In mostra vari lavori vintage "Le cose piu' importanti sono quelle che non sono riuscito a fotografare, quelle che pero' mi hanno dato di piu' " dira' di questa serie "...piu' che quello che vedevo, volevo rendere quello che avevo dentro di me: la paura di invecchiare, non di morire, il disgusto per il prezzo da pagare per una vita".
Mario Giacomelli nasce a Senigallia (Ancona) nel 1925. La madre trova lavoro come
lavandaia presso il locale ospizio. Qualche anno piu' tardi (1955) Mario ritornera' in
quel luogo dove realizzera' le immagini della serie "Verra' la morte e avra' i tuoi
occhi", titolo ripreso da Cesare Pavese.
"Le cose piu' importanti sono quelle che non
sono riuscito a fotografare, quelle che pero' mi hanno dato di piu'" dira' di questa
serie "...piu' che quello che vedevo, volevo rendere quello che avevo dentro di me: la
paura di invecchiare, non di morire, il disgusto per il prezzo da pagare per una
vita".
Il 1953 segna la svolta nella vita di Giacomelli acquista infatti per 800 lire una
macchina fotografica e il giorno di natale si reca sulla spiaggia per scattare la
sua prima fotografia. La prematura perdita del padre costringe Mario ad iniziare
presto a lavorare come garzone in una tipografia di cui diventera' proprietario.
Vicino alla tipografia abita una persona che tanto peso ha avuto nell’inserimento
delle Marche sul dibattito che, a livello nazionale, si stava sviluppando sulla
fotografia: quest’uomo e' Giuseppe Cavalli. Avvocato, uomo di lettere, profondo
conoscitore di Croce, esperto di tecnica e storia della fotografia e fondatore nel
1947 con Leiss, Finazzi, Vender e Veronesi de La Bussola, storico circolo le cui
idee crociane furono espresse nel Manifesto pubblicato da Ferrania nel maggio 1947.
Lo stesso Cavalli fonda, nel 1953, a Senigallia il gruppo Misa, di cui Giacomelli e
Piergiorgio Branzi rappresentano le giovani speranze. Misa e' un gruppo aperto dove
ognuno e' libero di condurre le proprie ricerche: inevitabili gli scontri soprattutto
tra Giacomelli e Cavalli stesso. "Cavalli purtroppo vedeva solo da una parte e
allora litigavamo sempre" avra' modo di dire Giacomelli. Nel 1957-59 Giacomelli
scatta la serie di immagini riprese a Scanno, affascinato dall’atmosfera fiabesca
del luogo che aveva gia' colpito altri grandi fotografi tra cui Henri Cartier
Bresson.
Sempre del 1957 e' la serie Lourdes seguita, nel 1958, da Zingari, Puglia e, nel 1959
(ripresa nel 1995) Loreto. Del 1961 sono le immagini di Mattatoio e nello stesso
anno inizia a lavorare alla serie Io non ho mani che mi accarezzino il viso, titolo
ripreso da uno scritto di padre Turoldo. Le immagini sono riprese nel Seminario
Vescovile di Senigallia che Giacomelli frequenta per un anno prima di dar forma alle
foto vere e proprie. In questo ambiente i giovani seminaristi sono ripresi in
momenti di ricreazione. Le foto restituiscono l’incanto di uno spazio umano ma al
tempo stesso sospeso in una sorta di astrazione temporale.
Tra i lavori piu' recenti ricordiamo: Il mare dei miei ricordi (1991-94), Io sono
nessuno (1994-95) su testi di Emily Dickinson fino ad arrivare a Questo ricordo lo
vorrei raccontare (1998-2000) e Bando (1998-99) ciclo di immagini in serie di 4
ispirate ad una poesia di Sergio Corazzini e presentato nel 1999 alla XXIV Biennale
d’Arte contemporanea di Alatri. Il 25 novembre 2000, all’eta' di 75 anni, Mario
Giacomelli si e' spento nella sua casa di Senigallia.
La Galleria Ca' di Fra' espone vari lavori vintage di questo "poeta visivo" che ha
saputo usare la fotografia "..per documentare l’interiorita', il dramma della
vita.." e "...la poesia dello sguardo, che e' per me forma e segno dell’inconscio" come
lui stesso diceva. Giacomelli ha fatto della fotografia un mezzo per parlare di vita
e di sentimenti quotidiani. I suoi. Forse, i nostri, semplicemente umani.
Galleria Ca' di Fra'
Carlo Farini 2 - Milano
Orario : Lun- Sab 10-13 15-19