Zbynek Baladran, Carlos Casas e Alice Guareschi. Quando la videoarte incontra il documentario: storie, luoghi, frammenti, lirismo. Molti artisti, tra cui quelli in mostra, in questo periodo si confrontano con le caratteristiche di linguaggi quali il documentario e il reportage e da questi finiscono per attingere. A cura di Antonio Grulli.
Zbynek Baladran, Carlos Casas e Alice Guareschi
A cura di Antonio Grulli
Questa mostra e' nata un paio d’anni fa mentre stavamo preparando il
numero della rivista Daemon dedicato ai paesi dell’est Europa
(Daemon 10, Orient Express ’04). In quell’occasione decisi di
presentare per la prima volta in Italia Zbynek Baladran, un giovane
artista di Praga che aveva partecipato da poco all’edizione numero 5
di Manifesta tenutasi a San Sebastian. Un artista interessante sotto
molti punti di vista ma soprattutto per una sua particolare
attitudine nel guardare alla realta', intesa con i fatti che ci
accadono quotidianamente, gli avvenimenti piu' grandi di noi -ma che
per forza di cose si intrecciano con le nostre vite- e quindi per il
suo rapporto con la storia e le storie. Un’attitudine comune a molti
degli artisti che in questo periodo si confrontano con le
caratteristiche di linguaggi quali il documentario e il reportage, e
da questi finiscono per attingere.
Due linguaggi che sono tornati all’attenzione generale dopo un
periodo di disinteresse. Il caso piu' eclatante, e che ha trascinato
tutti gli altri con il proprio grande successo, sono le pellicole di
Michael Moore. Ma il segnale che piu' mi ha colpito all’interno di
questa tendenza non e' un documentario, bensi' il film Le avventure
acquatiche di Steve Zissou (2005) del regista americano Wes Anderson.
Un libero tributo al documentarista e oceanografo francese Jacques
Cousteau, una storia intrisa di poesia, surrealismo e nostalgia. Gli
occhi del regista sono ancora (o vorrebbero ancora esserlo) gli occhi
del bambino cresciuto a documentari, dei quale certo non coglieva
l’aspetto didattico e scientifico, bensi' il lirismo e il sentimento
insito nella natura, nei luoghi lontani e nelle storie che venivano
raccontate. Un modo di vedere comune ai molti che nelle ultime
generazioni hanno passato il loro tempo guardando i reportage che
affollavano e affollano la tv.
Una poesia sentita fortemente anche dagli altri due artisti di questa
mostra, Carlos Casas e Alice Guareschi, che ci mostrano come
quest’attitudine possa essere declinata in vari modi ma al cui
centro rimane sempre la vita filtrata attraverso i concetti di spazio
e di tempo. Proprio perche' lo spazio e il tempo cambiano per ognuno
di noi, non puo' esistere la “storia" ufficiale ma possono
esistere solo le “storie" individuali con cui raccontiamo la
realta'. Concetti, quelli di spazio e tempo, espressi direttamente
nelle opere di Alice Guareschi e di Zbynek Baladran: la prima, ad
esempio, nel lavoro intitolato Racconto d'inverno #3. Della
possibilita' di sguardo in proporzione alla velocita' del movimento
(2005), il secondo li enuncia nel lettering sovrapposto alle immagini
di vecchi reportage di scavi archeologici nel video Working Process
(2004). Concetti che sono alla base anche dei lavori di Carlos Casas,
nei quali sono raccontate le storie personali di uomini nei luoghi
piu' estremi e selvaggi della terra, e di come questi spazi abbiano
influenzato la loro vita.
Spazio e tempo che intrecciandosi danno
appunto vita a una forte condizione di narrativita' interna ai video,
i cui protagonisti spesso raccontano la propria storia o la storia di
qualcuno conosciuto profondamente o la storia di un luogo. Zbynek
Baladran nell’opera intitolata Vide (2003) ricostruisce parti della
vita di Jiri Kovanda e dei movimenti d’avanguardia cechi attraverso
il racconto di chi lo ha conosciuto, mescolando immagini di vita
quotidiana, architetture della citta', vecchio materiale d’archivio.
Una tecnica, quella di Baladran di utilizzare vecchi filmati,
materiale di scarto, pellicole trovate casualmente ed unite in
maniera dissonante, incredibilmente simile al modo di lavorare del
regista italiano Alberto Grifi, uno dei protagonisti del video di
Alice Guareschi Autobiografia di una casa (2002). Qui, attraverso i
ricordi narrati dal cineasta del suo amico pittore e scrittore post-
surrealista Giordano Franzoni, si tenta di capire e sentire quali
sono le cause, le linee e le geometrie delle relazioni e degli
incontri avvenuti e mancati.
Molto forte la componente di lirismo,
come spiega la stessa Alice Guareschi: “Ho saputo da subito che
volevo raccontare questa storia. E che lo avrei fatto da un punto di
vista sentimentale, non in modo sistematico". Allo stesso modo sono
densi di poesia i video di Carlos Casas: territori estremi, gelidi e
semidesertici si specchiano nelle persone che nonostante tutto vi
sopravvivono cercando di strappare quanta piu' vita e' loro possibile.
Uomini e donne chiamati a raccontare le proprie storie, immersi nella
solitudine di spazi quasi completamente dimenticati, anzi di luoghi
che pagano le colpe di altri luoghi. Come le tre generazioni di
pescatori del Lago d’Aral che per la politica idrica dell’Unione
Sovietica si e' visto ridurre dell’80% le proprie acque morendo. O
come i tre individui che hanno scelto di vivere in Patagonia, una
delle zone meno popolate della terra. Paesaggi, quasi da quadro del
periodo romantico, rimangono invece i soli protagonisti dei suoi
Fieldworks, brevi filmati montati con le poche e disturbate frequenze
radio riuscite ad arrivare in questi angoli di terra, registrate da
Carlos Casas per fargli da colonna sonora.
Una predilezione, quella dei tre artisti, per dei punti di vista
talvolta in contrasto con le caratteristiche proprie del documentario
o del reportage. L’oggettivita', la scientificita', l’impegno
ideologico, una visione “macro", sono abbandonate per una
dimensione estremamente soggettiva, sentimentale, relativa,
personale, quotidiana, quasi da diario autobiografico. Ripuliscono il
nostro sguardo dalle caratteristiche forse piu' pretenziose nel
momento stesso in cui si rivolge alla realta', sentita come il punto
centrale di ogni domanda.
In collaborazione con
Piattaforma Daemon_http://www.daemonmagazine.it_(Traduzioni Azzurra
d’Agostino)
Inaugurazione: mercoledi' 24 maggio 2006 ore 21.00
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via Procaccini 4 - Milano