Diciannove Novantasei: mi edifico e ti guardo. Il titolo e' al contempo sintesi e premessa di un intervento site specific che include installazione ambientale, scultura, disegni e dipinti, nonche' il primo dichiarato indizio fornito dall'artista come possibile chiave di lettura in un intricato sistema di rimandi.
a cura di Milovan Farronato
Dopo aver proposto la ricerca di Sergio Breviario nell’ambito della
collettiva Thin Line (2005), Viafarini e' ora lieta di ospitare la sua
prima personale: Diciannove Novantasei: mi edifico e ti guardo.
Il titolo della mostra e' al contempo sintesi e premessa di un
intervento site specific che include installazione ambientale,
scultura, disegni e dipinti, nonche' il primo dichiarato indizio
fornito dall’artista come possibile chiave di lettura in un
intricato sistema di rimandi che regolano la posizione e il dialogo
serrato dei lavori in mostra.
Fulcro dell’intervento sono due linee rosse posizionate a livello
dell’orizzonte che l’osservatore e' invitato a guardare attraverso
un foro nel muro, oltre un sipario. Le linee corrispondono a fughe
prospettiche ma la prospettiva e' ribaltata e l’osservatore quindi
si viene a trovare la' dove le linee convergono, sul quel punto di
fuga che tende all’infinito.
Le opere bidimensionali hanno un ruolo cruciale nel sottolineare le
varie fasi di “attivazione" dell’installazione e i rapporti di
forza che il punto di vista dell’osservatore costruisce muovendosi
nello spazio. Un autoritratto del lato sinistro dell’artista
replicato come una macchia di Rochaer e' specchio di colui che guarda.
L’unica asimmetria e' l’occhio chiuso che invita a prendere
posizione rispetto alla visione. Un altro disegno che ritrae tre
coppie di occhi incastonati in una testa incappucciata svolge il
ruolo del guardiano e segna la soglia da varcare per possedere il
paesaggio oltre il sipario definito dalle due linee dell’orizzonte,
un paesaggio composto da due disegni che ritraggono oltre una seconda
cortina delle rovine di un tempio antico dove fa capolino la
struttura razionale di un cubo. E ancora: lo spazio contenuto tra le
linee tese che percorrono lo spazio espositivo diviene una scultura
in scala. Ogni cosa prende forma in questo gioco delle parti e
l’artista commenta le logiche dell’intervento:
“L’intento e' quello di una mostra da vivere come esperienza,
facendo in modo che ognuno mantenga il proprio punto di vista. Perche'
in questo modo si sta parlando: dei diversi punti di vista. A volta
ribaltare qualcosa di non ribaltabile crea delle conseguenze. Questo
luogo e' dedicato a queste conseguenze, registrate e relazionate tra
loro. Nella sostanza non si e' definito un soggetto e su quello
costruito una mostra, ma lavorato per avere un soggetto".
Sergio Breviario e' nato a Milano nel 1974, ha studiato
all’Accademia di Brera. Ha partecipato nel 2003 a Tracce di un
seminario, mostra organizzata a Viafarini con la Fondazione Antonio
Ratti di Como; ha esposto nel 2004 presso T293 con Luca Trevisani e
Diego Zuelli; presso Artopia con Alice Guareschi e Chiara
Lampugnani; a partecipato nel 2005 a Thin Line presso Viafarini.
Immagine: Quando un paesaggio si stanca di fare il paesaggio, diviene un’arma, 2005
Inaugurazione mercoledi' 31 maggio ore 18
Viafarini
Via C. Farini 35 - Milano
Orario: dal martedi' al sabato dalle 15 alle 19