L'artista sceglie una metodologia da postproduzione, intesa come rielaborazione di fenomeni culturali e oggetti comuni. La sua riflessione e' incentrata sull’agonia del sacro. Attraverso diverse sculture e un video, Ago opera una radicale critica al concetto di potere.
Phenomena
Il lavoro di Roberto Ago predilige una metodologia da postproduzione
concettuale, intesa come rielaborazione interamente immateriale di
phenomena culturali e oggetti comuni. Il suo lavoro si caratterizza come una
costante rilettura della storia del ready made e delle sue inesauribili possibilita'
semantiche. Nelle sue mani il ready made non e' dunque un fossile storico
artistico, ma uno strumento linguistico fortemente contemporaneo,
metamorfico ed enigmatico.
Tutta la mostra ha una natura circolare e interpretativa, in cui ogni opera ha
un’identita' autonoma inserita in una lettura ermeneuticamente circolare
assieme agli altri lavori, attraverso uno scambio di significati costruito su
rinvii e polarita'. La riflessione centrale di Ago si e' incentrata sull’agonia del
sacro e sulla sua labilita' nella cultura contemporanea. In particolare la
tradizione cristiano cattolica e' oggetto di una disanima metaforica atta a
evidenziare la misura esatta della sua persistenza e della sua crisi.
Dopo il mistero irrisolto della prima opera, il vaso etrusco inscena un
sortilegio storiografico e temporale, in cui la figura cristica e quelle degli
apostoli vengono evocate in un confronto impossibile con una cultura pagana
precristiana quale quella etrusca. La scena non e' narrativa bensi' evocativa e
non si avvale di una struttura didascalica quanto piuttosto di una simbolica.
La paradossalita' culturale evidenzia uno scacco opposto al cristianesimo da
una cultura a lui precedente, mettendo in dubbio la portata sovrastorica del
messaggio evangelico. On the Rocks, lo story board fumettistico che si dipana
in poche scene, trasforma in ready made manipolabile una recente e
La nona ora, dandone una continuazione celeberrima scultura,
apparentemente trionfale. Il papa non e' abbattuto ma riprende vita, mutando
le sue sembianze in quelle dell’attuale nuovo pontefice. L’istituzione ecclesiastica e' cosi' rivelata nella sua eternita' sovrapersonale, ma il carattere
ludico e pop della scena e' tale da suggerire una persistenza ormai solo
secolarizzata e non piu' trascendente del magistero cattolico. Il video in mostra
e' l’opera che forse illustra piu' emblematicamente l’intento dell’artista. Una
nave carica di potenziali immigrati da paesi non occidentalizzati, quali quelli
arabi e africani, si trova posta a confronto con le icone piu' invasive della
cultura di massa occidentale, simboleggiate in questo caso dai capolavori
enigmaticamente pop di Haim Steinbach. Ancora una volta, l’artista
americano e' solo un vocabolario concettuale nelle mani di Roberto Ago, che
si avvale dell’opera di questi per inscenare una deriva malinconica e
inarrestabile delle culture contemporanee. Icone coloniali e del cinema
hollywoodiano si susseguono senza soluzione di continuita', mostrando un
mondo orientale vanamente desideroso di impossessarsi del decadente kitsch
plastificato americano, del tutto incapace di opporre un’istanza nuova e
vivificatrice contrapposta alla stanchezza vuota di questo. In tal modo anche
l’immagine del cristianesimo allusa insistentemente nelle opere precedenti, si
rivela non il tema centrale della mostra, ma solo un ulteriore ready made
culturale, adoperato per operare una radicale critica al concetto di potere. Le
culture si consumano e il loro tentativo egemonico, pur connaturato ad esse
per definizione, e' destinato a infrangersi di fronte alla complessita' della storia
e delle diverse organizzazioni simboliche costruite di volta in volta dagli
uomini nelle diverse epoche. In questo senso c’e' una vicinanza concettuale
significativa del lavoro di Roberto Ago alla riflessione gramsciana sulla
natura dell’egemonia, intesa come una dialettica ambigua e paradossale di
coercizione e consenso. La violenza pervasiva dell’imposizione culturale si
avvale dell’uso sottile del consenso per imporsi su larga scala, ma cio' non le
impedisce di erodersi e dissolversi mostrando la sua fenomenica finitezza.
Tutto cio' e' suggerito dall’artista allestendo una stratificazione continua di
simboli e congetture, destinati a moltiplicarsi per gemmazione nel confronto
reciproco ed eredi, nella loro ironia e sarcasmo, della migliore tradizione
europea volteriana e illuminista.
Luigi Fassi
Vitamin Arte Contemporanea
Cso S Maurizio 73 /b - Torino
orari: martedi' - sabato 16-19
Ingresso libero