Laura Brancati
Giampaolo Russo
Lorenzo Conservo
Luciano Evarchi
Lorenzo Manenti
Carmelo Violi
Giulio Agostini
Paola Velenti
Adriano Pasquali
Quella della piscina comunale e' stata la seconda tappa dell’itinerario espositivo, infatti, la mostra sara' riproposta in altri spazi artistici milanesi, in omaggio alla citta' dove il movimento e' nato, e, secondo il progetto artistico dei curatori e degli artisti invitati, dovra' essere allestita in altre citta' europee.
presentazione al catalogo a cura di Giulio Agostini
testi critici Arch. Paola Velenti
allestimenti e patrocinio Adriano Pasquali
artisti:
Laura Brancati (pittura)
Giampaolo Russo (pittura)
Lorenzo Conservo (video)
Luciano Evarchi (pittura)
Lorenzo Manenti (pittura)
Carmelo Violi (pittura)
Il 12 maggio, nello spazio dell'arte della "Piscina Comunale", si apre la mostra di sei giovani artisti milanesi, a cura dell’Arch. Paola Valenti e dello scrittore Giulio Agostini.
Le opere proposte sono interessanti prodotti di sei artisti emergenti, Laura Brancati, Lorenzo Conservo, Luciano Evarchi, Lorenzo Manenti, Giampaolo Russo e Carmelo Violi, tutti aderenti agli stilemi del filone figurativo contemporaneo europeo, molto apprezzato nella fucina dell’Accademia di Belle Arti di Brera, da cui gli artisti provengono.
Milioni di persone, di esseri umani, di sentimenti e di emozioni. Emozioni che fanno sorridere gli occhi, sorrisi curiosi, dolore che deforma il viso, serenita' imperturbabile, sguardi di freddezza statuaria, timida malizia. Questo, in pochissime parole, e' quello che si puo' leggere nei volti esposti alla mostra, i volti di tutti noi, in alcune istantanee dell’anima.
I soggetti presentati narrano il tema del ritratto e della rappresentazione del volto come metafora dell’esistenza umana, con le sue alterne vicende, che sfociano a volte in visi sorridenti, a volte in maschere infelici del teatro della vita.
La collettiva e' una mostra itinerante alla ricerca di spazi, ed e' il risultato di un lungo processo, dovuto ad alcuni anni di esposizioni presso Gallerie private ed Istituzioni pubbliche, sia personali che collettive, che hanno avuto come apice, sancendone la grande potenzialita', gli allestimenti espositivi dei sei giovani artisti nella citta' di Zurigo e Winthertur.
Ora c’e' un nuovo capitolo, la mostra si sposta a Milano, ed e' curata da Adriano Pasquali che in questo spazio della copisteria ha mosso le acque da ormai qualche anno, contribuendo a creare quel dibattito culturale che fra i giovani artisti diviene motivo di scambio e confronto, ma anche sollecitudine a continuare nel difficile campo artistico. Dopo l'interessante esito della mostra presso la Biblioteca di Pantigliate (Mi) in cui gli artisti si sono rivolti ai territori di provincia considerandola, finalmente, contesto fertile per una nuova riflessione, scevra da retoriche tradizionali, pronta a maturare un nuovo dibattito sull’arte contemporanea, si intende ripartire dalla citta' di Milano con una serie di esposizioni itineranti.
Quella della piscina comunale e' stata la seconda tappa dell’itinerario espositivo, infatti, la mostra sara' riproposta in altri spazi artistici milanesi, in omaggio alla citta' dove il movimento e' nato, e, secondo il progetto artistico dei curatori e degli artisti invitati, dovra' essere allestita in altre citta' europee.
Arch. Paola Valenti
Presentazione (tratta dal catalogo della mostra)
di Giulio Agostini
Tradizionalmente ‘lo specchio dell’anima’, il volto continua a interessare: propone, come sempre, una domanda sull’identita' -di chi e' visto e anche, per analogia o contrasto, di chi vede- ma in risposta restituisce, oggi, un’immagine di inquietudine, incertezza o, per lo meno, mistero. Chi siamo - dietro il volto - non e' certo. E’ un enigma, e problematica e' dunque la rappresentazione del volto. Come gia' in Pirandello, sei volti hanno trovato un autore in ciascuno dei sei artisti di questa mostra, ma la loro rappresentazione per lo piu' non raggiunge nella pennellata, nei colori, nel taglio o nella posa, il nitore e l’oggettivita' di chi sa di esistere in modo chiaro e definito.
L’eterna ambiguita' del rapporto fra maschera e volto e' percio' giustamente ribadita nel video di Conservo e nei ritratti di maschere e teste dell’antica scultura italica proposti da Manenti, che rivelano insospettate somiglianze con volti ed espressioni a noi temporalmente piu' vicini.
I volti di Violi ci fissano con tranquillita'. La naturalezza della posa frontale e' pero' apparente: e', appunto, una ‘posa’, come denuncia il taglio televisivo, che inquadra una parte soltanto del capo. All’irrequieto cromatismo, che rimanda a certi ritratti di Lucian Freud, e' affidato invece il compito di suggerire cio' che non si vede. ‘Al di la' dello schermo’ c’e' un’interiorita' complessa, ma rassegnatamente taciuta. La sua innegabile grazia c’invita a voler saperne di piu', a superare l’arcana compostezza di chi non parla di se'.
Dolore, invece, seppur dignitosamente sopportato, traspare dai volti di Russo, scelti fra i tanti di chi, in situazioni difficili, vive in una citta' che sappiamo essere Zurigo. Una citta' nel cui grigiore - come in tante altre- si rischia di ingrigire a propria volta e di non essere visti, di essere confusi con lo sfondo, smarrendo l’identita'. Cosi' le pennellate al di fuori e all’interno dei confini del volto si somigliano e il confine stesso puo' diventare meno netto. Qualcuno non osa alzare lo sguardo, qualcun altro lo alza, in un ennesimo tentativo di affermare la propria identita' che, in un caso, rimanda all’immagine del Cristo, ultimo degli ultimi, innalzato dalla sua stessa sofferenza.
Gridano la loro identita' i volti espressionisticamente e matericamente carichi di Evarchi, ma, nonostante l’urlo, non riescono veramente a comunicare chi siano: i corpi sono smembrati e i volti sono deformi fino al punto di veder cancellata la loro riconoscibilita' o, addirittura, di assumere un’identita' tragicamente o ridicolmente hitleriana. Numeri e lettere pretendono d’introdurre ordine e comunicabilita' nel caos, ma falliscono, perche' rimangono atomicamente isolati e, percio', incomprensibili.
A un estremo di oggettivita' fotografica appartengono infine i volti di Brancati. Sono percio' apparentemente sicuri di se' da un lato e rassicuranti dall’altro: possono guardare o non guardare lo spettatore, sono capaci di espressioni diversificate -riflessivi o ridenti- e sono attivi, come suggerisce una visione cinematograficamente seriale di tre di essi. Eppure, proprio in questa serie il volto si muove fino ad uscire dal quadro, mentre l’obiettivo rimane fermo. L’ultimo ritratto della serie mostra soltanto mezzo volto e il prossimo, se ci fosse, non ne mostrerebbe alcuno. Dove va quel volto? Un ritratto non lo puo' fermare.
Inaugurazione: venerdi' 12 maggio ore 19
Piscina Comunale
Via Campiglio, 13 - Milano