In occasione del primo anniversario della scomparsa, omaggio all'artista con una mostra di opere selezionate dallo storico e critico d'arte Jean Clair, per la maggior parte inedite, provenienti dallo studio dell'artista. Esposti circa 50 lavori, tra disegni, tempere e tele.
a cura di Jean Clair
Il 25 maggio 2006 ricorre il primo anniversario della scomparsa di Anton Zoran Music, il pittore diventato famoso in tutto il mondo per i suoi cavallini, per i suoi paesaggi dalmati, e per la nota serie di “Noi non siamo gli ultimi", atroce testimonianza dell’esperienza vissuta nel campo di concentramento di Dachau.
Esattamente un anno fa, all’eta' di 96 anni, si spegneva uno dei piu' grandi maestri del ventesimo secolo. Un’artista che con genialita' riusci' ad esprimere, attraverso l’arte, delle verita' e dei sentimenti universali ridando alla pittura quella dignita' che raramente nel dopoguerra siamo riusciti a ritrovare.
La mostra propone un percorso di circa una cinquantina di lavori, tra disegni, tempere e tele, selezionate da Jean Clair, delle opere per la maggior parte mai esposte al pubblico. Una scelta accurata che permettera' al visitatore di confrontarsi con un Music inedito, pur presentando quei motivi che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
In mostra si puo' immediatamente identificare uno dei soggetti piu' frequentemente rappresentati nei suoi lavori, ovvero la figura umana. Questa puo' essere un autoritratto come un dipinto della moglie Ida, oppure anche la rappresentazione di loro due assieme, comunque le tele sono tutte accomunate dalla solitudine e dalla fragilita' dell’essere umano che traspaiono prorompenti da ogni quadro. Con una pittura essenziale, quasi spoglia, caratterizzata da poche pennellate, l’artista riesce a manifestare tutta la dolorosa bellezza data dalla consapevolezza della condizione umana. Quel grido che ci sembra di recepire da questi ritratti e' il medesimo che scaturisce dalla figure scheletriche della serie “Noi non siamo gli ultimi", dove ammassi di cadaveri oppure semplicemente dei singoli individui ci rammentano chiaramente quale sia il nostro destino, proiettandoci in una dimensione in cui la nostra coscienza non puo' evitare queste laceranti verita'. “Dopo le visioni di cadaveri, spogli di tutti i requisiti esterni, di tutto il superfluo, privi di maschera dell’ipocrisia, delle distinzioni di cui si coprono gli uomini e la societa' - credo di aver scoperto la verita', di aver capito la verita' - la terribile e tragica verita' che mi e' stato dato di toccare. (...)", disse Zoran Music.
Proprio questo sapere, d’ora in poi Zoran Music non potra' fare a meno di applicarlo anche ai paesaggi, come le scarne colline senesi, oppure i brulli paesaggi rocciosi, i quali iniziano a parlarci, a sussurrarci quelle verita' che si celano dietro l’apparente stasi delle cose. Dopo aver visto i suoi quadri, nessun paesaggio sara' piu' statico, ma si incomincera' ad intravedere quella vita che si nasconde dietro l’apparente tranquillita' degli elementi.
In mostra esposta anche una veduta cittadina che precede l’esperienza del campo di concentramento, nella quale e' possibile scorgere dietro questa esperienza giovanile, gia' alcuni aspetti che a breve dovranno manifestarsi nelle sintetiche vedute della citta', dove una laguna sobria, che sembra placidamente giacere inerte, e' in attesa di esprimere una sua profonda e millenaria realta'.
Del 1948 sono invece le quattro tempere che l’artista realizzo' nel suo studio ubicato al conservatorio Benedetto Marcello a Venezia, una pittura su muro che poi riusci' a recuperare su un supporto fisso, una volta abbandonato il prestigioso atelier. Le opere rappresentano un nudo e una serie di motivi dalmati con gli amati cavallini, i quali attraverso la tecnica della tempera a muro assumono un lirismo ed una poeticita' che non manchera' di sedurre il visitatore.
La mostra e' accompagnata da un ampio catalogo trilingue (italiano, inglese e sloveno) con i testi del curatore Jean Clair ed Aurora Fonda.
Biografia dell'artista:
Anton Zoran Music (1909-2005) nasce a Gorizia, studia all'Accademia di Zagabria. Nei
primi viaggi si confronta con la scena dell'arte contemporanea, ma e' lo spoglio
paesaggio dell'infanzia, la Dalmazia, ad essergli fondamentale per la pittura di
tutta la vita. Il brusco arresto nel '44: le SS lo deportano a Dachau per presunta
collaborazione antitedesca. Nel campo disegna di nascosto e impara a "vedere le
cose in un altro modo." Dopo la liberazione, a Venezia, si dedica agli autoritratti,
ai motivi dalmati, scorci cittadini, riscoprendo la luce e le radici della sua
tradizione. Si divide tra gli atelier di Venezia e Parigi. Comincia a frequentare il
mondo artistico internazionale, partecipa a prestigiose manifestazioni d'arte
contemporanea. Tra le sue celebri serie ricordiamo i Paesaggi umbro e senese ('49),
poi rocciosi ('70), Non siamo gli ultimi ('70), Motivi vegetali ('72), gli ultimi
drammatici ritratti ('80). Gli sono state dedicate ampie retrospettive nelle piu'
importanti istituzioni del mondo. Si e' spento lo scorso maggio a Venezia all'eta' di
96 anni.
Biografia curatore:
Jean Clair, all'anagrafe Ge'rard Regnier, e' critico d'arte e scrittore. Nasce nel
1940 a Parigi, dove si laurea in Lettere. Fondatore dei Cahiers del Muse'e National
d'art Modern, direttore dal 1990 del Muse'e National Picasso, ha curato diverse
mostre per il Centre Pompidou di Parigi, per il Muse'e des Beaux-Arts di Montre'al,
per il Grand Palais di Parigi e per Palazzo Grassi a Venezia. Nel 1995 e' stato
Commissario Generale alla Biennale di Venezia del Centenario. E' autore di
pubblicazioni su Duchamp, Bonnard, Delvaux, Henri Cartier-Bresson e di molti saggi
teorici pubblicati da Gallimard. Ha curato numerose mostre frutto di un'ampia
ricerca storico artistica, tra le quali "L' ame au corp" e la recente dedicata al
tema della Melanconia, dove una approfondito apparato teorico si evolve attraverso
le rappresentazioni iconografiche offrendo allo spettatore dei percorsi inediti ed
affascinanti.
Inaugurazione mostra: 25 maggio 2006 alle ore 18.00
A+A Centro Espositivo Pubblico Sloveno
calle Malipiero 3073 (San Marco) - Venezia
orario d'apertura: da martedi' a sabato, h. 11.00/14.00 - 15.00/18.00