancora di laurearsi, nel 1957, Portoghesi pubblica il primo dei suoi libri, una piccola monografia dedicata a Guarino Guarini (1956) e nel 1958 comincia a insegnare, prima nella scuola di specializzazione per il Restauro dei monumenti e poi nella facolta' di Architettura di Valle Giulia, in un corso di Letteratura Italiana che sara' frequentato da architetti come Sandro Anselmi, Francesco Cellini, Renato Nicolini, Franco Purini, Sergio Petruccioli, destinati a diventare protagonisti della cultura architettonica romana. Nel 1967 vince la cattedra di Storia dell’Architettura e si trasferisce a Milano nella facolta' di Architettura del Politecnico della quale diventera' preside nel 1968, impegnandosi nella “sperimentazione" di una didattica basata sulla ricerca. Nel 1977 ritorna a Roma dove insegna Storia dell’Architettura e Progettazione urbana dal 1995 in poi. Come primo direttore del settore architettura della Biennale di Venezia, realizza il Teatro del Mondo progettato da Aldo Rossi e la prima edizione Mostra Internazionale di Architettura intitolata “La Presenza del Passato". Nelle Corderie dell’Arsenale utilizzate per la prima volta come spazio espositivo, viene costruita la celebre “Via Novissima" con facciate progettate da Ricardo Bofill, Frank O.Ghery, Studio G.R.A.U, Michael Graves, Hans Hollein, Joseph Kleihues, Rem Koolhaas, Leon Krier, Arata Isozaki, Charles Moore, Franco Purini, Massimo Scolari, Robert Stern, Stanley Tigerman, Oswald Mathias Ungers, Robert Venturi. Il travolgente successo della mostra, di cui si parla ormai in molte storie dell’architettura moderna, come di un momento di svolta per l’architettura, ne determina il trasferimento prima a Parigi nell’ambito del Festival d’Automne e successivamente a San Francisco a Fort Mason. La moglie di Portoghesi, l’architetto Giovanna Massobrio fonda nel 1885 la Galleria Apollodoro a Roma, in piazza Mignanelli dove vengono esposti oggetti disegnati dai maggiori architetti di tutto il mondo. Nella Galleria oltre a concerti e dibattiti si svolgono una serie di mostre di grande richiamo, con allestimenti che ripropongono il rapporto pittura -architettura. L’attivita' di storico e teorico e di organizzatore culturale e' documentata nella mostra dai libri esposti nelle vetrine e da un ciclo continuo di proiezioni con immagini della via Novissima, delle mostre di Apollodoro e di alcune scenografie realizzate in occasione di spettacoli teatrali e televisivi.

Disegnare per abitare

Parallelamente alla attivita' di architetto Portoghesi ha progettato mobili e oggetti di produzione industriale o artigianale. Per la casa Baldi (1959 - 61) l’architetto ha disegnato tutto l’arredo realizzato in ferro battuto e legno curvato. Per Achilli ha disegnato il divano Liuto, una serie di tavoli, la poltrona “Elica" e la “Torre Astrusa", per Cleto Munari una serie di posate di vasi, di Candelieri, di orologi, per Apollodoro, oltre alla scrivania Rabirio e la lampada “Liberty", una serie di candelieri e di “Tempietti" realizzati al tornio, per la Alessi, oltre ai candelieri Achphat e Tlemcen, uno dei servizi della serie “The and Coffee Piazza". Per la Swid Powell di New York ha disegnato un servizio di piatti in porcellana, per la Richard Ginori piatti e fruttiere, per la Swatch due orologi. Per la Meccani ha disegnato le credenze, “Convesso", “Auguraculum" e “Prospettico", per la Lippiello-Travertino Romano tavoli, lampade, fontane in travertino marmo e alabastro, per l’Atelier Sedap una serie di applique e lampadari in gesso. Recentemente ha disegnato una serie di ceramiche per la ditta Moretti di Deruta sul tema della geometria frattale; una serie di bicchieri e un servizio di piatti per la Ritzenhoff, la maniglia Icaro per Olivari.

Introducendo il libro “Simpatia delle cose" di Giancarlo Priori Christian Norberg Schulz serive : “Un filosofo e' guidato da un unico pensiero, dice Heidegger. Anche un vero artista e' guidato da un unico pensiero, o forse dovrei dire da un’unica visione. I lavori di Paolo Portoghesi lo confermano. Difatti fin dall’inizio essi sono stati caratterizzati dall’uso di una particolare classe di forme, o, piuttosto, da un unico principio formale. A prima vista non e' facile individuare quest’ “unica visione"; i lavori di Portoghesi sono infatti diversi tra loro e sembrano essere il frutto di invenzioni sempre nuove. Dopo una indagine piu' approfondita, pero', le loro affinita' fondamentali si evidenziano e assumono cosi' un’importanza reale. Cio' che sembra strano e perfino capriccioso, appare di colpo quale variazione su uno stesso tema, come condensazioni o dilatazioni che generano forti legami di continuita' ambientale. Cosa e', dunque, la “visione" di Paolo Portoghesi? L’elemento costituente di tutte le sue scelte compositive e' la linea. I suoi lavori non consistono principalmente in volumi e spazi, ma in fasci di linee che si uniscono e si separano, si aprono a ventaglio e si ricongiungono, si curvano e si raddrizzano, si tendono e si innalzano. Spesso descrivono o generano superfici in modo che la forma costruita sembra consistere in numerosi strati relativamente indipendenti. A volte queste superfici si avviluppano a formare degli elementi tubolari che poi vengono nuovamente trattati come fasci di linee. Di solito le linee non sono generate dalla geometria, ma possono essere combinate secondo schemi geometrici. Viene cosi' creata una sottile interazione tra ordine e liberta'."

Il disegno e l'idea

Il modo di disegnare di Portoghesi, quasi sempre caratterizzato dall’uso della penna e da un tratto rapido e deciso, trascrive stenograficamente il pensiero architettonico nel suo percorso autocritico. Come forma di avvicinamento a una idea nascosta nella mente che aspira alla visibilita' e alla concretezza il disegno utilizza la casistica esplorando soluzioni diverse unite pero' da un denominatore comune che gradualmente porta alla identificazione della forma “giusta". E' negli anni ottanta che inizia la serie di centinaia di taccuini in cui si puo' rintracciare una linea di ricerca che oscilla tra Storia e Natura, tra memoria e innovazione e non di rado indugia in modo ironico sulla ambiguita' della forma e sulla relativita' delle analogie. I disegni originali raccolti negli album esposti nelle vetrine, quegli album rilegati che hanno fatto negli ultimi tempi la fortuna dei rilegatori veneziani e dei negozi di souvenir, mostrano la predilezione dell’architetto per la carta ruvida, fatta a mano, che consente alla penna di scavare i suoi segni su una superficie morbida e rugosa. Uno schermo al plasma passa in rassegna i disegni piu' significativi che si potrebbero vedere solo sfogliando i taccuini o rovistando nell’archivio dello studio di Monte Menutello. Disegnare e progettare, entrambi sono due atti creativi e conoscitivi che si svolgono per Paolo Portoghesi in complementarieta', come una danza di parti interagenti. I disegni di Paolo Portoghesi custodiscono la genesi e la metamorfosi delle sue architetture abbracciando mondi passati, presenti e futuri. I suoi disegni comunicano la ricerca paziente e creativa di una gestualita' carica di storia e memoria di intuizione e immaginazione. Nel suo metodo progettuale nulla va inteso in isolamento. Le sue prospettive color seppia, rigorosamente all’altezza dell’occhio, sono indagini e sintesi del perche' si decide una cosa e del come la si realizza in armonia con la terra. Dai suoi taccuini emerge il non-finito come condizione dell’essere e del fare umano. I suoi tratti di penna o di matita hanno il nerbo delle forme viventi, la consistenza della materia, la dynamis di membri della costruzione. Linea e colore non sono in opposizione ma fanno emergere il rapporto tra il visibile e l’invisibile, racchiudono il carattere rammemorante delle sue opere.

Viaggiare e Ricordare

L’uso della macchina fotografica come strumento di misura e di analisi del fatto architettonico fa parte delle “passioni" di Portoghesi che inizio' a fotografare Borromini da quando suo padre gli fece dono, per il suo diciottesimo compleanno, di un apparecchio Rolleiflex. Da allora, dopo una Linhof 6x9, una Rectaflex, una Leica, una Contax, una Minolta, una Nikon, una Kodak, Portoghesi e' approdato alla Canon digitale che lo accompagna in tutti i suoi viaggi in giro per il mondo: dall’Australia all’Europa percorsa per ogni dove, alla Cina, al Giappone, alla Palestina, a Israele, all’Arabia Saudita, alla Giordania, agli Stati Uniti, all’Argentina, al Peru', al Venezuela, al Brasile. L’archivio fotografico raccoglie ormai piu' di centomila scatti e documenta non solo architetture ma anche paesaggi e soggetti naturali perche' da anni l’architetto fotografa l’architettura anche in funzione delle analogie con il mondo naturale e la natura anche in funzione delle analogie con le costruzioni e gli oggetti realizzati dall’uomo. Una sequenza di immagini fotografiche sono proiettate in ciclo continuo su uno schermo al plasma per dare ai visitatori una idea dell’immaginario architettonico e paesistico che permea l’architettura illustrata nei pannelli e nei plastici.

Inaugurazione: 21 Aprile 2006

Basilica Palladiana
Piazza dei Signori - Vicenza
orario 10-19

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